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lunedì 1 novembre 2021

Il capitalismo distrugge l'ambiente, la salute, il lavoro

 


Solo una rivoluzione socialista può salvare il pianeta

Il testo del volantino distribuito a Roma alla manifestazione contro il G20

La realtà del mondo mostra ogni giorno di più la criminalità del profitto. La distruzione degli ecosistemi moltiplica le pandemie. Le multinazionali del farmaco privano la maggioranza dell’umanità del diritto di vaccinazione. La demolizione dei sistemi sanitari pubblici, per pagare il debito alle banche, massimizza le conseguenze mortali del Covid. La crisi sociale riversa i suoi effetti sui salariati con licenziamenti e miseria crescenti. Gli imperialismi vecchi (USA e UE) e nuovi (Cina e Russia) si contendono le spoglie del mondo che saccheggiano, con una nuova corsa agli armamenti e la minaccia di nuove guerre (Taiwan).

I governi capitalisti di ogni colore cercano di mascherare le proprie responsabilità dietro promesse ridicole, sbugiardate dai fatti. Il primo incontro internazionale per “la salvezza del pianeta” si tenne esattamente mezzo secolo fa, con la Conferenza ONU a Stoccolma dal titolo “Una sola Terra” (1972). Ma la Terra ha continuato a rotolare verso il baratro, sotto il peso di una produzione fondata sui fossili e di un capitale finanziario intrecciato con questi, se solo si pensa che il 95% dei fondi attivi delle banche è legato a energia fossile. Altro che “finanza verde ed ecologica”! Anche il caro prezzi che falcidia i salari si spiega così. Da un lato una ripresa capitalistica che continua a consumare carbone, petrolio e gas. Dall’altro la pura speculazione di capitalisti che comprano sul mercato finanziario i diritti di inquinamento, per questo sempre più cari, e scaricano i costi in bolletta. Inquinamento e parassitismo borghese sono due facce della stessa medaglia. È la ragione per cui le banche frenano sulla cosiddetta “transizione verde”. Senza una nazionalizzazione (senza indennizzo) delle banche e dei colossi energetici non vi sarà alcuna svolta ecologica nell’economia. Solo un governo delle lavoratrici e dei lavoratori può realizzare una simile misura. Solo un governo delle lavoratrici e dei lavoratori, a livello nazionale, europeo, mondiale, può realizzare gli investimenti necessari su larga scala nelle energie rinnovabili secondo un piano di riconversione ambientale, facendone pagare il costo ai capitalisti.

Lo stesso nodo si ripresenta nel fronteggiare la pandemia. Siccome la ricerca scientifica sui vaccini è stata affidata dagli Stati capitalisti alle grandi case farmaceutiche, queste ultime nel 2003 hanno interrotto la ricerca sul coronavirus perché l’epidemia della Sars si era estinta troppo in fretta e non avevano più un interesse di mercato. Decenni di ritardo provocato dal profitto sono stati moltiplicatori di sofferenza e morte. Come non bastasse, gli Stati capitalisti hanno ora garantito agli azionisti del vaccino la segretezza dei contratti, per consentire loro di vendere ai migliori offerenti in giro per il mondo. E questo dopo averli ricoperti d’oro con risorse pubbliche pagate dai lavoratori. Il risultato è che continenti interi, privati del vaccino, diventano a loro volta moltiplicatori della pandemia. L’Unione Europea e tutti i suoi governi, a partire da Draghi, sono stati in prima fila in questa pubblica frode ai danni dell’umanità. Non basta. Gli stessi governi si coprono dietro la vaccinazione di massa – in sé progressiva e indispensabile, contro tutte le idiozie No Vax – per risparmiare sulle misure sanitarie di protezione nei luoghi di lavoro, nella scuola, nei trasporti e continuare a ingrassare la sanità privata.
E basti pensare che in piena pandemia il governo italiano ha destinato alla sanità l’ultima voce di spesa del PNRR, per di più in direzione della sanità privata. Senza contare che i soldi investiti sono presi a debito e andranno ripagati con gli interessi alle banche.

Solo la cancellazione dei brevetti, l’abolizione del segreto commerciale, la nazionalizzazione senza indennizzo dell’industria farmaceutica può consentire la produzione di massa del vaccino e la sua distribuzione su scala mondiale. Solo il raddoppio della spesa sanitaria, finanziato dalla cancellazione del debito verso le banche e da una patrimoniale di almeno il 10% sul 10% più ricco, può avviare una svolta vera. Solo un governo delle lavoratrici e dei lavoratori può realizzare queste misure.

La crisi economica e sociale porta alla stessa conclusione. I capitalisti scaricano sui salariati la crisi del proprio sistema. La Confindustria italiana è in questo senso esemplare. Nell’epicentro della pandemia ha costretto i lavoratori e le lavoratrici ad andare al lavoro senza le minime condizioni di sicurezza, nel mentre buttava in mezzo a una strada un milione di precari. Ora nel nome della ripresa chiede e ottiene lo sblocco dei licenziamenti, il ritorno alla “normalità” della legge Fornero, il peggioramento del già miserabile reddito di cittadinanza perché non ostacoli il super sfruttamento del lavoro. Non solo: chiede la cancellazione dell’IRAP, che finanzia la sanità pubblica, e la detassazione delle rendite finanziarie, il tutto ovviamente a spese degli operai. I licenziamenti a GKN, Whirlpool, Elica, Giannetti, e in decine di altre imprese, sono l’antipasto di ciò che seguirà allo sblocco dei licenziamenti nell’industria tessile. Lo scandalo sta nel fatto che la burocrazia sindacale, invece di contrapporsi al governo e unificare le lotte di resistenza, ha seguito una politica opposta. Sino a regalare ai padroni il diritto di licenziare in cambio di una “raccomandazione”. Una truffa senza ritegno.

Ma a tutto questo ci si può opporre. Come dimostra la lotta esemplare dei lavoratori di GKN, che intreccia le ragioni del lavoro, della riconversione ecologica della produzione, dell’alternativa alla gestione capitalistica della pandemia.

Il ritorno a pieno regime della Legge Fornero non deve passare. È l’ora di uno sciopero generale vero, unitario, di massa, contro il governo Draghi! È necessario unire le lotte di resistenza della classe operaia generalizzando l’esperienza della GKN: costruendo una cassa nazionale di resistenza, occupando le aziende che licenziano, ponendo l’obiettivo della loro nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio; rivendicando con forza la riduzione dell’orario di lavoro a 30/32 ore a parità di paga.

La classe operaia è l’unica classe che può guidare la maggioranza dell’umanità nel rovesciamento del capitalismo per una soluzione socialista. Per questo è l’unica che può dare un futuro a tutte le domande di vera svolta, nel campo dell’ambiente, della salute, del lavoro. Sviluppare la coscienza di questa necessità è il compito di un partito rivoluzionario. Costruisci con noi questo partito!

Partito Comunista dei Lavoratori