25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne e di genere
L'aggravarsi della crisi con il prolungamento della situazione pandemica continua a restituirci uno scenario inquietante.
Nel più ampio contesto internazionale il Covid-19 impatta ancora sull'alto numero di decessi e richiama in alcuni paesi alla necessità di lockdown e restrizioni, non solo per la renitenza al vaccino ma soprattutto per l'incapacità dei sistemi sanitari di far fronte alla situazione, indeboliti da anni di tagli e dal progressivo smantellamento del servizio pubblico. In alcune zone del mondo le popolazioni non hanno ancora avuto la possibilità di accedere alla prima dose di vaccino a causa delle dinamiche concorrenziali mirate al profitto delle case farmaceutiche, che detengono i brevetti su questi farmaci.
Questi due anni hanno mostrato chiaramente come la pandemia abbia colpito i lavoratori e soprattutto le lavoratrici: in Italia nel 2020 si registrava il 21% delle richieste di part-time o flessibilità lavorativa per fronteggiare le difficoltà delle chiusure. Ancora nei primi mesi del 2021 si rimarcava un calo dei posti di lavoro (su 101mila nuovi disoccupati, 99mila erano donne) e un divario salariale crescente a cui si aggiungeva l'aumento dei lavori di cura non retribuiti e l'assenza di un sistema di welfare in grado di offrire soluzioni.
La ripresa nel settembre 2021 segnalata dall'Istat non deve farci illudere: i 59.000 posti di lavoro recuperati sono ovviamente a tempo determinato e i posti occupati dalle donne sono ancora inferiori rispetto ai livelli pre-Covid (370mila occupate in meno).
Gli ultimi provvedimenti del governo Draghi inoltre annullano qualsiasi ipotesi di miglioramento: dopo aver consegnato un lauto bottino ad imprese e sanità privata con i decreti varati in estate, la traiettoria segnata per le pensioni punta al solo calcolo dei contributi, senza tenere conto della parte retributiva, penalizzando dunque i settori più precarizzati della società: donne, giovani e persone con disabilità.
A ciò si aggiunge il “contributo universale per i figli” a partire da marzo 2022, con il quale si punta a sostenere l'aumento demografico, elargendo elemosine in base alla fascia ISEE e al numero di figli per famiglia, senza cercare soluzioni strutturali che puntino a migliorare le condizioni di vita de* lavorator*.
Insomma lo stato borghese non ha soluzioni da offrire per uscire dalla crisi e soprattutto dimostra come in questa lunga fase di recessione non sia possibile trovare soluzioni di miglioramento se non con rivendicazioni inserite in un percorso di lotta su un programma anticapitalista.
Le nostre vite sono quindi segnate dalla violenza, dai suoi tanti volti. A quella economica si somma la violenza subita quotidianamente, frutto di sessismo e di omo-bi-lesbo-transfobia, agita spesso entro le mura domestiche, alle quali siamo espost* per colpa della precarietà e della disoccupazione. La causa principale è la natura del sistema capitalistico ed eterocispatriarcale. Un sistema che vive e si riproduce proprio su queste dinamiche di violenza e sfruttamento. 103 donne uccise solo in Italia, a cui si sommano 5 persone trans e gender diverse e i numerosi episodi di discriminazione e violenza subite nei vari contesti sociali. Questa situazione è fomentata dalla becera propaganda clericale e dei partiti reazionari, in primo luogo Lega e FDI, come dimostrato dall'affossamento del DDL Zan e dai continui attacchi alla salute riproduttiva delle donne.
Donne e persone LGBT*QIA+ migranti hanno pagato il prezzo più alto dell’aggravamento della crisi generato dalla fase pandemica, per la difficoltà di accesso alle cure sanitarie e la maggiore esposizione al Covid-19, e per l’aumento della disoccupazione e della precarietà delle loro condizioni lavorative.
Per rispondere radicalmente alle violenze e alle oppressioni che subiamo sotto ogni aspetto nelle nostre vite, dobbiamo organizzare un fronte che unisca tutte le lotte in corso, da quelle transfemministe a quelle per il lavoro e la difesa dell’ambiente:
• Per la difesa del lavoro: blocco permanente dei licenziamenti e cancellazione di tutte le controriforme del lavoro; cancellazione degli appalti e nazionalizzazione senza indennizzo delle imprese che chiudono, inquinano e delocalizzano, sotto controllo delle lavoratrici e dei lavoratori;
• Contro l'elemosina di Stato, lavorare meno lavorare tutt*: ripartizione del lavoro esistente, con la riduzione dell'orario a 30 ore e con l’introduzione di un salario intercategoriale di 1500 euro; salario garantito in disoccupazione o inoccupazione, contro ogni ipotesi di reddito universale o di autodeterminazione slegato dal lavoro; copertura salariale del 100% in caso di malattia, cassa integrazione, congedi parentali.
• Cancellazione delle controriforme delle pensioni e ritorno al sistema retributivo;
• Servizi sociali (scuola, sanità...) pubblici e sotto il controllo de* lavorator* e dell* utenti per i servizi legati alla cura. La prospettiva deve essere la socializzazione del lavoro di cura, da finanziare con la patrimoniale di almeno il 10% sul 10% più ricco della popolazione e con un sistema di aliquote fortemente progressivo;
• Accesso all'IVG libero, sicuro e gratuito; accesso all’aborto farmacologico; contraccezione gratuita e garantita; abolizione dell’obiezione di coscienza e consultori pubblici e laici; accesso ai consultori anche per le donne T*.
• Contro la violenza e l'oppressione di genere: autorganizzazione della autodifesa femminista e queer; fondi ai centri antiviolenza autogestiti, senza nessun finanziamento a enti privati e case-famiglia religiose;
• Contro la violenza e l'oppressione omo-lesbo-bi-transfobica: per un movimento queer autorganizzato e rivoluzionario in grado di contrastare gli attacchi reazionari, l'invisibilizzazione e il rainbow-washing; contro i trattamenti patologizzanti nei confronti delle persone T*, contro la cancellazione delle soggettività Bi e Pan e anche contro la misoginia, il razzismo e la transfobia dentro la comunità LGBT*QIA+;
• Eliminazione di tutte le leggi securitarie e delle forme di lavoro schiavistico che violano i diritti delle donne immigrate;
• Per il libero amore e la libera sessualità: lotta alla tratta e allo sfruttamento della prostituzione, contro i Daspo urbani e la criminalizzazione delle prostitute. Abbattimento della famiglia borghese, cellula di riproduzione capitalistica: per nuovi legami basati sull'affetto e la condivisione.
• Per il più ampio fronte di classe, anticapitalista e rivoluzionario, organizzato su scala internazionale, che unisca tutte le lotte per i diritti civili e sociali, per il lavoro, per la tutela dell’ambiente, in una lotta sola!
Solo rovesciando questo sistema basato sul capitalismo e l'etero-cis-patriarcato è possibile spezzare le catene dell'oppressione. Solo la rivoluzione socialista può liberarci dallo sfruttamento e dalla violenza e garantire la nostra piena emancipazione!
ANTIPATRIARCALI, ANTICAPITALIST*, ANTIFASCIST*,
ANTICLERICALI FEMMINIST* RIVOLUZIONARI*
Nel più ampio contesto internazionale il Covid-19 impatta ancora sull'alto numero di decessi e richiama in alcuni paesi alla necessità di lockdown e restrizioni, non solo per la renitenza al vaccino ma soprattutto per l'incapacità dei sistemi sanitari di far fronte alla situazione, indeboliti da anni di tagli e dal progressivo smantellamento del servizio pubblico. In alcune zone del mondo le popolazioni non hanno ancora avuto la possibilità di accedere alla prima dose di vaccino a causa delle dinamiche concorrenziali mirate al profitto delle case farmaceutiche, che detengono i brevetti su questi farmaci.
Questi due anni hanno mostrato chiaramente come la pandemia abbia colpito i lavoratori e soprattutto le lavoratrici: in Italia nel 2020 si registrava il 21% delle richieste di part-time o flessibilità lavorativa per fronteggiare le difficoltà delle chiusure. Ancora nei primi mesi del 2021 si rimarcava un calo dei posti di lavoro (su 101mila nuovi disoccupati, 99mila erano donne) e un divario salariale crescente a cui si aggiungeva l'aumento dei lavori di cura non retribuiti e l'assenza di un sistema di welfare in grado di offrire soluzioni.
La ripresa nel settembre 2021 segnalata dall'Istat non deve farci illudere: i 59.000 posti di lavoro recuperati sono ovviamente a tempo determinato e i posti occupati dalle donne sono ancora inferiori rispetto ai livelli pre-Covid (370mila occupate in meno).
Gli ultimi provvedimenti del governo Draghi inoltre annullano qualsiasi ipotesi di miglioramento: dopo aver consegnato un lauto bottino ad imprese e sanità privata con i decreti varati in estate, la traiettoria segnata per le pensioni punta al solo calcolo dei contributi, senza tenere conto della parte retributiva, penalizzando dunque i settori più precarizzati della società: donne, giovani e persone con disabilità.
A ciò si aggiunge il “contributo universale per i figli” a partire da marzo 2022, con il quale si punta a sostenere l'aumento demografico, elargendo elemosine in base alla fascia ISEE e al numero di figli per famiglia, senza cercare soluzioni strutturali che puntino a migliorare le condizioni di vita de* lavorator*.
Insomma lo stato borghese non ha soluzioni da offrire per uscire dalla crisi e soprattutto dimostra come in questa lunga fase di recessione non sia possibile trovare soluzioni di miglioramento se non con rivendicazioni inserite in un percorso di lotta su un programma anticapitalista.
Le nostre vite sono quindi segnate dalla violenza, dai suoi tanti volti. A quella economica si somma la violenza subita quotidianamente, frutto di sessismo e di omo-bi-lesbo-transfobia, agita spesso entro le mura domestiche, alle quali siamo espost* per colpa della precarietà e della disoccupazione. La causa principale è la natura del sistema capitalistico ed eterocispatriarcale. Un sistema che vive e si riproduce proprio su queste dinamiche di violenza e sfruttamento. 103 donne uccise solo in Italia, a cui si sommano 5 persone trans e gender diverse e i numerosi episodi di discriminazione e violenza subite nei vari contesti sociali. Questa situazione è fomentata dalla becera propaganda clericale e dei partiti reazionari, in primo luogo Lega e FDI, come dimostrato dall'affossamento del DDL Zan e dai continui attacchi alla salute riproduttiva delle donne.
Donne e persone LGBT*QIA+ migranti hanno pagato il prezzo più alto dell’aggravamento della crisi generato dalla fase pandemica, per la difficoltà di accesso alle cure sanitarie e la maggiore esposizione al Covid-19, e per l’aumento della disoccupazione e della precarietà delle loro condizioni lavorative.
Per rispondere radicalmente alle violenze e alle oppressioni che subiamo sotto ogni aspetto nelle nostre vite, dobbiamo organizzare un fronte che unisca tutte le lotte in corso, da quelle transfemministe a quelle per il lavoro e la difesa dell’ambiente:
• Per la difesa del lavoro: blocco permanente dei licenziamenti e cancellazione di tutte le controriforme del lavoro; cancellazione degli appalti e nazionalizzazione senza indennizzo delle imprese che chiudono, inquinano e delocalizzano, sotto controllo delle lavoratrici e dei lavoratori;
• Contro l'elemosina di Stato, lavorare meno lavorare tutt*: ripartizione del lavoro esistente, con la riduzione dell'orario a 30 ore e con l’introduzione di un salario intercategoriale di 1500 euro; salario garantito in disoccupazione o inoccupazione, contro ogni ipotesi di reddito universale o di autodeterminazione slegato dal lavoro; copertura salariale del 100% in caso di malattia, cassa integrazione, congedi parentali.
• Cancellazione delle controriforme delle pensioni e ritorno al sistema retributivo;
• Servizi sociali (scuola, sanità...) pubblici e sotto il controllo de* lavorator* e dell* utenti per i servizi legati alla cura. La prospettiva deve essere la socializzazione del lavoro di cura, da finanziare con la patrimoniale di almeno il 10% sul 10% più ricco della popolazione e con un sistema di aliquote fortemente progressivo;
• Accesso all'IVG libero, sicuro e gratuito; accesso all’aborto farmacologico; contraccezione gratuita e garantita; abolizione dell’obiezione di coscienza e consultori pubblici e laici; accesso ai consultori anche per le donne T*.
• Contro la violenza e l'oppressione di genere: autorganizzazione della autodifesa femminista e queer; fondi ai centri antiviolenza autogestiti, senza nessun finanziamento a enti privati e case-famiglia religiose;
• Contro la violenza e l'oppressione omo-lesbo-bi-transfobica: per un movimento queer autorganizzato e rivoluzionario in grado di contrastare gli attacchi reazionari, l'invisibilizzazione e il rainbow-washing; contro i trattamenti patologizzanti nei confronti delle persone T*, contro la cancellazione delle soggettività Bi e Pan e anche contro la misoginia, il razzismo e la transfobia dentro la comunità LGBT*QIA+;
• Eliminazione di tutte le leggi securitarie e delle forme di lavoro schiavistico che violano i diritti delle donne immigrate;
• Per il libero amore e la libera sessualità: lotta alla tratta e allo sfruttamento della prostituzione, contro i Daspo urbani e la criminalizzazione delle prostitute. Abbattimento della famiglia borghese, cellula di riproduzione capitalistica: per nuovi legami basati sull'affetto e la condivisione.
• Per il più ampio fronte di classe, anticapitalista e rivoluzionario, organizzato su scala internazionale, che unisca tutte le lotte per i diritti civili e sociali, per il lavoro, per la tutela dell’ambiente, in una lotta sola!
Solo rovesciando questo sistema basato sul capitalismo e l'etero-cis-patriarcato è possibile spezzare le catene dell'oppressione. Solo la rivoluzione socialista può liberarci dallo sfruttamento e dalla violenza e garantire la nostra piena emancipazione!
ANTIPATRIARCALI, ANTICAPITALIST*, ANTIFASCIST*,
ANTICLERICALI FEMMINIST* RIVOLUZIONARI*