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lunedì 29 aprile 2024

La disciplina alla scuola di Valditara

 


Dopo le manganellate di Pisa, Firenze, Roma, contro gli studenti pro Palestina, il governo procede a disciplinare la scuola.


Solo se il voto di comportamento assegnato sarà pari o superiore a nove decimi sarà possibile assegnare il punteggio più alto nell'ambito della fascia di attribuzioni del credito”: si tratta del primo articolo del provvedimento varato dal Senato su proposta del ministro dell'Istruzione Valditara. In parole meno tortuose significa che solo se il tuo “comportamento” di studente sarà valutato col nove o col dieci potrai ottenere il massimo dei voti.

Notevole. I cultori ideologici del merito ti dicono che puoi eccellere in tutte le materie ma il merito non conta: tutto dipende dal tuo “comportamento”. Se partecipi all'occupazione o autogestione della tua scuola, se contesti il/la tuo/a preside o le decisioni del tuo consiglio di istituto, puoi essere punito con la cancellazione dei tuoi risultati scolastici.

Non solo. L'articolo tre del provvedimento a “tutela dell'autorevolezza e del decoro delle istituzioni” sancisce che in caso di “reati commessi in danno del personale della scuola” (non meglio precisati) non dovrai semplicemente risarcire il danno, ma anche pagare una multa da 500 a 10000 euro come “riparazione all'istituzione”. Una sorta di tributo aggiuntivo allo Stato, quale incarnazione dell'Autorità.

Queste misure reazionarie non hanno solo una valenza ideologica. Hanno una funzione deterrente. Hanno lo scopo di intimidire preventivamente ogni possibile ribellione degli studenti. La disciplina a scuola di Valditara vuol essere una scuola di disciplina: la disciplina dell'obbedienza e del silenzio. Si usa la leva della paura per completare quella del manganello.

Ma la leva della paura è solo il riflesso capovolto della paura del potere. La paura di perdere il controllo disciplinare della giovane generazione. Le proteste studentesche pro Palestina hanno in Italia ancora una portata molto ridotta rispetto alla massa degli studenti. Ma sono la spia di un malessere più ampio. In ogni caso un campanello d'allarme per il governo Meloni.

Allargare la mobilitazione è allora necessario non solo per le ragioni della Palestina, ma anche per rispondere alla stretta repressiva di un governo a guida postfascista. Più che mai ribellarsi è giusto.

Partito Comunista dei Lavoratori