Testo del volantino che verrà distribuito nella giornata del 25 ottobre in occasione del presidio davanti alla Prefettura di Bologna
Le lavoratrici e i lavoratori
avevano già denunciato le condizioni di sicurezza precarie del lavoro alla
Toyota Material Handling. Ma l’azienda è andata avanti mettendo così in conto
questa ennesima strage. Perciò non è il caso di parlare di morti accidentali o
di morti bianche. Ma di veri e propri omicidi.
È la logica della
massimizzazione dei profitti, è la logica del capitale per cui la sicurezza è
un costo
Questo vale tanto a livello di
singole imprese che a livello governativo. Il degrado della legislazione sul
lavoro procede da almeno trent'anni. Passa per l'introduzione del pacchetto
Treu col primo governo Prodi (1997) che aprì la breccia della precarizzazione
del lavoro. Passa per la successiva legge 30 del ministro Maroni (2003) del
secondo governo Berlusconi che cancellò la parità di trattamento lungo la
filiera degli appalti. Passa per la cancellazione dell'articolo 18 dello
Statuto dei lavoratori ad opera del governo Renzi (2014), che accentua a
dismisura la ricattabilità dei lavoratori anche sul terreno delle normative di
sicurezza. Passa per i tagli sulle ispezioni e gli ispettori, ridotti ormai a
circa duecento su scala nazionale. Persino gli indennizzi per le famiglie delle
vittime del lavoro, già miserabili, sono stati tagliati negli anni (da 12,5
milioni del 2012 ai 3 milioni attuali), pur di risparmiare risorse da destinate
alle imprese o alle banche in fatto di debito pubblico e relativi interessi.
I morti sul lavoro non cadono
per violazione delle leggi, ma per lo più nel loro rispetto.
In compenso, nessuna delle grandi aziende coinvolte nei crimini sul lavoro ha
mai veramente pagato. Non a caso i crimini capitano spesso in aziende già
coinvolte in precedenti “incidenti” o nelle quali, some nel caso della Toyota,
erano già state denunciate condizioni di lavoro non sicure.
E ora? I partiti borghesi sia
di governo che di opposizione piangono lacrime da coccodrillo mentre i
sindacati confederali dietro il vorticare di parole si guardano bene dal
proclamare una seria piattaforma di lotta generale, e un impegno serio nella
sua promozione.
Su questo si deve invece unire
tutta l’avanguardia sindacale e le organizzazioni che fanno riferimento alla
classe lavoratrice. La pace sociale, e la compromissione sindacale nelle
politiche padronali e governative, hanno prodotto nei decenni l'arretramento
del lavoro. Solo una mobilitazione generale di milioni di lavoratori e
lavoratrici può ribaltare i rapporti di forza e porre al centro dello scontro
la condizione complessiva dei lavoratori e delle lavoratrici.
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Controllo operaio sulle condizioni del lavoro
- Obbligo per le aziende di investire sulla
formazione sulla sicurezza sul lavoro non demandandola ad un sistema di
informazione periodica largamente insufficiente come quello attuale
- Cancellazione di tutte le leggi di
precarizzazione del lavoro e dei subappalti
- Investimento massiccio per l’assunzione di
migliaia di ispettori da mandare nelle aziende senza preavviso
- Nazionalizzazione delle imprese che si rendano
colpevoli di gravi incidenti sul lavoro o di malattie professionali
- Introduzione dell’omicidio sul lavoro
Con una necessaria
consapevolezza di fondo: la società borghese è in quanto tale una associazione
a delinquere. Solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici potrà fare
giustizia.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
SEZ. DI BOLOGNA