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Imperialismo russo e stato sionista. Le lezioni della crisi iraniana

 


Perché USA, Israele, Russia hanno votato all'ONU contro la condanna dell'invasione dell'Ucraina? Ciò che il campismo non vuole vedere

30 Giugno 2025

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La vicenda della guerra contro l'Iran illumina diversi aspetti dello scenario mondiale. Anche quelli che magari non sono immediatamente evidenti. O quelli che la cecità ideologica del campismo si rifiuta di vedere. È il caso del rapporto fra l'imperialismo russo e lo stato sionista. Ma andiamo con ordine.

Il primo fatto inoppugnabile che è emerso è stato il rifiuto di ogni assistenza militare russa e cinese all'Iran, quando si trovava sotto attacco. Dichiarazioni “preoccupate”, peraltro molto prudenti, ma solo parole. Nessun impegno di protezione militare, fosse pure declinato al futuro, fosse pure come minaccia deterrente, tanto meno un aiuto militare diretto. La potenza di fuoco sionista (e poi a supporto i bombardieri americani) ha potuto dispiegarsi per dodici giorni nei cieli di Teheran, dopo aver distrutto la sua contraerea, senza che nessun grande alleato dell'Iran si muovesse a sua difesa. Putin ha sentito il bisogno di precisare che il partenariato fra Russia e Iran – celebrato con squilli di tromba alcuni mesi prima – non prevede formalmente l'impegno vincolante ad un aiuto militare all'Iran in caso di attacco ostile, ma solo quello di non aiutare l'aggressore. Resta in ogni caso la scelta politica russa di rifiutare l'assistenza, persino come minaccia.
Un paradosso: il regime teocratico iraniano ha fornito alla Russia fior di droni con cui sventrare le città ucraine, ma non ha ottenuto neppure uno spicciolo di contraerea nel momento drammatico del bisogno. Non l'ha ottenuta né da Putin né dal regime nord-coreano (non certo avaro di aiuti alla Russia) né dalla Cina, che pur si serve del petrolio iraniano. Niente.
Anche l'area BRICS è dominata al suo interno da relazioni imperialiste: Russia e Cina sono al comando, il resto è un loro utile magazzino.

Di più. Tutte le dichiarazioni “preoccupate” della diplomazia russa e cinese, che proponevano la ripresa del negoziato fra USA e Iran, partivano da un presupposto comune: la volontà di rassicurare in ogni caso la cosiddetta comunità internazionale (cioè innanzitutto gli stati imperialisti ed Israele) sul fatto che l'Iran non avrebbe costruito la sua bomba. La stessa disponibilità russa ad acquisire e controllare in proprio l'uranio iraniano si proponeva come forma di garanzia da offrire a USA e Israele circa il disarmo dell'Iran.
Ma per quale ragione avallare l'arrogante veto sul nucleare iraniano da parte della principale potenza nucleare del pianeta (USA) e dallo stato nucleare sionista? La Russia e la Cina, a capo dei BRICS, non si presentano forse come gli araldi di un nuovo ordine mondiale, che porti finalmente equità e giustizia? Non è questa la narrazione ideologica ripresa a gran voce da tutta la propaganda campista ad ogni latitudine del mondo?

La verità è che l'imperialismo russo e l'imperialismo cinese coltivano esclusivamente i propri interessi, esattamente come fanno l'imperialismo USA, gli imperialismi europei, e lo stato sionista. Il nuovo ordine mondiale di cui parlano Russia e Cina è solamente il proprio diritto a negoziare con gli imperialismi concorrenti una nuova spartizione del mondo.
Oggi Donald Trump si presenta come loro interlocutore a nome dell'imperialismo USA, proprio per la più aperta disponibilità negoziale rispetto al passato. L'idea di una trattativa planetaria fra le tre grandi potenze (USA, Russia, Cina) per la spartizione delle rispettive aree di influenza, scavalcando ed emarginando gli imperialismi europei, è infatti la linea della nuova amministrazione americana. Chi non ha capito questo non ha capito l'essenziale del nuovo scenario mondiale. Gli imperialismi europei oggi si riarmano non semplicemente “perché glielo ha chiesto Trump”, ma soprattutto perché temono di essere scaricati da Trump. Solo riarmandosi, a carico dei propri salariati, possono sperare di recuperare potere negoziale, e dunque un posto a tavola nella nuova spartizione del mondo.

Un riflesso di questo scenario l'abbiamo visto negli stessi giorni della crisi iraniana. Trump ha ottenuto da Putin una pressione diplomatica sull'Iran perché si limitasse ad una reazione simbolica al bombardamento americano, di fatto concordata con gli stessi USA. In cambio, ha offerto a Putin la propria apertura sull'Ucraina, ciò di cui Putin ha bisogno.

Ma non c'è solo questo. Nella postura defilata della Russia sulla partita iraniana c'è anche la relazione dell'imperialismo russo con lo stato sionista. Una relazione profonda, dissimulata in parte, ma prolungata nel tempo. Il voto congiunto in sede ONU tra USA, Russia e Israele il 24 febbraio 2025 contro la condanna dell'invasione russa dell'Ucraina (nel terzo anniversario dell'invasione) è solo l'emersione di questa verità inconfessabile.
Le relazioni speciali dello stato sionista sono due: la prima con gli Stati Uniti, la seconda con la Russia. Durante tutta la guerra russa in Ucraina, lo stato sionista ha tenuto una posizione neutrale. Israele si è chiamata fuori dalle sanzioni occidentali contro la Russia, come la Russia si è ben guardata dal rompere con Netanyahu sulla questione palestinese. La presenza russa in Israele è testimoniata da Roman Abramovich, il secondo uomo più ricco di Israele, e dall'origine russa di larga parte dei geni dell'hi tech israeliana.
Quando crollò l'URSS, un milione di russi emigrò in Israele: avrebbero preferito andare in America, ma Israele ottenne dagli USA il blocco dei visti, per dirottare il flusso in direzione di Tel Aviv. In molte città israeliane si parla solo russo. La componente ebraica di estrazione russa è oggi uno dei bastioni della destra israeliana. Peraltro, la storia stessa della colonizzazione sionista dal 1904 al 1914 si fondò in larga misura sull'immigrazione russa.
Anche dopo la fine della guerra fredda, l'intesa fra Israele e Russia non è mai venuta meno. Ai tempi di Bashar al Assad, Mosca controllava lo spazio aereo della Siria alleata. Ciò nonostante, l'aviazione israeliana aveva licenza di colpire il traffico d'armi tra Iran e Libano, senza che la Russia reagisse (neppure quando un aereo russo fu abbattuto per sbaglio dagli israeliani).

Il campismo è cieco. Il marxismo rivoluzionario no. Nessun popolo oppresso del Medio Oriente può contare su imperialismi amici. Perché non esistono imperialismi amici dei popoli oppressi .Un nuovo ordine del mondo o sarà socialista o non sarà. Solo la rivoluzione può cambiare le cose.

Partito Comunista dei Lavoratori