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La polizia e la piazza di Trieste

 


Affilano le armi contro gli altri per usarle contro i lavoratori

20 Ottobre 2021

Siamo contro la violenza poliziesca anche quando si esercita contro ambienti e manifestazioni reazionarie. Perché è la stessa violenza poliziesca che colpisce le battaglie classiste e le ragioni del lavoro. Per questo condanniamo lo sgombero poliziesco del presidio di Trieste.

Detto questo, è bene chiarire cosa concretamente è avvenuto, fuori da ogni leggenda e mitologia.

L'accesso al porto non era bloccato dai portuali, come hanno continuato a ripetere i giornali. Il gruppo dei portuali del sindacato autonomo di destra che il giorno 15 aveva proclamato il blocco a oltranza annunciando la sollevazione generale per il ritiro del green pass aveva già ripiegato in meno di 48 ore, prima dicendo che i lavoratori che avessero voluto lavorare avrebbero potuto farlo tranquillamente, poi annunciando che tutto era finito in cambio di un incontro (promesso) con un ministro (forse). Non male per quella che doveva essere una... rivoluzione.
Il portavoce del coordinamento portuali Stefano Puzzer era stato per questo minacciato dalla parte più reazionaria del suo stesso ambiente, capitanata dal noto pugile di Forza Nuova Fabio Tuiach, e pertanto costretto alle dimissioni. In compenso, mentre i pochi portuali rimasti, tra loro divisi, hanno levato il disturbo, la scena è stata occupata dal movimento no vax e no green pass di Trieste, elettoralmente rappresentato dalla Lista Tre V ("Vaccini Vogliamo Verità"), e rinfoltito dalle presenze solidali provenienti da altre città. Un ambiente eterogeneo e pittoresco, popolato dai soggetti più disparati: portatori di croci e della Madonna di Medjugorje, piccolo-borghesi inferociti, avvocati del diritto violato, un po' di studenti. Dei novecento portuali triestini meno di due decine, a dir tanto. Da qui è nato il nuovo “coordinamento 15 ottobre”, che coi portuali non c'entra nulla, e che ha eletto Puzzer a portavoce. Alla testa del nuovo coordinamento stanno i peggiori figuri, a partire da Dario Giacomini, già candidato di CasaPound alle elezioni politiche del 2013, radiato dall'Ordine dei Medici per le sue campagne contro il vaccino, leader della FISI (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali), il sindacato reazionario che aveva formalmente indetto lo sciopero al porto di Trieste.

La polizia ha sgombrato questo presidio, sotto la pressione dell'Autorità portuale, dei terminalisti ed armatori preoccupati dei propri affari, ma anche di un governo e di una ministra degli interni Lamorgese che dovevano mostrare il pugno duro per riabilitare la propria immagine dopo la copertura fornita ai fascisti nell'attacco alla sede della CGIL. La piazza di Trieste si prestava alla perfezione per l'occasione, per inaugurare una gestione più muscolare delle manifestazioni di piazza, rodando strumenti e forme d'intervento utili per il futuro. Forme d'intervento peraltro già praticate con determinazione e violenza bel superiori contro i picchetti degli operai immigrati della logistica, per fare solo un esempio.
La verità è che il governo sta usando le manifestazioni no vax e no green pass per limitare ancor di più lo spazio di libera manifestazione, restringere la libertà dei cortei, imporre solo manifestazioni stanziali ecc. La stessa manifestazione nazionale di Roma del 30 ottobre contro il G20 sarà oggetto di nuove “attenzioni” del ministro degli interni e dei corpi repressivi.

Per tutte queste ragioni siamo contro la repressione dello Stato anche quando si esercita contro manifestanti reazionari. Affilano le armi contro gli altri per usarle contro i lavoratori e le lavoratrici.

Partito Comunista dei Lavoratori

Chi sono i duri di Trieste?

 


Guardare in faccia la realtà

15 Ottobre 2021

«Il Covid ha poche differenze con l'influenza stagionale... Il vaccino me lo sono fatto anch'io ma chissà quanto veleno c'è dentro.». Sono le opinioni di Stefano Puzzer, di provenienza CISL, capo del Coordinamento dei Lavoratori Portuali di Trieste (CPLT), che ha rotto con USB nel 2019 da posizioni “indipendentiste”. Cosa significa posizioni indipendentiste? Significa che il Coordinamento chiede per il Porto di Trieste l'extraterritorialità, ossia la condizione di porto franco: un porto dove non si pagano le dogane e tariffe che si pagano negli altri porti italiani. Un porto per questo più competitivo che garantisca a terminalisti e armatori condizioni di vantaggio rispetto ai porti concorrenti. I portuali del Coordinamento triestino pensano di poter ricavare dall'extraterritorialità una condizione di privilegio rispetto a quella degli altri portuali italiani; non solo paghe più alte. Il manifesto costitutivo del Coordinamento rivendica testualmente “la priorità per i triestini nelle assunzioni e negli incarichi al Porto di Trieste”. È la logica reazionaria del leghismo.

La composizione politica del Coordinamento è eterogenea. Il suo presidente, Sebastiano Grison, vota dichiaratamente la Lega. Il suo segretario, Alessandro "Sandi" Volk, si definisce “un comunista che si trova meglio con i fascisti”, sostanzialmente un rossobruno. Un gruppo consistente è rappresentato dagli ultras della Triestina, area di estrema destra vicina a Forza Nuova. Il CPLT ha rapporti con la FISI (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali), un sindacato di destra che ha proclamato lo sciopero generale dal 15 al 20 ottobre, la cui segreteria nazionale è composta da soggetti già candidati nelle liste di CasaPound (Pasquale Bacco).

Queste non sono opinioni, sono fatti. Non capiamo come sia possibile ignorarli. Soprattutto non capiamo come compagni e organizzazioni del sindacalismo di classe possano salutare con entusiasmo l'iniziativa del Coordinamento dei portuali triestini indicandolo come riferimento per la classe operaia. Il "no green pass" sta annebbiando non solo la ragione ma anche la vista?

Partito Comunista dei Lavoratori