SERIBO: DALLA PARTECIPATA TRUFFA ALLA PRIVATIZZAZIONE TRUFFA.
Il destino di SERIBO era segnato. La privatizzazione del servizio di refezione scolastica non è iscritta nelle necessità dell’economia ma sicuramente in quella della costante rapina capitalistica che i metodi di governo di qualsiasi amministrazione da quelle locali a quelle dello Stato favoriscono ad ogni livello. Come sempre è avvenuto nel corso di tutte le grandi e piccole privatizzazioni dell’ultimo ventennio, tutte fallimentari per i bilanci, la qualità del servizio e le tariffe per i cittadini, la privatizzazione è divenuta l’esito apparentemente ineluttabile del meccanismo di speculazione e mala gestione del servizio da parte dell’azienda a partecipazione pubblica. Infatti da una parte SERIBO in questi anni ha fruttato al comune di Bologna decine di milioni di euro ( 5 milioni in più di ogni altra azienda partecipata) non reinvestiti nel miglioramento del servizio ma che sono andati probabilmente a coprire buchi di bilancio dovuti da un lato ai tagli ai finanziamenti agli enti locali del governo centrale dall’altro a speculazioni scandalose come ad esempio il famigerato CIVIS; d’altra parte il servizio è andato qualitativamente e quantitativamente peggiorando non certo a causa del lavoratori dipendenti della SERIBO che semmai hanno provveduto a rimediare alle più gravi carenze, ma delle ovvie necessità di profitto di una azienda che come le altre deve distribuire gli utili agli azionisti. Per questo ad esempio, in contraddizione con la raccomandazione contenuta nella legislazione emiliana, la percentuale di biologico della refezione fornita ai bambini è ancora moto lontana dal il 70% (percentuale invece rispettata nelle scuole di molti comuni della provincia), la varietà del menù mensile si è andata riducendo mentre le tariffe sono aumentate sino ad essere circa il doppio di quelle di una città come Roma ( 7€ contro 4€ a pasto). Da anni l’ Osservatorio cittadino mense scolastiche, composto dai genitori, denuncia questa deriva e per questo ha organizzato nel 2014 ben 2 scioperi del pasto che hanno visto una grande adesione da parte delle famiglie. In entrambe le occasioni il sindaco Merola ed il PD hanno stigmatizzato lo sciopero e ridicolizzato la protesta dei genitori, hanno difeso a spada tratta il cosiddetto modello partecipativo ritenuto intoccabile fino ad oggi. Ma oggi l’occasione è ghiotta e allora vada a quel paese il mitico modello partecipativo: si privatizza! La conseguenza immediata è un netto peggioramento delle condizioni contrattuali dei lavoratori SERIBO (che molto probabilmente dovranno sottostare alle nuove regole fissate dal famigerato Job Act, e dunque libertà di licenziamento, di demansionamento e telecontrollo) che sono infatti scesi in sciopero; quelle più a lungo termine come dicevamo più sopra sono legate al solito tragico fallimento di ogni privatizzazione. La truffa è servita. Purtroppo una grande parte dell’opinione pubblica cade nell’inganno continuando a credere che l’efficienza del privato possa risolvere i problemi della qualità del servizio, perché così la spingono a fare il partito di potere, il PD, il ceto funzionario, i mass media legati ai centri di potere economico, con la complicità dei sindacati confederali che pur magari promuovendo lo sciopero dei lavoratori non mettono in discussione la privatizzazione di SERIBO. L’operazione deve essere invece esattamente rovesciata. Va combattuta una battaglia di verità tra i genitori e una parte dell’opinione pubblica: il servizio di refezione scolastica va reinternalizzato tramite una municipalizzata posta sotto il controllo dei comitati dei genitori, dei sindacati e delle assemblee dei lavoratori che ne verifichino i bilanci, sorveglino costantemente la qualità del servizio, tutelino i diritti dei dipendenti. Bisogna costruire un movimento di massa che unisca le famiglie, i lavoratori e l’opinione pubblica democratica, che sconfessi l’amministrazione truffaldina del PD chiedendo a SEL e i consiglieri della sinistra non renziana di togliere la fiducia alla giunta bolognese, che contrasti la logica capitalistica di produrre profitto negando diritti ai lavoratori e alle famiglie, speculando sulla salute alimentare dei bambini. La catastrofe della crisi capitalistica, in nome della quale si giustificano la compressione dei diritti, il taglio dei salari, la distruzione dello stato sociale e l’impoverimento di massa avviene tutti i giorni, avviene oggi! Per questo l’alternativa non può che essere anticapitalista e socialista. E’ per costruire questa prospettiva che è nato il Partito Comunista dei Lavoratori. E’ per renderla possibile che bisogna rafforzarlo.
F.B.
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