♠ in CCSL,CGIL,Damiano,democrasia sindacale,Domenico Destradis,Ergo-Uas,FCA,FIAT,FIOM,firma l'appello,Landini,Rsa,Sindacato un'altra cosa,Stefania Fantuzzi,Vigevani at 15:36
Dallo scorso inverno in
diversi stabilimenti FCA (ex FIAT) del centro-sud (prima Pomigliano,
Sevel e Melfi, poi Termoli), Marchionne ha iniziato ad esigere
regolarmente straordinari comandati: sabati e domeniche in fabbrica,
estendendo lo sfruttamento di lavoratori e lavoratrici, per garantire
continuità nella produzione e saturazione degli impianti. In questo
modo, e solo in questo modo, spera di sviluppare un’azienda “drogata di
capitale” (come lo stesso Marchionne la definisce), riducendo i debiti e
distribuendo valore tra gli azionisti.
È il suo modello, imposto prima a Pomigliano, poi a Mirafiori e quindi in tutto il Gruppo FIAT: un contratto specifico di lavoro (fuori dal Contratto Nazionale metalmeccanico) che cancella i diritti sindacali e quelli individuali, introduce massima flessibilità oraria e malattie non pagate, intensifica lo sfruttamento con i nuovi ritmi dell’Ergo-Uas e la moltiplicazione dei turni (notturni e festivi), vieta di fatto il diritto di sciopero con l’esigibilità contrattuale.
Contro questa ulteriore imposizione, all’inizio dell’anno scorso tutta la FIOM si è opposta, indicendo scioperi in occasione di questi straordinari. Ma nella difficoltà della lotta, sotto le pressioni dei media, con la prospettiva di riconquistare un fronte unitario con gli altri sindacati, ha ben presto abbandonato questa iniziativa. Una parte dei delegati e delle delegate (RSA) FIOM ha ritenuto sbagliata questa scelta: un “epilogo negativo della battaglia che dentro le fabbriche abbiamo sostenuto duramente noi delegati insieme ai lavoratori che rappresentiamo! […] Rinunciare, proprio in questa fase, all’unico strumento di lotta che la FIOM e le sue RSA posseggono per contrastare l’arroganza padronale sarebbe un errore enorme […] I lavoratori ci riconoscono il merito di fare sempre e comunque le battaglie che riteniamo giuste, e non solo quelle convenienti! Ed è da quest’ultimo elemento che dobbiamo ripartire, perché domani le ragioni del nostro sacrificio diventino le ragioni di una vittoria, dura sicuramente, ma che ci vede unico e ultimo baluardo di democrazia in un mondo, quello FIAT, dove spesso la legge si ferma ai cancelli d’ingresso” (dalla Lettera al segretario FIOM di una trentina di RSA FCA e indotto, 1 aprile 2015; (1)
Per questo, nel corso di questi mesi, hanno portato avanti questa lotta, in coerenza con la linea di contrasto al CCSL. Questi delegati e queste delegate, come rappresentanti sindacali nel proprio luogo di lavoro, hanno quindi indetto uno sciopero degli straordinari ogni qualvolta ci fosse occasione, restituendo a lavoratori e lavoratrici questo diritto messo in discussione dal CCSL e garantendo concretamente a loro, sempre e comunque, la possibilità di non venire in fabbrica il sabato e domenica. Nell’ambito dei loro diritti e dei loro poteri. Una lotta aspra e ardua: sottoposti all’ostracismo dell’azienda, nella disattenzione dell’opinione pubblica e della sinistra (pochi gli articoli, i sostegni e le solidarietà), nell’isolamento dello stesso sindacato a cui appartengono. In questo contesto, dalla scorsa primavera è nato un coordinamento, “per contrastare in maniera più incisiva ed efficace la deriva autoritaria persistente negli stabilimenti FIAT a seguito dell’introduzione del CCSL e della nuova metrica del lavoro Ergo-Uas. La finalità di tale iniziativa è esclusivamente quella di riunire i lavoratori e lavoratrici, marciando uniti contro le divisioni promosse dai vertici aziendali, condividendo iniziative di lotta e conflitto, le uniche indispensabili al ripristino di condizioni di lavoro ed economiche migliori all’interno delle fabbriche”. Un coordinamento di scopo, quindi, come in tanti altri settori e in tante altre aziende, che coinvolge delegati e delegate, lavoratori e lavoratrici, di diverse organizzazioni sindacali (USB, FLMU-CUB, SlaiCobas e FIOM-CGIL).
Mimmo Destradis è uno di questi delegati RSA. Come altri, appartiene da tempo all’area "Il sindacato è un'altra cosa - Opposizione CGIL", minoranza anche in FIOM. Per questo, a partire dalla sua rappresentatività in azienda e da questa esperienza di lotta, quest’area lo ha proposto come componente del Comitato Centrale della FIOM, nel quadro di 17 sostituzioni valutate nella sua ultima riunione (8 gennaio 2016). Il gruppo dirigente FIOM ha rifiutato questa indicazione, impedendo la sua elezione in CC. Una scelta grave ed inedita, autoritaria e dispotica, che ha cancellato il diritto di una minoranza di poter individuare i propri rappresentanti negli organismi dirigenti: un diritto statutario, sinora mai messo in discussione in una categoria che ha fatto delle democrazia e della dialettica sindacale un proprio valore.
Il problema sollevato è però ben più grave e ben più esteso. Il rifiuto di inserire Mimmo in CC è stato giustificato sulla base di un “interpello” al Collegio Statutario CGIL (una denuncia interna): i due dirigenti FIOM di Basilicata e Molise hanno chiesto di verificare la compatibilità tra l'adesione alla CGIL e la costituzione di quel coordinamento di base, nato per contrastare il modello Marchionne. Diverse RSA sono quindi coinvolte in questa denuncia (la maggioranza di Termoli, una buona parte di Melfi e della Sevel, oltre che altre in diversi stabilimenti FCA): compagni e compagne fortemente rappresentativi, come testimoniato dalle recenti elezioni RLS (che li hanno visti eletti con centinaia di voti, nei primi posti delle liste FIOM: vedi a titolo di esempio, tra gli altri, la nostra compagna del PCL di Termoli Stefania Fantauzzi (2).
La FIOM, nel 2010, quando Marchionne ha proposto il suo modello, ha rappresentato per milioni di lavoratori e lavoratrici una speranza di resistenza: una resistenza democratica e di classe. Oggi, dopo la chiusura nel vuoto della lotta contro il Jobs Act nel 2015, dopo un autunno gelido che non ha visto movimenti in grado di contrastare Renzi o il padronato, l’eventuale esclusione dalla CGIL delle sue avanguardie negli stabilimenti più grandi dell’ex FIAT sarebbe un segnale devastante per l’insieme della classe. Dopo aver abdicato alla lotta contro il governo nella scorsa primavera, dopo aver contrastato con documenti interni e con comunicati pubblici gli scioperi degli straordinari, la FIOM non può e non deve marginalizzare una parte significativa, quella più combattiva, dei suoi delegati e delle sue delegate in prima linea contro Marchionne!
Abbiamo sempre avuto un atteggiamento critico, a differenza di altri, rispetto alle scelte di Landini e della FIOM. Negli ultimi anni, poi, non abbiamo condiviso per nulla il progressivo scivolamento della sua linea: l’arretramento dello scontro nel 2012/2013, la ricomposizione altalenante con la maggioranza camussiana, la proposta delle primarie per eleggere i gruppi dirigenti in CGIL, gli ammiccamenti interlocutori con Renzi nel momento della sua ascesa, l’illusione di una coalizione sociale limitata all’associazionismo e all’"antagonismo compatibile" con il centrosinistra (naufragata nel vuoto nel giro di una stagione politica). Ma qui si sta sostituendo le ragioni della politica e del confronto con quelle della disciplina e del controllo, tagliando alle radici quella diversità che ha rappresentato la FIOM negli ultimi vent’anni, tornando alle triste fase di Vigevani e Damiano (della FIOM disciplinata dei primi anni Novanta).
Per questo, non solo diamo piena solidarietà a tutti i delegati e le delegati FCA; non solo auspichiamo sia al più presto sanata l’esclusione del compagno Destradis dal CC, ma facciamo appello a tutti i soggetti, le forze ed i singoli della sinistra affinché firmino l’appello alla CGIL ed alla FIOM a non procedere su questa strada disciplinare (3)
(1) http://sindacatounaltracosa.org/2015/04/01/delegati-fiat-lettera-al-segretario-fiom/
(2) http://sindacatounaltracosa.org/2015/06/06/elezioni-rsl-fca-termoli-in-alto-a-sinistra/
(3) Per adesioni: rossidiversiliberi@libero.it, potete trovarla su
http://sindacatounaltracosa.org/2016/01/13/appello-a-camusso-landini-non-licenziamoli-di-nuovo/