♠ in Assad,Erdogan,imperialismo,Isis,kurdistan,manifestazione 11 febbraio,Medio Oriente,Milano,Ocalan,PDK,PKK,Turchia at 03:01
9 Febbraio 2017
testo del volantino che sarà distribuito sabato 11 febbraio a Milano, in occasione del corteo nazionale per il Kurdistan
Il popolo curdo è stato diviso un secolo fa dalle potenze coloniali ed è oppresso in almeno quattro paesi: Siria, Iraq, Iran, Turchia. Tutti questi paesi sono coinvolti, assieme ad Arabia Saudita, Emirati del Golfo e Israele, nella crisi irrisolta del Medio Oriente. La contesa mediorientale vede coinvolti per l’egemonia regionale da un lato Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Israele, dall’altro l’Iran, Hezbollah (Libano) e la Siria di Assad, sostenuti rispettivamente da un lato dall’imperialismo statunitense ed europeo e dall’altro dall’imperialismo russo (e in modo più defilato cinese) che intervengono sia direttamente che attraverso formazioni locali. La Siria, dopo la deviazione reazionaria e la sconfitta della rivoluzione araba, è attualmente crocevia di fronti di guerra intrecciati e sovrapposti, e teatro delle principali contraddizioni della situazione internazionale.
Nessun regime locale e nessuna potenza imperialista ha reale interesse a sostenere la liberazione e ancora meno l’unificazione del popolo curdo. La guerra condotta dalle forze popolari curde, la partecipazione armata delle donne a difesa del Rojava, contro il fascismo islamista dell’ISIS e di altre organizzazioni salafite e reazionarie, rappresenta l’elemento progressivo e di estrema importanza nell’attuale contesto di guerre intrecciate e sovrapposte.
Il movimento curdo nella regione è politicamente diviso: il PDK di Barzani (Iraq), conservatore, e il PKK, progressista, sono le principali organizzazioni nazionaliste nella regione, in competizione per la direzione del movimento nazionale curdo. Queste forze negoziano con Assad, con la Francia, con gli USA, con la Russia per riceverne il sostegno al proprio progetto nazionale. Una speranza mal riposta e fonte di ricorrenti frustrazioni e sconfitte storiche.
La Turchia di Erdogan, promotrice di un proprio disegno di potenza neo-ottomano nella regione, non ha esitato, insieme all’Arabia Saudita, a sostenere i fascisti islamici dell’ISIS. Questo progetto non può sopportare nessuna forma di autodeterminazione curda, sia all’interno che all’esterno dei suoi confini. Dopo il fallimento del colpo di Stato, Recep Tayyip Erdogan ha operato una repressione senza precedenti finalizzata a liquidare l’opposizione democratica, in particolare della minoranza curda, imporre un regime autoritario e ricomporre le alleanze internazionali. Quindi ha continuato a reprimere nel sangue la rivolta dei curdi in Turchia e ha invaso il Rojava per spezzare in Siria ogni ipotesi di autonomia curda. Dopo l’apparente svolta di Erdogan contro l’ISIS, gli USA hanno voltato le spalle al movimento curdo del Rojava, scegliendo la Turchia quale sicuro bastione della NATO. È evidente che ogni attore si muove con duttilità e spregiudicatezza al solo fine di difendere e rafforzare il proprio peso politico in funzione dei futuri nuovi equilibri.
Nell’attuale contesto imperialista non c’è soluzione progressiva alla questione palestinese senza la distruzione rivoluzionaria dello Stato sionista, così come non c’è soluzione progressiva della questione curda in un Kurdistan indipendente senza la messa in discussione degli equilibri e dei confini statuali disegnati dalle potenze coloniali. Questa rivendicazione democratica è realizzabile solo nel quadro di una soluzione socialista, nella prospettiva di una federazione socialista del Medio Oriente. Solo la classe lavoratrice, ponendosi alla testa dei popoli oppressi della regione, può realizzare i compiti democratici della rivoluzione (autonomia all'imperialismo, autodeterminazione nazionale, riforma agraria radicale). Solo un partito rivoluzionario e internazionalista, forte della teoria della rivoluzione permanente, può dirigere questo processo. In alternativa, come i fatti dimostrano, in presenza di una direzione borghese c’è la ridefinizione della carta geografica del Medio Oriente per mano dell'imperialismo, dell'ISIS, del sionismo, del progetto neo-ottomano turco.
NESSUNA FIDUCIA NEGLI IMPERIALISMI!
PER UN KURDISTAN UNITO E INDIPENDENTE!
PER UNA FEDERAZIONE SOCIALISTA DEL MEDIO ORIENTE!
Nessun regime locale e nessuna potenza imperialista ha reale interesse a sostenere la liberazione e ancora meno l’unificazione del popolo curdo. La guerra condotta dalle forze popolari curde, la partecipazione armata delle donne a difesa del Rojava, contro il fascismo islamista dell’ISIS e di altre organizzazioni salafite e reazionarie, rappresenta l’elemento progressivo e di estrema importanza nell’attuale contesto di guerre intrecciate e sovrapposte.
Il movimento curdo nella regione è politicamente diviso: il PDK di Barzani (Iraq), conservatore, e il PKK, progressista, sono le principali organizzazioni nazionaliste nella regione, in competizione per la direzione del movimento nazionale curdo. Queste forze negoziano con Assad, con la Francia, con gli USA, con la Russia per riceverne il sostegno al proprio progetto nazionale. Una speranza mal riposta e fonte di ricorrenti frustrazioni e sconfitte storiche.
La Turchia di Erdogan, promotrice di un proprio disegno di potenza neo-ottomano nella regione, non ha esitato, insieme all’Arabia Saudita, a sostenere i fascisti islamici dell’ISIS. Questo progetto non può sopportare nessuna forma di autodeterminazione curda, sia all’interno che all’esterno dei suoi confini. Dopo il fallimento del colpo di Stato, Recep Tayyip Erdogan ha operato una repressione senza precedenti finalizzata a liquidare l’opposizione democratica, in particolare della minoranza curda, imporre un regime autoritario e ricomporre le alleanze internazionali. Quindi ha continuato a reprimere nel sangue la rivolta dei curdi in Turchia e ha invaso il Rojava per spezzare in Siria ogni ipotesi di autonomia curda. Dopo l’apparente svolta di Erdogan contro l’ISIS, gli USA hanno voltato le spalle al movimento curdo del Rojava, scegliendo la Turchia quale sicuro bastione della NATO. È evidente che ogni attore si muove con duttilità e spregiudicatezza al solo fine di difendere e rafforzare il proprio peso politico in funzione dei futuri nuovi equilibri.
Nell’attuale contesto imperialista non c’è soluzione progressiva alla questione palestinese senza la distruzione rivoluzionaria dello Stato sionista, così come non c’è soluzione progressiva della questione curda in un Kurdistan indipendente senza la messa in discussione degli equilibri e dei confini statuali disegnati dalle potenze coloniali. Questa rivendicazione democratica è realizzabile solo nel quadro di una soluzione socialista, nella prospettiva di una federazione socialista del Medio Oriente. Solo la classe lavoratrice, ponendosi alla testa dei popoli oppressi della regione, può realizzare i compiti democratici della rivoluzione (autonomia all'imperialismo, autodeterminazione nazionale, riforma agraria radicale). Solo un partito rivoluzionario e internazionalista, forte della teoria della rivoluzione permanente, può dirigere questo processo. In alternativa, come i fatti dimostrano, in presenza di una direzione borghese c’è la ridefinizione della carta geografica del Medio Oriente per mano dell'imperialismo, dell'ISIS, del sionismo, del progetto neo-ottomano turco.
NESSUNA FIDUCIA NEGLI IMPERIALISMI!
PER UN KURDISTAN UNITO E INDIPENDENTE!
PER UNA FEDERAZIONE SOCIALISTA DEL MEDIO ORIENTE!