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Accordo italo-libico: accordo infame contro i migranti


L'intesa tra il governo Gentiloni e il premier fantoccio libico Serraj è stata presentata come grande successo diplomatico italiano. L'intero consesso dei governi europei ha espresso le proprie congratulazioni. L'unica loro riserva riguarda la credibilità del soggetto contraente: un “governo” libico in realtà confinato nella sola Tripoli, e apertamente minacciato dal governo rivale di Bengasi, appoggiato da Francia, GB, Egitto e Russia. Eppure non sono riusciti a contenere la “fiduciosa speranza in un giro di boa nelle politiche migratorie”.

La ragione è molto semplice. Avete presente l'accordo tra UE e Turchia sul respingimento dei migranti lungo la rotta balcanica? L'intesa tra Italia e Libia vuole replicare lo stesso schema lungo la rotta mediterranea. A prezzo inferiore, ma nella stessa logica. La UE, e la Germania in primis, appalta al regime di Erdogan il respingimento inumano di chi fugge dalla guerra di Siria? L'Italia fa lo stesso col governo libico in relazione a chi cerca la via del mare. Affida alla Guardia costiera libica, opportunamente rafforzata col proprio contributo, il lavoro sporco del respingimento in mare dei barconi. Affida alla Libia e ad altri stati africani confinanti, in cambio di centinaia di milioni, il respingimento a sud di chi cerca la via per arrivare al mare. Il tutto nel nome del “respingimento dell'immigrazione irregolare e clandestina” come recita il testo dell'intesa.

L'ipocrisia non potrebbe essere più squallida. Non perché si ripropone formalmente la distinzione tra migranti “economici” e richiedenti asilo. Ma proprio perché in realtà persino questa distinzione abusiva viene ignorata. Infatti nell'intesa non compare neppure formalmente la parola “asilo”. Il respingimento dei migranti, via mare e via terra, non fa distinzioni di status. I migranti debbono essere respinti in massa. Punto. Una volta respinti verranno ammassati se necessario nei cosiddetti “centri di accoglienza” libici (formalmente 24), rispetto ai quali i famigerati CIE sono hotel di lusso. Centri recentemente definiti lager persino da un ambasciatore tedesco. Centri gestiti da clan mercenari dove si pratica regolarmente lo stupro e la tortura. Centri per di più esterni all'area controllata da Sarraj, e dunque estranei persino formalmente ad ogni possibilità di controllo. Sarebbero questi i luoghi ove si garantisce “la salvaguardia dei diritti”? La verità è che il governo italiano e i governi europei vogliono solo liberarsi dell'angosciante fardello dei migranti, che fanno perder voti e "causano problemi". Non c'è nulla di meglio che provare a liberarsene alla fonte bloccando le partenze, costi quel che costi. Anche se questo significa impedire l'esercizio di quel “diritto universale all'asilo”, formalmente benedetto da tutti i trattati e convenzioni. Persino gli uffici dell'ONU sono imbarazzati. Ma la loro funzione è solo quella di coprire in silenzio, magari con qualche preoccupazione salva coscienza, crimini e cinismo dei governi del capitale.

La verità è nuda: gli stessi governi europei che storcono il naso in questi giorni di fronte a Trump e al suo respingimento indiscriminato dei migranti messicani o degli islamici, realizzano di fatto le stesse politiche in casa propria, nei Balcani e nel Mediterraneo.

Il capitalismo è ovunque miseria, sociale e morale. Solo una rivoluzione può fare pulizia.
Partito Comunista dei Lavoratori
6 Febbraio 2017