♠ in aziende dell'acqua,capitalismo,CO2,debito pubblico,nazionalizzazione delle banche,Prodi,protezione civile,Renzi,siccità,spreco d'acqua at 00:49
Gli intellettuali borghesi accusano i marxisti con bonaria sufficienza di pregiudizio ideologico verso il capitalismo. In realtà manifestano, in forma capovolta, il proprio pregiudizio ideologico. Lo dimostrano i fatti più semplici.
L'Italia (ma non solo, vedi Portogallo e USA) è investita in queste settimane da una straordinaria siccità, un dilagare degli incendi, una gravissima carenza d'acqua. Sono fenomeni non casuali. Le stesse commissioni di studio dell'ONU prevedevano già nel 2007 che “...le emissioni di CO2 e di metano porteranno siccità frequenti e prolungate con rischi d'incendio... Il problema dell'acqua aumenterà nell'Europa centrale e meridionale, dove i flussi estivi potrebbero ridursi dell'80%”. Testuale. Dunque i fenomeni riflettono indirettamente la distorsione di un modello economico fondato sul primato delle energie fossili, a sua volta dettato dalle ragioni di profitto. Di cosa parliamo se non del capitalismo?
Il punto è che il capitale non solo è incapace di intervenire sui problemi a monte che esso stesso crea, ma aggrava i loro effetti anche a valle. Il caso italiano è emblematico. I soli interventi di emergenza per spegnere gli incendi si confrontano col taglio drastico degli investimenti nella protezione civile realizzato da tutte le leggi finanziarie dell'ultimo decennio (dalle finanziarie di Prodi a quelle di Renzi). Parallelamente le aziende dell'acqua sempre più concentrate e privatizzate, e con tariffe sempre più esose, preferiscono distribuire i lauti dividendi agli azionisti piuttosto che investire nella riparazione delle tubature. Il fatto che l'incuria delle tubature disperda il 40% dell'acqua (il 44% a Roma) non è un problema degli azionisti. Che semmai provvederanno a reclamare l'aumento delle bollette per i consumatori. Mentre Stato e comuni (azionisti complici delle SPA dell'acqua) piangono ogni giorno sull'assenza di risorse pubbliche per la rete idrica e la protezione civile, quando pagano complessivamente alle banche quasi cento miliardi l'anno di soli interessi sul debito, e poi destinano altri venti miliardi a favore del “risanamento” di quelle stesse banche.
Questa è la realtà del capitalismo. Un mondo capovolto. Un sistema irrazionale e parassitario, capace di ingrassare il portafoglio degli azionisti ma incapace di risolvere persino il problema dell'acqua e del fuoco. Le sinistre cosiddette realiste che pensano di “riformare” il capitale, e di renderlo umano ed ecologico, vendono truffe, che servono loro unicamente per prenotare assessorati o ministeri al fianco dei partiti borghesi.
L'unica soluzione realista è il rovesciamento del capitalismo e la riorganizzazione della società dalle sue fondamenta. Solo un governo dei lavoratori può espropriare le aziende SPA che sfruttano l'acqua per ragioni di profitto, investire risorse massicce nella riparazione della rete idrica e nel risanamento ambientale, fare del risanamento del territorio la leva di un grande piano di lavori pubblici, capace oltretutto di creare milioni di nuovi posti di lavoro per lavoratori italiani e immigrati. Dove si prendono i soldi? Abolendo il debito pubblico verso le banche e nazionalizzando le banche, senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto il controllo dei lavoratori. Ciò che solo un governo dei lavoratori può fare.
Questa è l'unica soluzione possibile. Il resto è chiacchiera e inganno.
L'Italia (ma non solo, vedi Portogallo e USA) è investita in queste settimane da una straordinaria siccità, un dilagare degli incendi, una gravissima carenza d'acqua. Sono fenomeni non casuali. Le stesse commissioni di studio dell'ONU prevedevano già nel 2007 che “...le emissioni di CO2 e di metano porteranno siccità frequenti e prolungate con rischi d'incendio... Il problema dell'acqua aumenterà nell'Europa centrale e meridionale, dove i flussi estivi potrebbero ridursi dell'80%”. Testuale. Dunque i fenomeni riflettono indirettamente la distorsione di un modello economico fondato sul primato delle energie fossili, a sua volta dettato dalle ragioni di profitto. Di cosa parliamo se non del capitalismo?
Il punto è che il capitale non solo è incapace di intervenire sui problemi a monte che esso stesso crea, ma aggrava i loro effetti anche a valle. Il caso italiano è emblematico. I soli interventi di emergenza per spegnere gli incendi si confrontano col taglio drastico degli investimenti nella protezione civile realizzato da tutte le leggi finanziarie dell'ultimo decennio (dalle finanziarie di Prodi a quelle di Renzi). Parallelamente le aziende dell'acqua sempre più concentrate e privatizzate, e con tariffe sempre più esose, preferiscono distribuire i lauti dividendi agli azionisti piuttosto che investire nella riparazione delle tubature. Il fatto che l'incuria delle tubature disperda il 40% dell'acqua (il 44% a Roma) non è un problema degli azionisti. Che semmai provvederanno a reclamare l'aumento delle bollette per i consumatori. Mentre Stato e comuni (azionisti complici delle SPA dell'acqua) piangono ogni giorno sull'assenza di risorse pubbliche per la rete idrica e la protezione civile, quando pagano complessivamente alle banche quasi cento miliardi l'anno di soli interessi sul debito, e poi destinano altri venti miliardi a favore del “risanamento” di quelle stesse banche.
Questa è la realtà del capitalismo. Un mondo capovolto. Un sistema irrazionale e parassitario, capace di ingrassare il portafoglio degli azionisti ma incapace di risolvere persino il problema dell'acqua e del fuoco. Le sinistre cosiddette realiste che pensano di “riformare” il capitale, e di renderlo umano ed ecologico, vendono truffe, che servono loro unicamente per prenotare assessorati o ministeri al fianco dei partiti borghesi.
L'unica soluzione realista è il rovesciamento del capitalismo e la riorganizzazione della società dalle sue fondamenta. Solo un governo dei lavoratori può espropriare le aziende SPA che sfruttano l'acqua per ragioni di profitto, investire risorse massicce nella riparazione della rete idrica e nel risanamento ambientale, fare del risanamento del territorio la leva di un grande piano di lavori pubblici, capace oltretutto di creare milioni di nuovi posti di lavoro per lavoratori italiani e immigrati. Dove si prendono i soldi? Abolendo il debito pubblico verso le banche e nazionalizzando le banche, senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto il controllo dei lavoratori. Ciò che solo un governo dei lavoratori può fare.
Questa è l'unica soluzione possibile. Il resto è chiacchiera e inganno.