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8 marzo. Contro tutti gli imperialismi e ogni violenza di genere


 L’8 marzo del 1917, nella Giornata internazionale della donna, le operaie tessili di Pietrogrado entrano in sciopero e una massa di donne si riversa nelle strade, chiamando all’unità i lavoratori e rivendicando il pane e la fine della guerra, innescando così la Rivoluzione russa di febbraio (secondo il calendario giuliano).


A poco più di un secolo di distanza, ancora oggi le donne e le persone queer pagano il prezzo più alto delle guerre, della devastazione degli imperialismi e del capitalismo, in quanto oggetto di violenze, stupri, migrazioni forzate.

L’imperialismo di casa nostra ha già garantito, in ottemperanza al Patto Atlantico, l’invio di armi e contingenti militari, e la continuità dell’impiego di risorse che alimenteranno il conflitto e prosciugheranno il sistema sociale, la sanità, la scuola, i consultori e tutti i servizi pubblici, già smantellati da tagli e privatizzazioni e ulteriormente provati da due anni di emergenza sanitaria.

La crisi economica accentuata dal Covid e la ristrutturazione capitalistica che sta caratterizzando la risposta a essa, hanno aggravato l’indebolimento e la precarizzazione dell’occupazione femminile e aumentato il divario di genere. Tra disoccupazione, dimissioni volontarie per seguire figli e genitori anziani, part-time obbligati, le donne perdono la possibilità di autonomia e autodeterminazione. Il lavoro di cura rimane un ambito femminilizzato, una prigione costruita dall’ideologia patriarcale e capitalistica, che scarica sulle donne compiti e necessità per sopperire alla mancanza di servizi pubblici universali e gratuiti.

La violenza patriarcale ci costringe a contare il numero dei femminicidi, dei lesbicidi e dei trans*cidi, a scontare l’esclusione sociale, le tante violenze fisiche e/o psicologiche dentro e fuori le mura domestiche, l’omo-lesbo-bi-transfobia e la patologizzazione psichiatrica delle persone LGBTQIA+. Una lunga catena di sfruttamento e oppressione, che relega ai margini soprattutto soggettività trans* e donne migranti.

Il Covid ha anche complicato l’accesso all’interruzione di gravidanza e alle cure per la salute sessuale e riproduttiva, già sotto l’attacco dell’obiezione di coscienza e di politiche reazionarie, familistiche e clericali.

Tra arretramenti e vittorie sulla strada della depenalizzazione e legalizzazione dell’aborto vissuti contemporaneamente su scala mondiale, serve un fronte di lotta internazionale, che inserisca la conquista dell’accesso all’aborto libero, sicuro e gratuito all’interno di una piattaforma generale contro le oppressioni e le violenze generate dall’alleanza tra capitalismo e patriarcato.

- Per dire no alla guerra e alle aggressioni imperialiste! La solidarietà di classe non conosce confini. Vogliamo l’eliminazione di tutte le leggi securitarie che legittimano violenze, in particolare su donne migranti e persone LGBTQIA+.

- Per difendere il lavoro, unico strumento di emancipazione e autodeterminazione, con il blocco permanente dei licenziamenti, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, un salario garantito a chi è disoccupat* e in cerca di occupazione e un salario pieno in caso di cassa integrazione.

- Per socializzare il lavoro di cura, attraverso servizi pubblici gratuiti adeguati, che creeranno altri posti di lavoro, contro tagli, privatizzazioni ed esternalizzazioni.

- Per ottenere una patrimoniale del 10% sul 10% più ricco e un sistema di tassazione fortemente progressivo. Prendiamo le risorse da chi ha abbondantemente vissuto di rapina!

- Per una scuola pubblica e laica, liberata da tutte le controriforme che l’hanno resa un’azienda. Basta con l’alternanza scuola-lavoro (PCTO), i tirocini e tutte le forme di lavoro gratuito. Vogliamo un’educazione senza stereotipi di genere e l’educazione sessuale nelle scuole, con il coinvolgimento dei centri antiviolenza e delle associazioni LGBTQIA+.

- Per l’abolizione dell’obiezione di coscienza e di ogni influenza della Chiesa nelle nostre vite. Per consultori pubblici e sotto il controllo dell* utenti, donne e persone LGBTQIA+, per l’accesso alla contraccezione e all’aborto farmacologico.


Liberiamo le nostre vite, uniamo le nostre forze per costruire la rivoluzione mondiale contro l’ordine sociale eterocispatriarcale e capitalista!



Volantino allegato in basso

Partito Comunista dei Lavoratori - Commissione donne e altre oppressioni di genere