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A Kiev i tre re magi dell'imperialismo

 


La missione congiunta Draghi-Macron-Scholz a Kiev non ha solo ragioni di facciata.


Oltre al sostegno all'Ucraina sul terreno militare, i paesi imperialisti europei devono fare la quadra anche su quello dell'economia di guerra. Qui si presenta una selva di questioni molto ampia: quella della dipendenza energetica e dei vari modelli vigenti nei diversi paesi europei legati ora al gas, ora al petrolio, ora al carbone, ora al nucleare; i problemi derivanti da una considerevole inflazione e alle risposte di tipo deflattivo (aumenti del costo del denaro) pronte già sul tavolo dei vari governi, non solo europei; lo scarso livello di coesione sul terreno delle prospettive politiche dei vari imperialismi europei e il loro peso debole di fronte agli imperialismi USA, cinese e in secondo ordine britannico.

Sullo sfondo una situazione militare complessa e rischiosa, una carestia biblica con lo strascico di emigrazione e ulteriore immiserimento delle masse popolari europee, l'intreccio con il protrarsi degli strascichi della pandemia.

Al di là dei risultati che la missione potrebbe avere (anche rispetto alla richiesta ucraina di aderire all'UE), è chiaro che essa si gioca anche sul terreno della ricomposizione degli equilibri – oggi non rassicurante – all'interno della stessa Europa imperialista.
Da queste ampie zone d'ombra, per contrasto, si evidenzia per il Partito Comunista dei Lavoratori, la debolezza attuale dell’unica prospettiva, quella rivoluzionaria e socialista, sempre più necessaria in questo micidiale caos.

P.S.