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8 marzo. Lottare per costruire una opposizione di classe anticapitalista e rivoluzionaria

 


Pandemia e guerra hanno impattato pesantemente sulla vita di milioni di persone.


Dopo una nuova recessione causata dal dilagare del coronavirus a livello globale, si è avuta forte ripresa economica nel 2021 e una crescita occupazionale, dovuta a politiche di forte indebitamento pubblico da parte degli stati capitalisti e a politiche espansive delle banche centrali. Ciò trascina con sé un forte aumento inflazionistico, legato al rincaro delle materie prime e dei beni di approvvigionamento e amplificato in questo ultimo anno dalla guerra in Ucraina. Si registra ovunque un peggioramento delle condizioni dei lavoratori salariati. In Italia, la realtà riflette uno scenario di impoverimento generale poiché all’aumento dell’inflazione (11,6%), si accompagna il peggioramento dei contratti, la compressione salariale e l’allungamento dell’età lavorativa (migliaia di lavoratori più anziani dopo i 64 anni).

La fase politica che vede al governo la coalizione di destra a guida Meloni ottiene già il plauso di Confindustria: lo stop al superbonus e al reddito di cittadinanza accompagnati dai forti tagli alla spesa pubblica su scuola e sanità, il progetto di autonomia differenziata, il preannunciato taglio dell’Irap e l’aumento al 2% delle spese militari in funzione del rafforzamento dell’imperialismo italiano. Sul versante dei diritti civili mostra una pesante torsione reazionaria, che colpirà soprattutto le donne e la comunità LGBTQIAP+, gli immigrati e più in generale il proletariato “scomodo” sul quale dirottare il malcontento sociale. Ne abbiamo avuto un assaggio con la repressione politica nei confronti dei ravers e ancor più nei confronti dell’anarchico Alfredo Cospito.

Cosa farà nel concreto questo governo?

“La legge 194 non verrà abolita, ha affermato Meloni, ma vanno messi sullo stesso piano donne che vogliono abortire e obiettori”. Dal nostro punto di vista questo è da respingere se pensiamo che in Italia il 70% dei ginecologi sono obiettori e 31 strutture sanitarie hanno il 100% di obiettori; alcune regioni sono tra le peggiori in termini di presenza di obiettori sul numero di strutture, in ordine Molise, Puglia e Marche. I tagli alla sanità hanno inoltre causato la diminuzione dei reparti di ostetricia e/o ginecologia, dei quali solo una parte (il 63%) pratica l’IVG. L’autonomia differenziata in futuro determinerà ulteriori disuguaglianze e ostacoli per le donne, soprattutto nel sud. La Campania risulta già tra le regioni con il solo 30% di strutture che praticano l’IVG.

Il tanto sbandierato diritto alla maternità rimane un fermo riferimento ideologico di stampo reazionario, tant’è che persino la propaganda sui congedi parentali si è trasformata in nulla di fatto.

Il governo, inoltre, non è intenzionato nemmeno parlare di DDL Zan, di legalizzazione della Cannabis, di Eutanasia. Leggi non risolutive ma che garantiscono, quantomeno ad una democrazia borghese, un maggiore livello di civiltà. Del resto, cosa aspettarsi da chi parla in maniera delirante di “ideologia gender” e di “lobby LGBT”? Cosa aspettarsi da esponenti di governo, come Roccella e Nordio apertamente omofobi? Il punto è che l’omobilesbotransfobia e il razzismo istituzionale sono fenomeni che incentivano e autorizzano l’attuazione della violenza già presente in quella che viene definita “la società civile”, per ragioni strutturali legate all’intreccio molto forte tra capitalismo e patriarcato.

In alcuni paesi si solleva il vento della protesta. In Francia dal 19 gennaio si continua a scioperare e a lottare contro l’innalzamento dell’età pensionabile, misura voluta da Macron per tagliare sulle spese sociali e garantire investimenti ad imprese e spese militari. In Iran le coraggiose donne hanno sfidato il regime da quando, il 16 settembre la ventiduenne curda Mahsa Amini fu assassinata a bastonate dalla polizia religiosa perché portava irregolarmente il velo. Una protesta che ha assunto un carattere di massa, coinvolgendo la gioventù e l’avanguardia operaia iraniana.

In Italia quando? Dobbiamo forse sperare nell’immobilismo di Landini e della burocrazia CGIL?

L’indizione dello sciopero da parte di alcuni sindacati è apprezzabile ma insufficiente, poiché è legata a logiche minoritarie e autocentrate. Non è stato fatto nessuno sforzo per concepire una data unitaria di tutto il sindacalismo di base che potesse fungere da catalizzatore anche per migliaia di lavoratrici iscritte ad altri sindacati ma intenzionati a mobilitarsi. Se giungerà un segnale nelle prossime settimane, sarà purtroppo un segnale tardivo nell’ambito di questa scadenza, che ricordiamo, non è una giornata commemorativa ma una data di lotta internazionale. Questa debolezza è dovuta anche al fatto che il movimento Non Una Di Meno, seppur continua a riempire le piazze per alcune scadenze importanti, registra un calo di partecipazione di dinamiche machiste ed egemoniche, che contribuiscono indirettamente a indebolire la costruzione di un’opposizione dal basso in Italia.

In questa fase è necessario ripartire e cercare di costruire una forza uguale e contraria a quella dei nostri oppressori e sfruttatori ed è ancor più necessario coinvolgere la grande massa astensionista, per trasformare la disillusione nella spinta alla lotta. Come femministe rivoluzionarie vorremmo contribuire a questo scopo, portando ovunque il nostro programma, sui luoghi di lavoro, nelle piazze e tra le mura domestiche.
Ci battiamo per:

• La difesa del lavoro, unico effettivo strumento di autodeterminazione, con l’abolizione di tutte le leggi che hanno precarizzato il lavoro e ne hanno eliminato le tutele: il pacchetto Treu, la legge Biagi, il Jobs Act e le controriforme degli ultimi trenta anni ci espongono ai ricatti sociali e sessuali; introduzione del collocamento pubblico a chiamata numerica; la ripartizione del lavoro con la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga; parità salariale per tutte.
• La nazionalizzazione sotto controllo delle lavoratrici e dei lavoratori delle imprese che chiudono, inquinano o delocalizzano: ci serve lavoro, non un reddito di povertà alternativo al lavoro!
• La reintroduzione dell’articolo 18 sui licenziamenti, esteso a tutte le aziende con almeno dipendenti.
• Il salario garantito per chi è in cerca di occupazione: contro ogni forma di reddito di base universale, voluto anche da Bill Gates, Zuckerberg ed Elon Musk! E quindi contro ogni forma di reddito di autodeterminazione slegato dalla condizione lavorativa, che non garantisce autonomia, ma al contrario prospetta maggiori possibilità di rinchiuderci nell’ambiente domestico. Contro la logica del salario minimo in fase di compressione salariale, per una scala mobile che, al contrario, adegui i salari all’aumento dell’inflazione.
• Riforma delle pensioni che faccia a pezzi tutte le controriforme pensionistiche, per ritornare al sistema retributivo al 2% annuo con 60 anni per la pensione di vecchiaia e 35 anni per la pensione di anzianità, dopo una vita lavorativa in cui a tutte e tutti sia garantito un lavoro completo di tutele in ogni settore.
• Tutela della maternità e congedi parentali retribuiti per tutte/i (affinché la genitorialità non sia prerogativa delle sole donne).
• Revisione e aggiornamento della sicurezza sui posti di lavoro; istituzione del delitto di omicidio sul lavoro.
• Un welfare statale che non ci renda schiave all’interno della famiglia, con l’istituzione di un ampio programma di servizi sociali che si prenda in carico l’enorme quantità di lavoro di cura che oggi pesa maggiormente sulle spalle delle donne, nella prospettiva della socializzazione del lavoro di cura.
• Requisizione di tutte le case sfitte da assegnare in primo luogo a tutte le persone con difficoltà di inserimento lavorativo e alle persone con disabilità, a garanzia dello sviluppo della propria autonomia personale.
• Abolizione dell’obiezione di coscienza nelle strutture sanitarie pubbliche, nonché la fine delle erogazioni statali alle strutture private, con il loro esproprio senza indennizzo e la determinazione dell’unicità del Servizio Sanitario Nazionale pubblico. Fuori i religiosi e i capitalisti dalla nostra vita e dalla nostra salute!
• Libero e gratuito accesso all’interruzione di gravidanza e alla contraccezione.
• Consultori pubblici per le donne e per le persone LGBT*QIAP+, sotto il controllo delle utenti e con accesso a tutte le tecniche e alle informazioni mediche per autodeterminare le decisioni sul proprio corpo.
• Auto-organizzazione e autodifesa della comunità LGBT*QIAP+ per rispondere colpo su colpo e al di fuori delle logiche riformiste ed opportuniste all’offensiva reazionaria e clerico-fascista che si preannuncia nell’immediato futuro.
• Superamento della Legge 164/82 e di tutte le leggi che patologizzano e discriminano l’esistenza e i percorsi di autodeterminazione delle soggettività T* e, più in generale, di tutte le persone LGBT*QIAP+.
• Apertura dei confini e l’eliminazione di tutte le leggi securitarie che opprimono le donne e soggettività LGBT*QIAP+ migranti e legittimano le violenze nei loro confronti.
• Educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole, rigorosamente laica che chiami medici ed educatrici/educatori, escludendo associazioni collegate alla Chiesa. Questo per garantire la promozione di una contraccezione consapevole e di un libero sviluppo della propria sessualità.
• Lotta senza quartiere alla concezione abilista e neurotipica dell’esistente, figlia delle necessità del sistema di produzione capitalistico, e di ogni altra forma di abilismo. Perché il mondo che vogliamo deve essere invece adatto ai bisogni e ai desideri di tutte e tutti, incluse le persone con disabilità e neurodivergenti.

Non si può pensare di sconfiggere il patriarcato senza abbattere il capitalismo e viceversa, qualsiasi rivoluzione è destinata a fallire senza un nuovo progetto di società che spezzi le catene dei soggetti doppiamente oppressi.

Alla lotta!

Partito Comunista dei Lavoratori