Con un'azione che ha pochi precedenti recenti di questo tipo, il governo tedesco è arrivato a disturbare, fino all'impedimento fisico, il Congresso sulla Palestina, una conferenza internazionale con centinaia di attivisti e militanti.
Pubblichiamo il resoconto della conferenza e delle gesta censorie delle autorità scritto dai compagni di ArbeiterInnenmacht, anch'essi oggetto di repressione poliziesca. A loro, e al movimento per la Palestina in Germania, va la nostra solidarietà.
Le restrizioni ai diritti democratici fanno ormai parte del normale stato di "democrazia". La "solidarietà incondizionata" con Israele, dichiarata da Angela Merkel e Olaf Scholz come la ragion d'essere dello stato tedesco, è chiaramente incompatibile con la libertà di espressione.
Libertà di espressione che è stata messa nel mirino, come raramente prima, il 12 aprile a Berlino, una città che può vantare una lunga storia di violenza e arbitrio da parte della polizia.
Ma mentre tale repressione si concentra "normalmente" su manifestazioni, occupazioni, blocchi stradali, oltre che su atti di disobbedienza civile o sulla ribellione di precari, questa volta l'attacco alla libertà di espressione ha avuto come obiettivo una conferenza organizzata democraticamente, il Congresso sulla Palestina.
RAGIONE DI STATO
La solidarietà con Israele è stata dichiarata, anzi esaltata, come interesse primario della Germania, anche se le sue forze armate hanno appena ucciso circa 40.000 persone, e a Gaza oltre un milione di persone sono state cacciate dalle loro case e le loro città ridotte in macerie. Ora centinaia di migliaia di persone sono minacciate dalla fame. Il governo tedesco, l'opposizione borghese e i media, di fatto coalizzati, si aggrappano alla finzione che Israele stia solo esercitando il suo "diritto all'autodifesa", invece di condurre una guerra di aggressione genocida. E non è tutto: la Germania sostiene la guerra non solo politicamente e diplomaticamente, ma anche militarmente. Solo nel 2023, le esportazioni di armi verso Israele sono decuplicate.
Di conseguenza, questa guerra viene portata avanti anche in Germania. Da un lato, ciò ha lo scopo di lavare ideologicamente la colpa dell'imperialismo tedesco per l'Olocausto, mentre dall'altro, lo stato tedesco sta perseguendo i suoi tangibili interessi economici e, soprattutto, geostrategici.
Lo stesso esercizio del diritto alla libertà di parola è quindi diventato un'attività quasi criminale. Per settimane, gli opinionisti "democratici", sia reazionari che liberali, hanno chiesto ai media di vietare il Congresso sulla Palestina. Poiché ciò non era legalmente possibile, per giorni sono state avanzate richieste e minacce, che sono poi state messe in atto dalla polizia il 12 aprile. Il sindaco conservatore di destra di Berlino Karl Wegner ha minacciato per settimane un "intervento rigoroso" al "minimo sospetto" di dichiarazioni illegali. In parole semplici, ciò non significa altro che la minaccia di criminalizzare qualsiasi critica aperta allo Stato di Israele e alle sue basi razziste, qualsiasi solidarietà con la Palestina, qualsiasi posizione antisionista e qualsiasi difesa dei diritti democratici del popolo palestinese, in particolare del suo diritto all'autodeterminazione nazionale.
UNA PROVOCAZIONE
La giornata di apertura del Congresso sulla Palestina ha quindi avuto inizio con vessazioni inverosimili e assurde. Le norme antincendio ed edilizie sono state usate come pretesto per far entrare solo 250 persone in un locale che può ospitarne 600. Fin dall'inizio, quindi, è stato impedito a centinaia di persone di partecipare all'evento. Inoltre, la polizia ha prolungato artificialmente per ore l'intero processo di ammissione dei partecipanti.
Mentre le autorità negavano l'ingresso a centinaia di persone munite di biglietto, la polizia ha fatto entrare di nascosto giornalisti filosionisti e provocatori del quotidiano conservatore Die Welt, che aveva condotto una campagna gravemente diffamatoria contro l'evento e i diritti dei suoi organizzatori. Inoltre, la polizia ha posto come condizione per l'inizio dei lavori la presenza massiccia di agenti (in uniforme e in borghese). La polizia di Berlino ha schierato circa 900 agenti per ottenere questo risultato e portare a termine questa missione politica. Ed è riuscita a farlo.
IL DISCORSO DI HEBH JAMAL
Nonostante tutte queste vessazioni, provocazioni e metodi da stato di polizia (da cui Putin, Erdogan, Netanyahu, Biden, ma anche Meloni e Macron potrebbero ancora imparare qualcosa), il Congresso è iniziato con un discorso commovente, quello di Hebh Jamal, una giornalista palestinese-americana residente in Germania. Nel suo intervento ha esposto le menzogne, ma anche la cooperazione degli oppressori di tutto il mondo, una cooperazione che non è una teoria del complotto, ma rivela gli interessi comuni di tutte le classi dominanti in un ordine imperialista basato sullo sfruttamento e sull'oppressione. Soprattutto, Hebh Jamal ha chiarito che una conferenza che mette in evidenza i crimini della Nakba, l'espulsione e l'oppressione dei palestinesi, e la complicità dell'imperialismo tedesco, è di per sé un atto di resistenza.
La condanna di questa politica, che la conferenza si è impegnata a promuovere, è necessaria e fa parte della rottura del silenzio. È stato un momento di solidarietà che ci spinge ad agire, ad aumentare e a migliorare il coordinamento del nostro movimento.
Questo è esattamente ciò che l'intero establishment politico tedesco vuole evitare a tutti i costi. Questo "fronte unico" comprende i partiti della coalizione di governo, SPD, Verdi e Liberaldemocratici (FDP), e la principale forza di opposizione, i cristiano-democratici e cristiano-sociali della CDU-CSU, oltre all'estrema destra dell'AfD. Ma, vergognosamente, comprende anche parti del partito di sinistr Die Linke.
ECCO COS'È LA "DEMOCRAZIA" IMPERIALISTA
Il videomessaggio di Salman Abu Sitta, autore e ricercatore palestinese, cui lo stato tedesco aveva vietato l'ingresso nel paese a causa del suo coinvolgimento nel movimento di resistenza, è stato fermato dalla polizia dopo pochi minuti dall'inizio e senza alcun motivo apparente. Alla fine, all'avvocato degli organizzatori sono state fornite diverse motivazioni contraddittorie, molto discutibili anche dal punto di vista legale. A un certo punto la polizia ha spiegato che il discorso poteva contenere passaggi che potevano costituire un incitamento all'odio, e che ciò sarebbe stato oggetto di indagine. Sulla base del fatto che non si possono chiedere troppe "ragioni" per l'operato della polizia, è stato poi aggiunto che Salman Abu Sitta è stato bandito dall'attività politica in Germania.
La polizia non ha saputo dire quando e da chi ciò sia stato deciso, né se la riproduzione di un videomessaggio rientrasse nel divieto. Ma chi ha bisogno di motivazioni quando si ha a disposizione il monopolio dell'uso della forza? E per fugare ogni dubbio che il diritto alla libertà di riunione e di parola fosse calpestato, il congresso e tutti gli eventi successivi sono stati vietati e annullati sia il sabato che la domenica seguenti.
La polizia è così riuscita a interrompere e disperdere il Congresso. Ma non ci faranno tacere e non raggiungeranno il loro obiettivo di distruggere il nostro movimento, che sta crescendo e diventando sempre più forte.
Al contrario. Lo scioglimento arbitrario del congresso e l'attacco alla libertà di espressione non solo rivelano il carattere repressivo della polizia. Illustrano anche il carattere antidemocratico della politica del governo tedesco. E mostrano lo stretto legame tra la politica imperialista e la necessità di mantenere il monopolio dell'opinione pubblica. Oltre alla repressione, ci troviamo di fronte anche ad agitazioni e calunnie orchestrate, inclusa una massiccia ondata di razzismo antipalestinese, antimusulmano e antiarabo.
A nostro avviso, il fatto che i media tedeschi abbiano puntato anche i compagni dell'organizzazione ArbeiterInnenmacht [sezione tedesca della League for the Fifth International] e del suo gruppo giovanile REVOLUTION dimostra che abbiamo fatto qualcosa di buono. Tuttavia non vogliamo dimenticare che nelle ultime settimane l'establishment tedesco non ha nemmeno mancato di mostrare il suo lato antisemita, quando ha diffamato pubblicamente gli ebrei antisionisti, in particolare i compagni della Jewish Voice for a Just Peace in the Middle East, e la cassa di risparmio di Berlino ha bloccato il loro conto associativo. Ma non dobbiamo dimenticare che sono soprattutto i nostri compagni palestinesi a essere brutalmente attaccati, le cui associazioni e organizzazioni sono minacciate e criminalizzate, e su cui pende la spada di Damocle dell'espulsione, mentre allo stesso tempo i loro amici e parenti muoiono o vengono buttati fuori dalle loro terre.
Oggi, 12 aprile 2024, i Wegner e i Giffey, gli Scholz e i Baerbock hanno potuto sciogliere il nostro congresso. Hanno i mezzi per farlo. Ma potrebbero non essere troppo sicuri del loro "successo", della loro "vittoria" sui nostri diritti democratici, e di certo non se la godranno troppo a lungo. Anche se sono riusciti a sciogliere il nostro congresso, esso è diventato - come una delle piccole ironie della storia - ancora più noto in tutto il mondo. Soprattutto, la repressione ha sensibilizzato molte più persone sul carattere reazionario e antidemocratico del capitalismo tedesco di quanto avrebbero potuto fare i nostri discorsi, contributi, discussioni e risoluzioni. L'imperialismo tedesco, in particolare, ha trascorso decenni a costruirsi l'immagine di essere relativamente "democratico" e "basato sui valori". Ma ora sta smascherando questa bugia autocelebrativa.
Faremo in modo che gli vada di traverso. Possono vietare un congresso, ma non spezzeranno la nostra resistenza, la nostra volontà di combattere, la nostra determinazione. Perché, a differenza loro, noi lottiamo per una causa giusta, per la libertà e l'autodeterminazione del popolo palestinese, per un mondo senza sfruttamento e oppressione.