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Dagli accampamenti per la Palestina alle flotille. Il coraggio è contagioso

 


1 Settembre 2025

In tutto il mondo sono in corso nuove proteste, sempre più massicce e frequenti, per porre fine al genocidio in Palestina. Le mobilitazioni di massa, gli accampamenti universitari e le flottiglie cercano di rompere l'assedio, dando forma a un movimento globale sempre più radicalizzato. Ripercorriamo gli antecedenti di queste iniziative navali, che nell'ultima flotilla annovera tra i suoi membri Celeste Fierro del MST-FIT (Argentina)

Nonostante la campagna dell'estrema destra per instaurare un senso comune a favore di Israele, in tutto il mondo continuano incessanti i movimenti in difesa del popolo palestinese. Il potere economico e politico a livello mondiale è complice del genocidio in corso, ma i palestinesi di tutto il pianeta hanno trovato uno spazio per far sentire la loro voce insieme ad altri gruppi organizzati, dimostrando che la solidarietà popolare è la loro arma più potente per la resistenza.

Va sottolineato che l'appello a un cessate il fuoco continua a guadagnare terreno, a quasi due anni dall'intensificarsi del massacro perpetrato dallo Stato di Israele. La resistenza di bambini, adulti e anziani nella Striscia di Gaza ispira azioni, proteste e discorsi di artisti e personalità dei media. La campagna BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) rafforza le azioni che mirano a indebolire il potere militare e il sostentamento economico di Israele, che dipende dalle risorse di multinazionali come Starbucks, McDonald's, Unilever, tra le altre.

In questo momento, mentre il genocidio avanza verso la “soluzione finale” accumulando crimini di guerra confessati dagli stessi vertici militari, assistiamo a una crudeltà esponenziale. Il blocco imposto al rifornimento di acqua, cibo e attrezzature mediche, la distruzione di ospedali, campi profughi e chiese, l'uccisione di bambini, donne e anziani in fila per ricevere aiuti umanitari e lo sfollamento di massa di un'intera popolazione sotto la minaccia di uno sterminio totale sono alcune delle principali violazioni dei diritti umani che si stanno commettendo nella regione e che, fin dalla Seconda Guerra Mondiale, non si pensava potessero ripetersi. È urgente raddoppiare gli sforzi per fermare la macchina di sterminio in atto.


AZIONI COLLETTIVE PER GAZA IN TUTTO IL MONDO

Le proteste in corso, iniziate in alcune città fin dal 2023, si sono presto diffuse in tutto il mondo. La solidarietà ha mobilitato i lavoratori, che hanno fatto pressione sulle aziende affinché disinvestissero in Israele. La mobilitazione ha coinvolto studenti di tutto il mondo, che hanno organizzato accampamenti per chiedere alle università di prendere posizione, soprattutto negli Stati Uniti, dove esistono legami diretti tra importanti università e Israele. Recentemente è stata riattivata la strategia dell'invio di flottiglie per rompere l'isolamento imposto alla Palestina.

Il tentativo di raggiungere Gaza con aiuti umanitari via mare non è nuovo. Il rigido controllo terrestre e aereo esercitato da Israele, che comprende il controllo e il blocco degli alimenti, rende la rotta marittima l'unica possibilità reale per far arrivare gli aiuti nel territorio palestinese.

1. Nel 2010, la Freedom Flotilla è stata brutalmente attaccata da Israele in acque internazionali, causando otto morti e decine di feriti.

2. Nel 2015 e nel 2018 altre iniziative non sono riuscite ad arrivare in Palestina, venendo intercettate. Nel 2025 ci sono già stati due tentativi: nel primo, a maggio, la nave è stata attaccata con dei droni. L'equipaggio, che includeva personaggi noti come Greta Thunberg, è stato sequestrato e arrestato dalle forze israeliane.

3. Successivamente, anche la nuova flotilla, guidata dalla nave Madleen, è stata intercettata.


LA GLOBAL SUMUD FLOTILLA

Ora è in corso un nuovo tentativo di rompere l'assedio. In questo momento, migliaia di attivisti da tutto il mondo si stanno dirigendo verso Gaza per la più grande azione di protesta che ci sia mai stata contro l'assedio e la crisi umanitaria. Per aumentare la visibilità dell'azione, attivisti, influencer e militanti di diverse lotte si stanno unendo alle flotte per portare aiuti al popolo palestinese.

Dall'Argentina, siamo orgogliosi di essere rappresentati dalla compagna Cele Fierro, militante del Movimiento Socialista de los Trabajadores (MST) e deputata della città di Buenos Aires per il Frente de Izquierda - Unidad, parte della delegazione che cerca di aprire, finalmente, un canale umanitario permanente e fermare il genocidio. Questo è un grande passo avanti per costruire una risposta internazionale forte e attiva in difesa di una Palestina libera, democratica, laica e socialista, come rivendicato dalla Lega Internazionale Socialista.

Da tutti i fiumi a tutti i mari, la Palestina vincerà!

Lucas Finger

La vittoria ultrareazionaria in Argentina

 


La nuova fase dello scontro sociale. Il ruolo della sinistra rivoluzionaria

Il candidato ultrareazionario Milei (La Liberad Avanza) ha ottenuto una vittoria travolgente al ballottaggio delle elezioni presidenziali argentine, con 11 punti di vantaggio sul candidato peronista Massa, espressione del governo uscente (55,7% contro il 44,3%). Tra il primo e il secondo turno Milei è passato da 8 milioni a 14,5 milioni di voti, vincendo in 21 circoscrizioni su 24. Determinante sicuramente il sostegno della coalizione di destra tradizionale guidata da Patricia Bullrich, Juntos por el Cambio (Insieme per il cambiamento), che ha largamente travasato su Milei i suoi 6 milioni di consensi.
In ogni caso Milei è riuscito a polarizzare un vasto blocco sociale interclassista attorno alla bandiera del “cambio”, unendo attorno a sé il grosso della piccola borghesia e ampi settori di popolazione povera: il classico blocco reazionario con base di massa che ha sorretto a suo tempo le fortune di Trump e Bolsonaro. La sua vittoria segna la crisi del vecchio bipolarismo tra il peronismo e la destra liberale. La profondità della crisi argentina ha rotto gli argini della tradizionale alternanza.

Il governo peronista di centrosinistra guidato da Alberto Fernandez è stato l'artefice della vittoria di Milei. Le sue politiche di collaborazione col Fondo Monetario Internazionale per pagare l'ingente debito estero hanno accompagnato una crescita abnorme della povertà, sino al 40% della popolazione. La ulteriori misure di precarizzazione del lavoro hanno colpito la condizione dei giovani. La progressiva svalutazione del peso ha aumentato a dismisura i costi delle importazioni producendo un'inflazione fuori controllo al 140%, che ha polverizzato salari e pensioni. La copertura delle burocrazie sindacali a questa politica d'austerità ha fatto il resto.
Milei ha dunque raccolto, purtroppo, una vasta pulsione di rigetto e disperazione sociale. La retorica “anticasta” e la sua recita mediatica – la motosega quale metafora della rottura col passato – ha sfondato nell'immaginario popolare. La Libertad Avanza è apparsa confusamente a suo modo un programma di liberazione alla maggioranza della società argentina.

Ma nella realtà il programma di Milei ha il profilo della reazione pura, persino della provocazione sfrontata: dalla privatizzazione integrale di sanità e istruzione, alla dollarizzazione dell'economia, all'abrogazione dei sussidi sociali, alla cancellazione di conquiste democratiche elementari (aborto), alla pubblica rivalutazione della dittatura militare e delle sue politiche assassine. Il sostegno a Milei di tante sue vittime annunciate segna il paradosso del voto argentino. Un paradosso certo non nuovo nella storia, ma che misura nella sua portata la profondità della disfatta peronista, e la serietà della sconfitta del movimento operaio.

Ora si apre in Argentina una fase nuova dello scontro politico e sociale. Milei ha riportato una vittoria elettorale schiacciante, ma non dispone di un potere istituzionale proporzionale. Dispone di 38 deputati su 257 e di 8 senatori su 72, in virtù dei risultati delle elezioni di ottobre. Non ha propri governatori nelle provincie. Ha pochissimi sindaci delle città. Sicuramente si avvarrà dell'appoggio parlamentare dichiarato, e negoziato, della destra tradizionale di Macri e di Bullrich, ma anche col loro sostegno non raggiungerà la maggioranza necessaria. Il divario tra il programma annunciato e i numeri parlamentari rappresenta dunque il suo primo problema. Non il solo.
Il Fondo monetario aspetta il pagamento nel prossimo mese di 44 miliardi di dollari, le riserve della Banca centrale sono a secco, l'incasso delle privatizzazioni annunciate, al netto di ogni altra considerazione, richiede tempi lunghi. Milei ha annunciato che farà dell'Argentina...“la prima potenza del mondo”, ma intanto deve misurarsi con la sua crisi verticale.

Il terreno decisivo del confronto che si prepara è quello della lotta di classe. La terapia d'urto che il nuovo Presidente ha annunciato rappresenta una dichiarazione di guerra contro il movimento operaio e sindacale e le organizzazioni di massa. L'onda euforica delle illusioni (e della confusione) lascerà presto il campo alla realtà di nuovi imponenti sacrifici. Le disponibilità compromissorie delle burocrazie sindacali peroniste dovranno confrontarsi con la resistenza della propria base. Le organizzazioni del movimento piquetero stanno organizzando una prima risposta. Le organizzazioni studentesche e il movimento di massa delle donne hanno annunciato la propria mobilitazione. Il fronte unico di classe e di massa contro il governo più reazionario dai tempi della dittatura è certo la prima necessità politica, in un contesto molto difficile.

In questo contesto la sinistra trotskista argentina (Frente de Izquierda - Unidad) è e sarà un punto di riferimento importante per l'avanguardia larga della classe operaia e dei settori oppressi della società. I quasi 800000 voti riportati nelle elezioni di ottobre su una politica di opposizione di classe e di alternativa di sistema (“obreros al poder”), la conferma di un'importante presenza parlamentare, il prestigio di un'ampia riconoscibilità operaia e popolare anche al di là dei voti ottenuti, candidano le organizzazioni del FIT a un ruolo importante nella costruzione dell'opposizione di massa al nuovo governo Milei, combinando la parola d'ordine del fronte unico contro la reazione con lo sviluppo di una direzione alternativa al peronismo. Un'indicazione tattica unitaria delle organizzazioni del FIT per un voto a Massa contro Milei al ballottaggio (ovviamente senza alcun sostegno politico a Massa) avrebbe rafforzato, e non indebolito, questa battaglia per l'egemonia alternativa presso la base operaia peronista. Non farlo è stato a nostro avviso un errore. In questo senso la posizione assunta da Izquierda Socialista ci è parsa corretta, a differenza di quella “astensionista” variamente declinata di PO, PTS, MST. Ma l'errore non toglie nulla al ruolo indispensabile che il FIT è oggi chiamato a svolgere. Ai compagni del FIT va tutto il nostro sostegno politico in questa importante battaglia nella fase difficile che si apre. La costruzione del partito rivoluzionario argentino, attraverso un'unificazione delle organizzazioni del FIT in un comune partito, ci pare più che mai un'esigenza posta dallo scenario politico. Non da oggi, ma tanto più oggi.

Partito Comunista dei Lavoratori