♠ in elezioni at 15:43
Proponiamo ai compagni, ai lavoratori, ai cittadini bolognesi una breve riflessione sulle prossime elezioni comunali e sulla partecipazione del nostro partito. Invitiamo tutti ad approfondire con noi questi temi mercoledì 16 dicembre, alle ore 20.30, presso la nostra sede in via Marini 1/b (traversa di viale della Repubblica).
La
città di Bologna è ormai lontana da quella che fu rappresentata per
decenni nell’immaginario pubblico nazionale, in particolare quello
di sinistra. Si trattava spesso di un travisamento della realtà,
tuttavia in passato era innegabile l'esistenza di un sistema
cittadino e regionale, basato su uno sviluppato livello di servizi
sociali e di forti legami politici, sindacali e coooperativi che
miglioravano tendenzialmente la qualità della vita delle classi
lavoratrici, anche se spesso rinunciando alla conflittualità col
padronato.
Nel
corso degli ultimi decenni è altrettanto innegabile un arretramento,
che ne pregiudica le condizioni di vita.
Bologna
è oggi la capitale di un sistema politico ed economico – a base
regionale con proiezioni nazionali – assolutamente consociativo che
ha fatto implicitamente dello slogan LE MANI SULLA CITTA' un modo di
gestione e di governo.
Organizzazioni
politiche e sociali sono complici e integrate tra loro:
PD-SEL-NCD-CGIL-CISL-UIL-COOP-CDO-CL-UNINDUSTRIA-RETI ASSOCIATIVE,
ECC.
Anche
l'opposizione istituzionale è quasi sempre una semplice parte
teatrale necessaria a mantenere il proprio ruolo nella
rappresentazione generale e accedere comunque alla grande mangiatoia
pubblica.
È un sistema politico che, forte anche delle numerose controriforme istituzionali ed elettorali di carattere antidemocratico, punta ad essere sempre meno dipendente dal consenso popolare, sempre più forte della sua autonomia; punta cioè a governare anche contro il consenso della popolazione, addirittura quando questo rappresenta la sua base elettorale storica, come nel caso evidente del referendum locale sui finanziamenti alle scuole private.
Le
amministrazioni della città – a contare almeno dall'inizio del
nuovo secolo – sono state centrate a soddisfare vari appetiti di
banche e imprese attraverso megaopere inutili alla popolazione ma
necessarie al sistema produttivo privato, solo per fare alcuni
esempi: nuova stazione, alta velocità, Civis/Crealis, People mover,
Fico, nuove zone residenziali, speculazione edilizie e
cementificazione del territorio, ecc.
Tutto
questo mentre il mondo del lavoro veniva sempre più massacrato sia
in termini occupazionali che salariali. La stessa assistenza è stata
di fatto degradata a carità istituzionale. Mentre i servizi sociali
vengono costantemente tagliati e elargiti a prezzi insostenibili.
FALSI
PROFETI E LOTTE DI RESISTENZA
La
sinistra istituzionale che ha ricoperto – a volte ricopre ancora –
ruoli negli esecutivi locali, come in passato anche a livello
nazionale, oggi è in piena difficoltà ad esprimere una linea
politica chiara e una proposta che non sia di pura immagine
finalizzato solo alla sopravvivenza del proprio ceto politico
(v. Sel, Prc, Altraeuropa e tsipriani vari, Verdi, comitati e circoli
vari).
I
nuovi “salvatori” della sinistra bolognese appaiono tali solo
grazie alle tante dimenticanze:
Mauro Zani è stato per decenni uno dei politici più potenti di
questa città così come alcuni suoi sodali, basti pensare a
Lanfranco Turci capo delle Coop, presidente della Regione e poi
parlamentare, pure transitato per un periodo nel Psi. Basterebbe
ricordarsi dove erano Zani e i suoi compari quando a Bologna
cominciavano le privatizzazioni (do you remember farmacie comunali?)
e i finanziamenti alle scuole private.
Lo
stesso vale per l'ex assessore Ronchi (per oltre un decennio
assessore in giunte di vario livello a guida PD), che oggi, dopo
essere stato scaricato, si schiera tutto a sinistra, mentre
basterebbe chiedersi quando mai negli ultimi anni ha preso le
distanze dalle posizioni del sindaco, della giunta e del Pd.
Cosa
pensava e cosa votava Ronchi al referendum sulle scuole private o sul
contratto delle maestre/i neoassunte nelle scuole dell'infanzia
comunali? Come si è schierato Ronchi sul People mover o su Fico o
sulla vendita delle azioni delle partecipate? E così su tanto altro.
Si
dimostra ancora una volta che i trombati e prepensionati della
politica si buttano a sinistra. Il guaio è che ci siano ancora tanti
che abboccano.
Gli
stessi esponenti di alcuni centri sociali, che a costoro fanno
proposte di alleanze, hanno nell'ultimo quindicennio sostenuto alle
elezioni i candidati sindaco dei DS/PD, esprimendo addirittura propri
candidati nelle liste alleate al PD, giungendo fino ad esprimere il
primo assessore alla casa nella giunta Cofferati (tale Antonio
Amorosi che oggi scrive su Libero).
D'altra
parte non saranno certo invenzioni giornalistiche, come la Frascaroli
(mai stata di sinistra), a risollevare le sorti del proletariato
bolognese. E nemmeno i 5 stelle, che spesso affascinano ancora tanti
compagni/e pur essendo una formazione filopadronale con un progetto
reazionario: vogliamo ricordare il loro appoggio alla linea di
“legalità” degli sgomberi operati negli ultimi mesi in città?
In
questo contesto difficile e a tratti desolante si muovono comunque,
anche a Bologna, elementi di resistenza – spesso separati e
marcianti su binari paralleli – su vari livelli: lotte per la casa
e il diritto all'abitare degno; movimento contro la “buona scuola”
di Renzi; comitati sui trasporti, mobilità e ambiente (No
Peolplemover; passante nord, ecc.). Nei luoghi di lavoro ancora
resiste/esiste un sindacalismo classista basato soprattutto sui
sindacati di base e a volte- sempre meno – su alcuni settori e
categorie Cgil, soprattutto sull’area “il Sindacato un’altra
cosa” (sinistra CGIL).
UNA
SINISTRA RIVOLUZIONARIA PER UN'OPPOSIZIONE DI CLASSE
Riteniamo
che una sinistra che si voglia porre sul terreno dell'opposizione di
classe debba pensare, a livello cittadino come più in generale, a
costruire risposte quanto più possibili coordinate e organizzate
unitariamente, non solo in maniera parziale ed estemporanea.
In questo senso vanno rigettate tutte quelle suggestioni
movimentiste, civiche, anticomuniste e antipartito che hanno
abbandonato ogni riferimento alla lotta di classe e al comunismo per
nascondere, nei fatti, altri partiti e organizzazioni pronte a
saltare ancora una volta dall'altro lato della barricata.
Chi,
come noi del PCL, voglia da un punto di vista di classe provare ad
ostacolare le consorterie e i governi filopadronali, nazionali o
locali che siano, non può semplicemente ignorare il momento
elettorale, per il semplice fatto che non esiste alcuna distinzione
fra lotte, resistenze e scontro istituzionale: gli scioperi, le lotte
di piazza, le diverse forme di resistenza anche a livello
istituzionale sono tutte fasi diverse e intrecciate su cui si
dispiega lo scontro di classe. In questo senso non intendiamo
lasciare al nemico e ai falsi “amici” anche questo campo, invece
vogliamo utilizzarlo per una battaglia di classe, di propaganda e
demistificazione dei vari Pd-FI-Lega-5Stelle-italosinistri e delle
loro politiche antiproletarie.
Per
noi si tratta di portare dentro la campagna elettorale le ragioni
della lotta di classe, dell’unità dei lavoratori e dei movimenti e
dunque della sinistra rivoluzionaria.
Certo
il PCL è una piccola organizzazione, che però in questi anni ha
maturato esperienza e ha saputo esprimere capacità di intervento
politico senza mai svendere le ragioni dei lavoratori e delle classi
popolari. Certo si è costretti a muoversi in una situazione
complessiva di difficoltà. Certo a tanti sembra utile impegnarsi
solo in “cose” che siano subito “grandi” e “credibili”,
magari “capaci di incidere” e “dare risposte”, ma è provato
da tante esperienze anche del recente passato che su questo terreno
di facili risposte si sono costruiti i grandi insuccessi delle varie
liste locali o nazionali,
durate il tempo di una campagna elettorale, nate e scomparse senza
lasciare nulla. Ed è forse qui proprio la differenza con chi come
noi considera le elezioni uno strumento nel percorso di lotta e non
il fine della propria azione politica: il PCL pur ottenendo sempre
piccoli risultati nelle urne è sempre stato capace di dare
continuità alla sua azione, appunto perché organizzazione non
estemporanea e perché legato ad un progetto di trasformazione
complessivo che non si ferma di fronte ai risultati elettorali anche
negativi; così come non si adagerebbe sugli allori nel caso di un
buon risultato o un'elezione. La nostra propaganda – come la nostra
pratica - non può che essere incompatibile con il quadro
istituzionale presente. Un esempio per tutti: dobbiamo dire la verità
e chiarire a tutti che nessuna reale politica di svolta a favore del
popolo lavoratore può essere fatta rispettando i patti di stabilità
nazionali e locali.
Noi
non intendiamo rispettare nemmeno per un momento gli attuali vincoli
economici, (patti di stabilità, ecc.) perché solo cosi potremmo
rimettere al centro i bisogni di lavoratori, studenti, precari,
disoccupati e pensionati.
Abbiamo
incontrato molti compagni e molte compagne nelle tante mobilitazioni
di questi anni e questi ultimi mesi su tanti temi: dalla scuola alla
casa, dalla difesa dei posti di lavoro all'attività nei sindacati
cosi come nelle piazze e nelle strade, a tutti voi rivolgiamo quindi
questo testo.
Il
PCL, come in passato, vuole essere presente nell'arena elettorale, ma
una nostra presentazione sarà tanto più utile quanto più potrà
incrociarsi con le dinamiche del conflitto.
Vi
invitiamo, quindi, a discutere della nostra proposta, che possa in
prospettiva allargarsi, perché il campo elettorale non veda solo i
soliti furbi e trasformisti a voler rappresentare la classe, per poi
tradirla un'altra volta.
L'APPUNTAMENTO
CHE VI PROPONIAMO PER DISCUTERE DI QUESTI TEMI È
PER
MERCOLEDÌ 16 DICEMBRE, ALLE ORE 20.30, PRESSO LA NOSTRA SEDE IN VIA
MARINI 1/B (traversa di viale della Repubblica).