Testo del volantino nazionale mensile del PCL
18 Aprile 2017
L'intervento militare degli Stati Uniti in Siria con il bombardamento della base siriana di Shayrat, così come la dimostrazione muscolare con il bombardamento in Afganistan rappresentano la smentita nei fatti delle interpretazioni politiche che vedevano gli Stati Uniti pronti a ritirarsi da un ruolo di primo piano nello scenario mondiale sotto la leadership Trump, che in molti ambienti, persino di sinistra, veniva dipinto come il male minore, proprio nella convinzione che un ritorno isolazionista fosse una politica possibile e che questo avrebbe creato le condizioni per un diverso confronto internazionale.
La vittoria di Trump ha invece dimostrato una volta di più come in questa fase storica segnata dalla grande crisi del capitalismo, non solo si è esaurito lo spazio per ogni ipotesi riformista, ma che anche le vecchie forme della politica borghese conoscono una crisi senza precedenti. Trump ha vinto scalando il Partito Repubblicano e sulle macerie del Partito Democratico: la sconfitta di Hillary Clinton è anche il bilancio degli otto anni di Barack Obama e la misura del fallimento impietoso di tutte le illusioni riformiste che anche tanta sinistra internazionale aveva contribuito a creare intorno alla sua esperienza. Due mandati, quelli di Obama, in cui da un lato si sono salvate le banche con le risorse pubbliche e i capitalisti dell'auto con i tagli dei salari e dei diritti, mentre dall'altro milioni di proletari, studenti e giovani lavoratori conoscono il peggioramento delle loro condizioni di vita sotto forma del caro-polizze di assistenza medica lasciata alle assicurazioni private, di debiti d'onore a vita per sostenere le rette studentesche, nella cronicizzazione dell'alternanza tra disoccupazione e lavori sottopagati e senza tutele. La capitolazione di Bernie Sanders alla Clinton dopo le primarie ha vanificato la grande ricerca di una alternativa potenzialmente anticapitalista che il proletariato statunitense ha dimostrato, in controtendenza, in questi anni.
L'affermazione di Trump è dunque stata un'affermazione reazionaria, che si è nutrita della crisi di egemonia dell'establishment borghese tradizionale, ma che ha bisogno di dare continuità politica reale alla ferocia della sua campagna elettorale. L'utilizzo della bomba MOAB in Afghanistan e le minacce alla Corea del Nord sono la più recente conferma di questa direzione dell'amministrazione Trump.
La politica spericolata e cialtrona di Trump (si veda l'esito del tentativo di rimuovere la riforma sanitaria, dove si è trovato senza voti alla camera) tenta di affermare e concretizzare i suoi slogan elettorali di una rinascita di egemonia mondiale statunitense e le prove di forza con le grandi potenze rivali, a partire dalla Russia, rientrano in questo orizzonte. Gli ammiccamenti tra Trump e Putin dei mesi scorsi devono fare i conti con la cruda realtà della guerra civile siriana dove ciascuna potenza, imperialistica o locale, sfrutta la tragedia della Siria per sviluppare una propria opzione di controllo politico, militare ed economico, sul terreno del Medio Oriente o sul piano globale. La rivoluzione siriana, esplosa nel 2011 nel solco delle rivoluzioni arabe come contraddittoria ma genuina rivolta popolare contro un regime capitalista sanguinario e familistico, è progressivamente sprofondata nella spirale di una guerra civile senza più forze realmente progressive, anzi trasformandosi nell’esempio più eclatante dello scontro interborghese.
Da due angoli del mondo così apparentemente lontani, la guerra civile siriana e gli Stati Uniti a guida Donald Trump, che in quella stessa guerra civile intervengono con uomini e bombardamenti, la lezione che si deve trarre è la medesima:
Dentro la svolta d'epoca segnata dalla grande crisi del capitalismo e del riformismo, non c'è spazio storico duraturo per le vecchie forme della politica borghese né per soluzioni di compromesso. Il bivio di prospettiva storica che interroga il mondo è quello tra rivoluzione o reazione. Il ritardo della rivoluzione socialista genera mostri. La costruzione di un partito rivoluzionario internazionale che lavori ad elevare la coscienza della classe lavoratrice all'altezza di un alternativa globale di sistema è un compito quanto mai urgente e immediato.
Il Partito comunista dei lavoratori, con tutti i suoi militanti, è impegnato in ogni contesto, nazionale ed internazionale, a portare avanti questo progetto.
La vittoria di Trump ha invece dimostrato una volta di più come in questa fase storica segnata dalla grande crisi del capitalismo, non solo si è esaurito lo spazio per ogni ipotesi riformista, ma che anche le vecchie forme della politica borghese conoscono una crisi senza precedenti. Trump ha vinto scalando il Partito Repubblicano e sulle macerie del Partito Democratico: la sconfitta di Hillary Clinton è anche il bilancio degli otto anni di Barack Obama e la misura del fallimento impietoso di tutte le illusioni riformiste che anche tanta sinistra internazionale aveva contribuito a creare intorno alla sua esperienza. Due mandati, quelli di Obama, in cui da un lato si sono salvate le banche con le risorse pubbliche e i capitalisti dell'auto con i tagli dei salari e dei diritti, mentre dall'altro milioni di proletari, studenti e giovani lavoratori conoscono il peggioramento delle loro condizioni di vita sotto forma del caro-polizze di assistenza medica lasciata alle assicurazioni private, di debiti d'onore a vita per sostenere le rette studentesche, nella cronicizzazione dell'alternanza tra disoccupazione e lavori sottopagati e senza tutele. La capitolazione di Bernie Sanders alla Clinton dopo le primarie ha vanificato la grande ricerca di una alternativa potenzialmente anticapitalista che il proletariato statunitense ha dimostrato, in controtendenza, in questi anni.
L'affermazione di Trump è dunque stata un'affermazione reazionaria, che si è nutrita della crisi di egemonia dell'establishment borghese tradizionale, ma che ha bisogno di dare continuità politica reale alla ferocia della sua campagna elettorale. L'utilizzo della bomba MOAB in Afghanistan e le minacce alla Corea del Nord sono la più recente conferma di questa direzione dell'amministrazione Trump.
La politica spericolata e cialtrona di Trump (si veda l'esito del tentativo di rimuovere la riforma sanitaria, dove si è trovato senza voti alla camera) tenta di affermare e concretizzare i suoi slogan elettorali di una rinascita di egemonia mondiale statunitense e le prove di forza con le grandi potenze rivali, a partire dalla Russia, rientrano in questo orizzonte. Gli ammiccamenti tra Trump e Putin dei mesi scorsi devono fare i conti con la cruda realtà della guerra civile siriana dove ciascuna potenza, imperialistica o locale, sfrutta la tragedia della Siria per sviluppare una propria opzione di controllo politico, militare ed economico, sul terreno del Medio Oriente o sul piano globale. La rivoluzione siriana, esplosa nel 2011 nel solco delle rivoluzioni arabe come contraddittoria ma genuina rivolta popolare contro un regime capitalista sanguinario e familistico, è progressivamente sprofondata nella spirale di una guerra civile senza più forze realmente progressive, anzi trasformandosi nell’esempio più eclatante dello scontro interborghese.
Da due angoli del mondo così apparentemente lontani, la guerra civile siriana e gli Stati Uniti a guida Donald Trump, che in quella stessa guerra civile intervengono con uomini e bombardamenti, la lezione che si deve trarre è la medesima:
Dentro la svolta d'epoca segnata dalla grande crisi del capitalismo e del riformismo, non c'è spazio storico duraturo per le vecchie forme della politica borghese né per soluzioni di compromesso. Il bivio di prospettiva storica che interroga il mondo è quello tra rivoluzione o reazione. Il ritardo della rivoluzione socialista genera mostri. La costruzione di un partito rivoluzionario internazionale che lavori ad elevare la coscienza della classe lavoratrice all'altezza di un alternativa globale di sistema è un compito quanto mai urgente e immediato.
Il Partito comunista dei lavoratori, con tutti i suoi militanti, è impegnato in ogni contesto, nazionale ed internazionale, a portare avanti questo progetto.