A proposito dell'"aiutiamoli a casa loro"
«L'Unione Europea ha bisogno di una Tunisia stabile e prospera. La Tunisia non sarà lasciata sola» ha dichiarato Paolo Gentiloni. In realtà né l'Unione Europea né tanto meno l'Italia hanno mai “lasciato sola” la Tunisia. Il debito pubblico della Tunisia ammonta all'89% del PIL. L'italianissima Banca Intesa detiene una parte di questo debito, al pari di decine di altre banche europee e Stati imperialisti creditori. La preoccupazione dei creditori è duplice: preservare il proprio ruolo dominante sul debitore e al tempo stesso evitare se possibile che il debitore crepi. Fuor di metafora, che vada in default.
L'aumento dei tassi d'interesse promosso da tutte le principali banche centrali si stringe come un cappio al collo dei paesi dipendenti. La Tunisia tra questi. Da qui la pressione della UE sul Fondo Monetario Internazionale perché “salvi” la Tunisia facendole nuovo credito. Ma il Fondo Monetario Internazionale, che consorzia gli imperialismi creditori, vincola la concessione di nuovo credito a precise e immediate riforme da parte del governo tunisino. Il Sole 24 Ore le enumera: risanamento delle imprese pubbliche, controllo dei salari, ridimensionamento dei sussidi (Il Sole 24 Ore, 28 marzo). Significa ristrutturazione e licenziamenti, compressione dei redditi di lavoratori e lavoratrici, aumento dei prezzi dei generi alimentari, a partire dal pane, già rincarato per la scarsità di grano dall'Ucraina. La Tunisia deve scegliere tra rinuncia all'”aiuto” e un ulteriore immiserimento della popolazione povera. È il ricatto degli strozzini.
Il governo tunisino del presidente Kaïs Saïed sta facendo di tutto per soddisfare i creditori. Dopo aver sciolto il Parlamento, dichiara guerra ai sindacati, alza nuovamente il prezzo del pane, moltiplica i tagli sociali. In più cerca di dirottare la rabbia sociale contro gli immigrati, aprendo una vera e propria campagna xenofoba mirata a contrapporre la popolazione araba agli immigrati di colore di provenienza subsahariana; una campagna che incoraggia autentici pogrom.
È lo stesso governo tunisino cui Meloni chiede di bloccare le partenze verso l'Italia. Qui il cerchio si chiude. Chi partecipa allo strozzinaggio della Tunisia non vuole subire gli effetti dello strozzinaggio. Che i giovani tunisini si rassegnino alla prigione dei loro creditori e del governo che ne tutela gli interessi. Quanto ai pogrom contro gli immigrati subsahariani, non è affare che ci riguarda. A patto naturalmente che vengano respinti da dove sono venuti e non pensino di cercare rifugio in Italia.
Il primo aiuto da dare ai lavoratori tunisini e alla popolazione povera della Tunisia è una campagna per la cancellazione del debito estero del paese verso i creditori imperialisti, a partire dall'imperialismo italiano, e un pieno sostegno della lotta dei sindacati tunisini contro il proprio governo reazionario, agente dell'imperialismo in Tunisia. Il modo migliore di “aiutarli a casa loro” è lottare contro l'imperialismo di casa nostra.