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Il crollo dei consumi e la pace sociale italiana

 


L'immobilismo della burocrazia sindacale è sempre più ragione di scandalo

È ufficiale. L'ISTAT registra nell'ultimo trimestre del 2022 un calo del 3,7% del potere d'acquisto delle famiglie. Nel 2022 i prezzi sono cresciuti otto volte di più delle retribuzioni. Parallelamente i profitti delle imprese dell'eurozona, nell'ultimo trimestre 2022, hanno visto una crescita del 2%, passando dal 40% al 42%, il valore più alto dal 2007.
La vera spirale dunque non è quella tra prezzi e salari ma tra prezzi e profitti. Per fare solo un esempio: Aspi (Autostrade), che oggi aumenta i pedaggi (+2% e un altro +1,34% già annunciato per giugno) ha appena distribuito ai propri azionisti un dividendo di 924 milioni.

Tanto più in questo quadro l'immobilismo della burocrazia sindacale italiana è ragione di scandalo. Mentre nel resto d'Europa si esprime una mobilitazione sociale contro le politiche d'austerità (Francia) o per aumenti salariali (Gran Bretagna, Germania, Portogallo), in Italia regna la peggiore pace sociale, nonostante i salari italiani siano stati i più falcidiati in Europa negli ultimi trent'anni!
La “mobilitazione” annunciata di CGIL, CISL e UIL nelle prossime settimane si riduce a manifestazioni simboliche, senza una sola ora di sciopero. Il nulla. La notizia è che la CGIL rinuncia persino agli sciopericchi pro forma di altre occasioni, per allinearsi alla CISL. Il fatto che tutto ciò accada in presenza di un governo a guida postfascista rimarca ancora di più la deriva della burocrazia CGIL.

Di certo, tanto più oggi, la battaglia per una vertenza generale del mondo del lavoro attorno a una piattaforma di svolta è inseparabile dalla lotta per un'alternativa di direzione del movimento operaio.

Partito Comunista dei Lavoratori