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Testo del volantino del PCL per il corteo contro il G7 di Torino
28 Settembre 2017
Il G7 di Torino annuncia
la retorica di un nuovo Rinascimento quale frutto della cosiddetta
quarta rivoluzione industriale. L'incontro di robotica e informatica
sarebbe garante della nuova era, nel nome dell'interesse generale, al di
sopra delle classi e dei loro conflitti. Tutte le culture dominanti
recitano questo rosario. Dal ministro Calenda al populismo reazionario
grillino, che addirittura assume le nuove tecnologie come proprio
marchio ideologico.
Ipocrisia pura. Una truffa per i lavoratori.
LA TRUFFA DEL “RINASCIMENTO” TECNOLOGICO
Il capitale in crisi cerca nelle nuove tecnologie un mercato di
investimento e volano di rilancio. I nuovi giganteschi monopoli mondiali
delle tecnologie informatiche - gli uni contro gli altri armati - e la
loro proiezione massiccia nel campo dei servizi, della logistica,
dell'industria (inclusa la nuova frontiera dell'auto elettrica) sono
effetto e concausa di questa rincorsa. Ma non è la corsa del progresso. È
la corsa di un nuovo attacco al lavoro salariato.
Le condizioni servili dei lavoratori salariati presso Amazon,
Google, Facebook, con orari massacranti, assenza di diritti, vessazioni
umilianti, sono l'immagine plastica di questa realtà. Come lo sono le
condizioni di lavoro nella logistica: dove la concorrenza spietata per
la spartizione del crescente mercato dell'e-commerce sospinge il
peggiore banditismo antioperaio, mazzieri inclusi. Non sono un retaggio
dell'arretratezza, sono le vesti della modernità del capitale.
Certo: robotica e informatica potrebbero liberare il lavoro dalla
fatica, se poste in funzione di un'altra organizzazione della società,
mirata alla soddisfazione dei bisogni. In una società capitalista mirata
alla massimizzazione del profitto producono invece un effetto opposto:
cancellano i posti di lavoro e moltiplicano la miseria.
NEL NOME DEL PROGRESSO UNA GREPPIA PER I CAPITALISTI
Non solo. Per finanziare gli investimenti tecnologici i capitalisti
battono cassa presso i (propri) governi. Le nuove regalie di miliardi
alle imprese italiane promesse dal ministro Calenda nella prossima legge
di stabilità sono esemplari: super-ammortamenti, incentivi, riduzioni
fiscali, a beneficio di grandi azionisti che negli anni di crisi han
continuato a macinare profitti grazie al super sfruttamento del lavoro e
alla speculazione finanziaria. Basta guardare al boom dei titoli
azionari in Borsa.
Parallelamente, per finanziare la nuova greppia dei capitalisti, si
mandano i lavoratori in pensione a 70 anni, e si tagliano gli
ammortizzatori sociali. In Italia 170 aziende industriali, molte sopra i
500 dipendenti, minacciano di buttare sulla strada 200.000 lavoratori,
senza più la rete di protezione di mobilità e cassa in deroga, proprio
nel momento in cui intascano nel nome del progresso i miliardi promessi
dal governo. Questa è la realtà del capitalismo, e non c'è rimedio.
Per di più, il mercato delle nuove tecnologie e le relative norme di
regolazione, diventano terreno di scontro tra gli Stati capitalisti sul
mercato mondiale, ognuno dei quali cerca di assoldare i propri
salariati nella guerra patriottica contro i concorrenti. Stati Uniti e
Cina si affrontano anche in questo campo senza risparmio di colpi. Gli
imperialismi nazionali europei (Italia inclusa), stretti nella morsa di
questi giganti, provano a reagire cercando un accordo continentale. Ma
la UE resta percorsa da forti contrasti nazionali, instabilità
politica, crisi manifesta dei vecchi equilibri finanziari (fiscal
compact), difficoltà a individuarne di nuovi. Mentre il rilancio
internazionale di protezionismi e nazionalismi apre nuove divisioni in
Europa nel rapporto con USA e Cina.
Il G7 sarà solo il sipario pubblico di questo sgomitamento tra predoni sul mercato mondiale.
NÉ RIFORMISMO NÉ SOVRANISMO
È necessario costruire una alternativa a tutto questo. Senza illusioni riformiste, e senza mistificazioni sovraniste.
“Gli operai non hanno patria” vale oggi non meno che ai tempi di
Marx. Operai italiani, francesi, inglesi, americani e cinesi non hanno
nulla di nuovo da attendersi dai propri padroni. Hanno invece un
interesse comune da difendere al di là delle frontiere. Due miliardi di
salariati nel mondo (17 milioni in Italia) sono una forza enorme, la
leva di un altro mondo possibile. Ma questa forza pesa se si trasforma
in organizzazione e coscienza di sé, contro tutti i veleni ideologici
del capitale (nazionalismo, xenofobia, interclassismo). L'arretramento
della coscienza di classe è oggi profondo, per responsabilità preminente
delle direzioni fallimentari della sinistra, sindacale e politica.
Rimontare la china, ricostruire coscienza classista e anticapitalista,
diventa un compito decisivo dell'avanguardia.
PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI
L'alternativa è anticapitalistica o non è. O rovescia la dittatura
dei capitalisti, riorganizzando alla radice la società umana, in una
prospettiva europea e mondiale, o si riduce a una truffa pietosa come
quella di Tsipras e del governo portoghese (dove Partito Comunista
Portoghese e Bloco de Izquierda capitolano a UE e NATO). Questa è la
verità controcorrente da portare tra gli sfruttati: o una prospettiva di
rivoluzione o la rassegnazione alla reazione.
Rovesciare la dittatura dei capitalisti significa affermare un
governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la loro
forza. Solo la classe lavoratrice può imporre questo governo, l'unico
capace di realizzare le misure straordinarie richieste dalla crisi
sociale:
- La ripartizione generale del lavoro, con la riduzione progressiva
dell'orario di lavoro a parità di paga (a partire dalle 30 ore
settimanali)
- La cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro.
- Un grande piano di nuovo lavoro in opere sociali di pubblica
utilità (a partire dal risanamento ambientale) pagato dalla tassazione
progressiva di grandi profitti e patrimoni.
- L'abolizione del debito pubblico verso le banche, e la loro nazionalizzazione, senza indennizzo per i grandi azionisti.
- L'esproprio delle aziende che licenziano o violano i diritti sindacali, sotto il controllo dei lavoratori.
La lotta per queste misure può unificare milioni di lavoratori,
privati e pubblici, italiani e immigrati, nel Nord e nel Sud, e attorno
ad essi la maggioranza della società. A sua volta la lotta per queste
misure è inseparabile dalla lotta per l'unico governo capace di
realizzarle.
Si tratta di portare questa programma in ogni lotta, in ogni
conflitto e resistenza sociale, unificando innanzitutto attorno ad esso
tutte le avanguardie che lo condividono e vogliono battersi per
sostenerlo.
È la ragione del Partito Comunista dei Lavoratori.
Partito Comunista dei Lavoratori