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Santiago Maldonado: una desaparición scuote l'Argentina

È passato più di un mese da quando Santiago Maldonado, attivista che lottava in difesa del popolo Mapuche, è scomparso dopo la repressione della gendarmeria ad una manifestazione per la libertà del leader della popolazione indigena, Facundo Jones Huala.

IL CONTESTO

Come si diceva poc'anzi, la scomparsa di Santiago è avvenuta in un contesto di lotta del popolo Mapuche. Questa è solo una delle tante popolazioni indigene, che si vede usurpata del diritto di vivere nella propria terra da chi vuole difendere l'interesse privato delle grandi imprese capitaliste; in questo caso particolare il popolo Mapuche occupa illegalmente delle terre della impresa italiana Benetton – una dimostrazione in più che l'Italia è un paese imperialista e che è oggettivamente reazionaria la campagna nazionalista contro l'imperialismo europeo o tedesco (in contrapposizione a quello, ritenuto inesistente, dell'Italia) condotta dallo stalinismo, dal sovranismo e da altre aree della sinistra (Rizzo, Rete dei Comunisti, Cremaschi...).
In difesa degli interessi imperialistici di Benetton il governo ha ordinato la repressione brutale di questo popolo, come implicitamente ammette la stessa ministra degli interni Bullrich («Si occupano terre in zone petrolifere o gassifere impedendo costantemente il normale sfruttamento dei pozzi. Questi reati di usurpazione, turbamento del possesso e d'estorsione influiscono su un servizio strategico per le risorse dello Stato»).


IL CASO

Nel corso di questo mese il governo e lo Stato hanno cambiato più volte posizione, come conseguenza dell'esplosione dello scandalo politico e delle sue pressioni sulle autorità. In un primo momento si provò a dimostrare (ridicolmente) che non c'era stata nessuna scomparsa, ma che si trattasse semplicemente di un viaggio senza preavviso di Santiago verso il Brasile; poi che Santiago avesse partecipato ad un assalto contro la polizia armato di coltello, insieme ad altri militanti Mapuche, e fosse stato ferito da un poliziotto nel tentativo di difendersi; ora, di fronte all'evidenza di testimonianze e video comprovanti, sono stati indagati sette poliziotti per la scomparsa di Santiago.
Anche per quest'ultima però si tratta di una manovra occultatrice perché scarica su sette poliziotti le responsabilità di uno Stato. Innanzittutto perché è impossibile che sette poliziotti soli ed isolati abbiano potuto nascondere un crimine, e il corpo di Santiago, per un mese ed oltre; ma anche perché il giorno della repressione del popolo Mapuche e della scomparsa di Santiago il Capo di Gabinetto del Ministero della Sicurezza (Interni), Pablo Noceti, era presente in Chubut (provincia dove sono presenti le terre in questione) dicendo che i militanti Mapuche erano da considerarsi «come membri di un'organizzazione terroristica e che tutti sarebbero stati arrestati, senza un ordine del tribunale».


LE CONSEGUENZE POLITICHE

In questo quadro si aprono due prospettive politiche nel prossimo futuro: o la protesta popolare continua massivamente – nel corso di questo mese ci sono state già due giornate di mobilitazione nazionale che hanno visto più di mezzo milione di persone in strada – e come conseguenza di questo, si potrebbe avere una crisi di governo con la cacciata della ministra Bullrich; oppure il governo Macri farà quadrato in difesa della ministra e nel corso del tempo le manifestazioni subiranno un indebolimento.
Le ultime vicende portano a pensare con una maggiore probabilità alla prima ipotesi: è possibile che l'indagine sui sette poliziotti, e quindi le prime fratture all'interno dell'omertà statale, radicalizzino le masse e le spingano a lottare per ulteriori passi avanti nella condanna dei responsabili di questo crimine.
Sarà responsabilità del Partido Obrero e del Frente de Izquierda y de los Trabajadores chiamare alla mobilitazione le masse per la cacciata della ministra Bullrich e dimostrare la responsabilità di uno Stato, e non solo dell' attuale governo (basti pensare che i governi kirchneristi sono stati responsabili della desaparición di Jorge Julio Lopez e Luciano Arruga).

Michele Amura, da Buenos Aires