Post in evidenza

ELEZIONI REGIONALI DELL’EMILIA ROMAGNA: LE NOSTRE INDICAZIONI DI VOTO

  Domenica 17 e lunedì 18 novembre si terranno le elezioni regionali dell’Emilia-Romagna. Il nostro Partito non potrà essere presente a qu...

Cerca nel blog per parole chiave

La Nadef annuncia una manovra di classe

 


Governo e padronato scaricano sui salariati il proprio costo sociale e politico

28 Settembre 2023

Il governo anticipa con la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) la cornice della prossima legge di stabilità.

Il margine di manovra del governo Meloni è ristretto da un combinato di fattori: un abbassamento verticale del tasso di crescita economica dell'Italia, zavorrata dalla recessione tedesca; un aumento netto del costo dell'energia connesso anche alla guerra; l'aumento progressivo dei tassi di interesse di tutte le banche centrali (con l'eccezione del Giappone), inclusa la BCE, che porta il solo pagamento degli interessi sul debito alle banche in Italia alla cifra di 95 miliardi annui. A ciò si aggiunge l'incognita del nuovo Patto di Stabilità in via di negoziazione in sede UE. Un nuovo Patto che comunque riproporrà la stretta sulle politiche di bilancio dopo la sospensione legata alla pandemia. Non a caso la Nadef annuncia già per il 2025/2026 un drastico abbassamento del ricorso al deficit rispetto al biennio precedente, con un taglio di ben 20 miliardi.

Dentro la camicia di forza di queste compatibilità capitaliste, l'attuale manovra annunciata si fonda un extradeficit di 14 miliardi con cui verrà principalmente finanziato il taglio contributivo del cuneo fiscale. Una partita di giro con cui il governo dà un ritocchino ai salari a spese dei salariati stessi (attraverso il debito) senza che il padronato debba scucire un euro. Non a caso Confindustria chiede formalmente che il taglio contributivo del cuneo fiscale ammonti addirittura a 16 miliardi, ben oltre i 10 che il governo predispone. Una Confindustria sensibile ai salari operai? Al contrario. Confindustria vuole scongiurare lotte e rivendicazioni salariali che possano intaccare i suoi profitti, in forte crescita. Quale migliore soluzione che mettere il tutto a carico dei salariati?

Per il resto, il governo deve conciliare l'operazione sul cuneo con l'esigenza di tutelare il proprio blocco sociale piccolo medio borghese. L'anno scorso gli si diede in pasto la cancellazione del reddito di cittadinanza, in funzione dell'abbassamento dei salari. Quest'anno gli si offre una pioggia di condoni e la trovata del concordato fiscale preventivo biennale: se i tuoi profitti crescono nel biennio non pagherai un euro in più avendo concordato preventivamente con lo Stato.
Per tappare i relativi buchi si annunciano altri due miliardi di tagli alla spesa pubblica, disposti centralmente del ministero dell'economia per le resistenze dei diversi ministeri, e un nuovo giro di privatizzazioni e dismissioni.
Tutte misure contro i lavoratori, per effetti diretti e indiretti. Quanto al rinnovo dei contratti pubblici, solo poche briciole cadute dal tavolo. Illuminante il dispositivo allo studio sulla sanità: non l'aumento dell'investimento nel servizio pubblico, non un vero aumento dei salari e delle assunzioni in un settore disastrato, ma la detassazione degli straordinari di medici e infermieri costretti a spaccarsi la schiena per coprire il servizio.

È l'ora di una grande mobilitazione prolungata di tutto il mondo del lavoro contro il governo e il padronato su una piattaforma di lotta generale. È l'ora di una lotta vera. Di un vero sciopero generale.

Partito Comunista dei Lavoratori