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Il silenzio e le complicità delle potenze imperialiste

Il popolo che ha subito il primo genocidio del Novecento sta lasciando in massa il territorio che ha abitato ininterrottamente per duemila anni. Si tratta della popolazione armena del Nagorno-Karabakh, vittima della guerra di conquista promossa dal regime di Azerbaigian e della sua rapida vittoria. Una guerra attivamente sostenuta dalla Turchia di Erdogan nel nome del progetto panturco e neo-ottomano che lo ispira.

Tutte le potenze imperialiste vecchie e nuove sono silenti o complici del massacro. La Turchia è a un tempo membro della NATO e interlocutore privilegiato dell'imperialismo russo. Ciò spiega molto della dinamica in atto. L'imperialismo russo, che formalmente doveva custodire “la pace” in Nagorno, ha lasciato fare al regime azero. La guerra d'invasione dell'Ucraina ha ben altra priorità per Mosca, e la Turchia in ogni caso pesa assai più degli armeni. Gli imperialismi occidentali, dal canto loro, non volevano ulteriori problemi con Erdogan, e del resto hanno sviluppato importanti relazioni d'affari col regime azero, soprattutto in fatto di forniture petrolifere e di gas. Paradossalmente, proprio le sanzioni antirusse hanno rafforzato la rendita di posizione strategica dell'Azerbaigian in campo energetico.

L'imperialismo italiano è in prima fila nelle relazioni d'affari con Baku. L'Italia è in Europa la principale destinataria delle esportazioni azere (ben il 30% delle esportazioni di Baku in Europa è verso Roma), in particolare in fatto di idrocarburi. In cambio l'Italia vende armi all'Azerbaigian: elicotteri militari venduti dal gruppo Leonardo sin dal 2012, e più recentemente aerei dal trasporto militare C-27. Gli aerei intervenuti per bombardare gli armeni erano anche di provenienza tricolore.

Questo spiega il totale silenzio del governo Meloni e più in generale dei partiti borghesi italiani di fronte alla persecuzione contro gli armeni in Nagorno-Karabakh. Decine di migliaia di armeni sono costretti ad abbandonare le proprie case e i propri beni per sfuggire alla furia delle truppe occupanti, che distruggono case e musei, sequestrano averi, imprigionano nelle proprie galere migliaia di armeni, con tanto di vessazioni e torture. Ma gli imperialismi “democratici” tacciono. Il principio di autodeterminazione dei popoli oppressi è come sempre, per loro, una variabile dipendenti dei propri interessi, dunque carta straccia.

Solo il movimento operaio internazionale può battersi per la difesa degli armeni e dei loro diritti.

Partito Comunista dei Lavoratori