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La classe operaia argentina torna in campo


 Lo scorso 24 gennaio uno sciopero di massa ha bloccato l’Argentina contro le politiche reazionarie del presidente ultraliberista di destra di Milei, ma anche contro la volontà politica del governo argentino di dare seguito e farsi promotore e vassallo delle politiche del Fondo Monetario Internazionale, che hanno strangolato e continueranno a strangolare i settori popolari del paese sudamericano.


Javier Milei si era presentato come la faccia antisistema, con una retorica cosiddetta anarcocapitalista e anticasta; invece, ha da subito dimostrato che per lui e la destra l’unica “casta” da sfruttare è il popolo. Infatti, l’offensiva di Milei si è subito palesata con la svalutazione del peso e l’idea per ora non realizzata di dollarizzare l’economia argentina, passando per l’eliminazione dei sussidi statali per energia, trasporti e acqua.

In Argentina la svalutazione era già galoppante, e le attuali politiche della destra mileista stanno determinato un ulteriore aumento vertiginoso dei prezzi dei generi alimentari. Inoltre, uno dei motivi che hanno favorito la discesa in campo della classe lavoratrice è stato l’annuncio che i dipendenti pubblici con meno di un anno di anzianità non vedranno rinnovati i loro contratti, andando ad ingrossare le file dei disoccupati.

Nonostante l’autentica marea umana presente – le immagini di Buenos Aires erano impressionanti – il governo della borghesia continua nella sua offensiva con l’emanazione del Decreto de Necesidad y Urgencia (1), un vero e proprio paradigma antioperaio con forma giuridica. Nel decreto, tra le altre misure capestro, si legifera sulla limitazione del diritto di sciopero, sull’abrogazione delle leggi di monitoraggio dei prezzi, sulla privatizzazione delle aziende statali quali Aerolineas Argentinas e YPF (2). Il DNU cancella i regolamenti sulla proprietà terriera, i controlli sulle esportazioni estere e taglia le spese per la previdenza sociale.

Il governo argentino ha adottato come corollario al DNU, o meglio come deterrente alle manifestazioni di massa, un protocollo antiprotesta, firmato dalla ministra della sicurezza Patricia Bullrich, al fine di reprimere le lotte, fino all’impedimento fisico di manifestare, arrivando ad arrestare i manifestanti, senza bisogno di un mandato giudiziario e comminando multe per le stesse azioni attuate dai manifestanti.

L’obiettivo della classe lavoratrice argentina deve essere quello di sconfiggere il “piano motosega” di Milei e il FMI, segnalando contestualmente le responsabilità del peronismo che hanno portato al ripudio popolare del governo, dando sfortunatamente a Milei il ruolo di personaggio politico di alternativa.
La crisi la devono pagare i padroni e i banchieri, opponendo al programma capitalista un piano alternativo e popolare che preveda un aumento immediato, in emergenza, dei salari e delle pensioni, finanziando tali misure con il rifiuto di pagare il debito estero e i piani di finanziamento del FMI.
Inoltre, bisogna imporre forti imposte alle imprese nazionali e multinazionali, salvaguardando il carattere pubblico delle imprese statali e nazionalizzando le imprese pubbliche privatizzate.
Questo programma potrà essere portato avanti solo da un governo di lavoratrici e lavoratori, unico soggetto in grado di migliorare le attuali condizioni del proletariato argentino. Per questo obiettivo marcia il Frente de Izquierda y de Trabajadores (Fronte di Sinistra e dei Lavoratori), unico attore politico realmente alternativo e rappresentativo degli interessi sociali e politici delle lavoratrici e dei lavoratori argentini.




(1) Il Decreto è assimilabile ad un Decreto Legge italiano, per mezzo del quale il governo legifera sulla base della necessità ed urgenza.

(2) Rispettivamente la compagnia di bandiera dell’aviazione civile e l’impresa petrolifera di stato

Lukas Vergara