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No all'occupazione di Gaza! Fuori i sionisti dalla Palestina!

 


21 Agosto 2025

Alle proteste in Israele e alla disponibilità di Hamas a negoziare, Netanyahu ha risposto con un'escalation criminale che porterà all'occupazione totale di Gaza. L'offensiva genocida del sionismo richiede una risposta internazionale di forte mobilitazione, e una soluzione di fondo: una Palestina libera dal fiume al mare

PROTESTE IN ISRAELE

Il 17 agosto Israele è stato paralizzato da una mobilitazione che ha riunito tra le 200.000 e le 500.000 persone, che hanno invaso le strade di Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa, oltre a concentrarsi davanti alla residenza di Netanyahu. Gli slogan erano: “Cessate il fuoco subito, restituite gli ostaggi! Le vite prima della guerra!”. Le famiglie degli ostaggi, insieme a migliaia di lavoratori e giovani, sono state il motore di una giornata che ha approfondito le crepe interne al regime israeliano.

Hamas ha risposto con disponibilità a negoziare un cessate il fuoco. Netanyahu ha accusato i manifestanti di essere “traditori” e ha risposto con la repressione e gli arresti, come preludio a una nuova fuga in avanti con l'approvazione dell'occupazione totale di Gaza.


IL VARO DEL PIANO DI OCCUPAZIONE DI GAZA

Il 20 agosto 2025, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha approvato un piano militare su larga scala per conquistare Gaza City, autorizzando la mobilitazione di circa 60.000 riservisti e la proroga del servizio di altri 70.000 per un periodo aggiuntivo di 30-40 giorni.

L'operazione, nota come “Carri di Gedeone II”, prevede l'evacuazione forzata di quasi un milione di abitanti di Gaza, per lo più civili già sfollati in precedenza, e l'intensificazione dei bombardamenti in quartieri densamente popolati come Zeitoun e Jabalia. Le forze armate israeliane stanno già operando nei dintorni della città in quella che si preannuncia come un'offensiva terrestre graduale e devastante.


ANCORA PIÙ BARBARIE E COLONIALISMO

L'approvazione del piano israeliano per occupare Gaza segna una nuova fase di orrore per il popolo palestinese. La mobilitazione di decine di migliaia di riservisti non è solo una manovra militare: implica l'intensificazione del genocidio in corso, con ulteriori bombardamenti su quartieri densamente popolati, l'espulsione forzata di centinaia di migliaia di persone e l'aggravarsi della carestia e delle epidemie in condizioni di assedio totale. Questa offensiva mira a consolidare la colonizzazione e la pulizia etnica. È un piano di sterminio e conquista che non ha nulla da invidiare a quelli messi in atto dai nazisti.


LA COMPLICITÀ DEI GOVERNI BORGHESI

Le grandi potenze imperialiste, i governi borghesi di diversi paesi e gli organismi internazionali al servizio dell'imperialismo hanno espresso alcune critiche e hanno persino minacciato di prendere provvedimenti. Tuttavia, la portata della loro ipocrisia cresce di pari passo con i crimini di Israele, poiché mantengono intatte le relazioni diplomatiche e commerciali, oltre a continuare a inviare armi agli assassini sionisti. Anche i governi dei paesi imperialisti hanno le mani sporche di sangue per ogni palestinese che muore sotto i bombardamenti criminali e l'occupazione, o che deve fuggire dalla propria casa e dalla propria terra per salvarsi la vita.


FERMARE I CRIMINI SIONISTI

In tutto il mondo è necessario promuovere la più ampia unità d'azione nelle mobilitazioni. No all'occupazione di Gaza! Cessate il fuoco! Fuori i sionisti dalla Palestina! Fine del blocco degli aiuti umanitari! Per la rottura delle relazioni dei governi con Israele! Boicottaggio degli interessi colonialisti di Israele e dell'imperialismo nordamericano!

Non c'è via d'uscita dalla situazione attuale senza sconfiggere lo Stato di Israele e tornare ai confini precedenti al 1948, anno in cui è iniziato il martirio del popolo palestinese. È falso che ci possa essere una qualche soluzione nel riprendere la fallimentare e ingannevole politica dei “due stati” o nell'accettare gli Accordi di Abramo firmati nel 2020 per normalizzare le relazioni tra Israele, i governi borghesi e le monarchie arabe.

La soluzione non è nemmeno un regime teocratico e improntato al settarismo religioso come quello proposto da Hamas. La sconfitta dello Stato di Israele deve portare alla creazione di una Palestina unica, laica, democratica e socialista, libera dal fiume al mare, con il diritto al ritorno di tutti i palestinesi espulsi e aperta a decidere come convivere con la minoranza israeliana.

Questa prospettiva può concretizzarsi solo nel quadro della rivoluzione socialista in Medio Oriente e di una Federazione delle repubbliche socialiste arabe.

Rubén Tzanoff