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Renzi annuncia nuove bastonate contro lavoratori e lavoratrici

Renzi prepara nuovi colpi. Cerca di recuperare consenso a destra, continuando a realizzare le politiche di Berlusconi. Lo ha fatto sull'articolo 18. Vuole ripeterlo con l'abolizione delle tasse su tutte le prime case, incluse quelle di lusso, e con un nuovo abbattimento di IRES e IRAP. A vantaggio dei profitti. Chi paga? La sanità, con nuovi tagli massicci. I servizi pubblici, sempre più cari e scadenti, nuovamente privati di fondi. Le pensioni: se anticipi sui famigerati tetti Fornero, pagherai con la pesante riduzione di un assegno già miserabile. La scuola pubblica: i tagli della Gelmini restano intatti, mentre le scuole private continuano ad incassare.
Confindustria esulta. Ovvio. Questo è un governo che regala ai padroni ciò che vogliono: lavoratori licenziabili, decontribuzione, contratti nazionali svuotati, riduzione delle tasse. Il tutto a carico del lavoro. Non solo: Renzi vuole concentrare tutti i poteri nell’uomo solo al comando. Una garanzia definitiva, per i padroni, di “governabilità” della loro rapina.


UNIRE LE LOTTE IN UNA SOLA

E' necessario dire basta. E' necessaria una ribellione di massa di lavoratori, lavoratrici, precari, disoccupati/e. Basta austerità, basta sacrifici, per ingrassare i profitti del capitalismo! Basta con l'attacco ai diritti sindacali e democratici, a vantaggio di industriali e banchieri! E' ora di voltare pagina.
Il movimento della scuola ha dato il via, aprendo un varco. E' necessario allargare quella breccia. A partire dal rinnovo dei contratti (meccanici, tessili, chimici, alimentaristi), che Confindustria non vuole. A partire dai lavoratori pubblici in attesa di un contratto che il governo nega. Soprattutto occorre rompere l'isolamento delle lotte.
Sedici milioni di salariati sono una forza enorme, che va organizzata ed unita: un grande fronte unico di lotta attorno ad una piattaforma di rivendicazioni unificante. Il lavoro che c'è sia distribuito fra tutti, con una riduzione dell'orario a parità di paga. Le leggi che precarizzano siano abrogate, per cancellare super sfruttamento e caporalato. I disoccupati abbiano diritto a un salario degno. Non si dica che i soldi non ci sono: basta dare un'occhiata agli astronomici profitti delle principali banche italiane. Il punto è imporre l'interesse della maggioranza della società contro la dittatura di una piccola minoranza. Cioè contro il capitalismo.
La Grecia ci insegna una cosa: il capitalismo non è riformabile. La pretesa di Tsipras di un compromesso onorevole si è risolta in una capitolazione totale. Il capitalismo o lo combatti o lo subisci. O ti batti per un governo che rifondi su basi nuove la società o ti condanni a gestire il continuo peggioramento della condizione di lavoratori e lavoratrici. Questo è il bivio.
Creare il partito che si batta in ogni lotta per una prospettiva di rivoluzione, è l'impegno quotidiano del Partito Comunista dei Lavoratori. L'unico che non ha mai tradito i salariati.

UNA ALTERNATIVA ANTICAPITALISTA

Partito Comunista dei Lavoratori - volantino settembre 2015