♠ in coordinamento unitario,Decreti sicurezza,F35,Legge Fornero,missioni militari,nazionalizzazione,riduzione orario di lavoro,sinistre at 07:34
Qui trovi, in allegato i volantini delle campagne nazionali promosse dal coordinamento nazionale delle sinistre di opposizione.
Il testo che qui pubblichiamo informa l'iniziativa e le campagne del coordinamento nazionale unitario delle sinistre di opposizione emerso dall'assemblea del 7 dicembre a Roma. In coda al testo si fa riferimento ai volantini specifici delle singole campagne.
Il coordinamento è e resta aperto, nazionalmente e localmente, all'adesione ulteriore di soggetti politici e sindacali.
Il PCL, con la propria autonomia politica, ha dato e dà un contributo determinante all'unità d'azione e all'iniziativa del coordinamento.
UNIRE LE LOTTE
CONTRO UN GOVERNO PADRONALE
CONTRO LE DESTRE REAZIONARIE
PER UNA ALTERNATIVA ANTICAPITALISTA
Il secondo governo Conte si era presentato a settembre come un governo di svolta. Si è rivelato invece, come era facile prevedere, un governo di continuità. Basta guardare i fatti.
Salvaguardia di tutte le misure degli ultimi decenni (Jobs Acts e precarizzazione del lavoro, Legge Fornero). Salvaguardia e consolidamento del patto di stabilità dell'Unione Europea attorno al debito pubblico, con la conseguente continuità delle politiche di austerità. Salvaguardia dei decreti sicurezza di Salvini e degli accordi infami con la Libia, veri accordi criminali finanziati con risorse pubbliche. Salvaguardia e anzi sviluppo del progetto di “Autonomia differenziata”, che accresce le disuguaglianze sociali e territoriali, attacca i contratti nazionali di lavoro, sospinge la privatizzazione ulteriore di servizi e patrimonio pubblico. Salvaguardia delle politiche internazionali militariste, nel quadro della Nato, a partire dalle missioni militari, incrementando persino l'acquisto degli F35, e sottraendo così risorse a beneficio dei settori più deboli della società.
La logica d'insieme resta la stessa dei precedenti governi: la dominazione del profitto a scapito della società, dell'ambiente, dei diritti sociali e democratici.
Ci pare scandaloso che questo governo e questa politica riceva il sostegno di tutta la sinistra parlamentare e della burocrazia sindacale. È un sostegno disastroso, per ragioni sociali e politiche.
Per ragioni sociali, perché protegge gli interessi dei capitalisti a spese dei lavoratori e delle lavoratrici, dei giovani, e di tutti gli sfruttati, isolando e frantumando le lotte di resistenza, bloccando ogni loro estensione, impedendo la loro unificazione.
Per ragioni politiche, perché questa condotta subalterna e complice getta milioni di lavoratori e lavoratrici tra le braccia della destra più reazionaria: una destra nazionalista, militarista, misogina, che dirotta la rabbia sociale verso i migranti per impedire che si rivolga contro i capitalisti.
A tutto questo noi vogliamo opporci. Non per custodire una piccola nicchia, ma per costruire e rilanciare politicamente una grande opposizione di massa e di classe.
Una opposizione che metta al centro della scena politica le ragioni del lavoro. Che punti a unire le tante lotte di resistenza. Che punti a ribaltare i rapporti di forza nei luoghi di lavoro e nella società. Che assuma sino in fondo le ragioni del movimento ecologista per la salvezza del pianeta e del movimento femminista per la propria liberazione, movimenti di portata mondiale che investono il futuro stesso dell'umanità. Che sappia costruire una relazione viva con quei movimenti democratici che oggi positivamente occupano le piazze contro la destra ma che rimuovono tra gli altri i temi del lavoro, col rischio molto concreto di venire subordinati al sistema capitalista dal PD e dai suoi satelliti.
Il grande sciopero che ha percorso la Francia contro l'aumento dell'età pensionabile dimostra che solo la forza di massa di lavoratori e lavoratrici, continuativa e radicale, può impaurire le classi dominanti, incrinare il blocco sociale reazionario, unificare un blocco sociale alternativo. Solo un movimento di questa portata può fare argine contro le destre.
Vogliamo dunque contribuire ad una piattaforma di lotta generale e unificante del mondo del lavoro.
Sono 30 anni che il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori è privo di una propria piattaforma di lotta indipendente. Per contribuire a ricostruirla intendiamo promuovere una campagna unitaria attorno ad alcune rivendicazioni centrali.
1) RIDUZIONE GENERALE DELL'ORARIO DI LAVORO A TRENTA ORE A PARITÀ DI RETRIBUZIONE
Le controriforme degli ultimi trent'anni (dal pacchetto Treu del 1997 al Jobs Act e alla riforma Fornero) vanno tutte cancellate: hanno aumentato la disoccupazione, l'orario di lavoro complessivo e la sottrazione del tempo di vita.
Ora basta!
Vogliamo lavorare per vivere, non vivere per lavorare a beneficio dell'arricchimento di un pugno di sfruttatori! Ridurre l'orario di lavoro senza ridurre salari e stipendi permette di redistribuire il lavoro fra tutte e tutti, difendere i posti di lavoro attuali, aumentare l'occupazione, unire occupati e disoccupati, dare la nostra risposta allo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche e migliorare drasticamente la qualità della vita e la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Vanno ripristinati i diritti del lavoro, a partire dall'abrogazione delle leggi che lo hanno precarizzato. Il lavoro che c'è va ripartito fra tutti in modo che nessuno sia privato del lavoro. 30 ore settimanali a parità di retribuzione corrispondono a tale scopo. L'alternativa, come i fatti dimostrano, è l'aumento dei disoccupati e dello sfruttamento
2) ABOLIZIONE VERA DELLA LEGGE FORNERO, PER UN SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO A RIPARTIZIONE E RETRIBUTIVO, CON IL DIRITTO DI ANDARE IN PENSIONE A 60 ANNI O CON 35 ANNI DI LAVORO, CON LA CERTEZZA DI UNA PENSIONE FUTURA DIGNITOSA PER I GIOVANI
Non vogliamo vivere di più per lavorare di più, e sempre più duramente. Vogliamo avere pensioni che ci consentano di vivere dignitosamente, non pensioni integrative private buone solo per chi se le può permettere, rischiose per il futuro, e utili solo per arricchire la grande finanza. Le nostre pensioni devono pagarle quelli che si arricchiscono con il nostro sudore e i nostri affanni. Le paghino i grandi profitti, le rendite, i grandi patrimoni!
Solo un sistema previdenziale pubblico a ripartizione con calcolo retributivo può garantire la solidarietà tra generazioni. Solo un lavoro liberato dalle leggi di precarizzazione degli ultimi decenni, ed esteso a tutti attraverso la riduzione dell'orario, può sostenere il sistema previdenziale pubblico e assicurare ai giovani una pensione futura certa e dignitosa.
3) NAZIONALIZZAZIONE DEI SETTORI STRATEGICI DELL'ECONOMIA
E DELLE AZIENDE CHE LICENZIANO, CHE DELOCALIZZANO, CHE INQUINANO
È disumano che centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori siano trattate/i come limoni da spremere e poi gettar via per fare più profitti! È inaccettabile che le aziende possano devastare l'ambiente e poi cavarsela come nulla fosse!
I casi Whirpool, Ilva, Embraco, Bekaert, Mercatone Uno, Conad, Unicredit, Alitalia e tanti altri sono tutti scandali sociali inaccettabili. È necessaria una svolta radicale e veramente risolutiva. Solo la nazionalizzazione, sotto il controllo delle lavoratrici e dei lavoratori e senza alcun indennizzo alle aziende dopo tutti i miliardi a perdere che hanno ricevuto dallo Stato, è possibile salvaguardare l'occupazione e la salute pubblica. Se un azienda licenzia va nazionalizzata a tutela del lavoro. Se inquina la nazionalizzazione è la premessa di una riconversione della produzione e del risanamento dell'ambiente a tutela sia del lavoro che della salute. In entrambi i casi la nazionalizzazione deve avvenire sotto il controllo dei lavoratori stessi.
4) ABROGAZIONE, SENZA SE E SENZA MA, DEI DECRETI SICUREZZA DI MATTEO SALVINI E DEGLI ACCORDI CRIMINALI CON LA LIBIA
I decreti sicurezza sono un’infamia: negano i diritti di protezione umanitaria, colpiscono i salvataggi in mare di chi fugge da fame, guerre, devastazioni ambientali, criminalizzano forme di lotta più determinate e quindi più efficaci della classe lavoratrice (picchetti, blocchi stradali, occupazioni aziendali).
Il settore più colpito è quello dei lavoratrici e dei lavoratori immigrate/i, perché spesso e volentieri prive/i di diritti a causa di una precisa volontà politica: senza riconoscere pieni diritti a questo settore della nostra classe è più facile dividere le lotte e mettere lavoratrici e lavoratori le une contro le/gli altre/i, alimentare il razzismo e indebolire il conflitto. La classe lavoratrice è una: tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione, dalla cultura di provenienza, condividono gli stessi interessi e hanno lo stesso nemico. Colpire una parte della classe lavoratrice significa colpire e indebolire tutte e tutti, ed essere così più sole e soli di fronte a chi vuole sfruttarci e opprimerci per il profitto.
Invece lottare fianco a fianco per la ripartizione del lavoro, per un grande piano di opere sociali (a partire dal riassetto del territorio), per la requisizione di grandi patrimoni immobiliari sfitti, significa battersi di fatto per dare a tutti/e il diritto al lavoro e alla casa, che sono diritti inseparabili, rafforzando tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, anche quelle e quelli autoctoni.
5) NO ALLA GUERRA, USCITA DELL'ITALIA DALLA NATO, PER LA DRASTICA RIDUZIONE DELLE SPESE MILITARI (F35), PER IL RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE DALLE MISSIONI
L'attacco terroristico dell'imperialismo Usa in Iraq riporta in primo piano il tema dell'imperialismo e della guerra. La Nato è uno strumento di guerra e di oppressione dei popoli, come da ultimo dimostra la copertura offerta al terrorismo Usa e alle operazioni turche in Kurdistan e in Libia.
L'oppressione dei popoli parte “in casa propria” con l'oppressione delle lavoratrici e dei lavoratori. È inconcepibile che ogni anno quasi trenta miliardi siano destinati alle spese militari mentre si tagliano pensioni, sanità, istruzione. Le spese militari servono solo a garantire alle potenze imperialiste, Italia inclusa, strumenti utili per una competizione globale sempre più disumana, feroce e pericolosa.
Nessun essere umano deve soffrire e morire per le loro sporche guerre!
È necessario rompere con la Nato e difendere i diritti dei popoli oppressi contro ogni imperialismo a partire da quello di casa nostra, destinando le risorse pubbliche così liberate alla scuola, alla sanità, alla previdenza, al lavoro.
Ci dicono che queste rivendicazioni sono incompatibili con l'Unione Europea e le leggi del “mercato”. È vero. Ma solo perché l'Unione Europea e il capitalismo su cui si fonda sono una macchina da guerra contro i diritti dei lavoratori, delle lavoratrici, dei giovani, delle donne, della larga maggioranza della società.
Per questo non serve questo o quel governo di gestione di interessi che non siano quelli della grande maggioranza della società. Come dimostra il fallimento di tutti i governi di sinistra e di centrosinistra in Europa.
Serve un governo che, fondato sulla più ampia democrazia delle lavoratrici e dei lavoratori sui luoghi di lavoro e nella società, dunque sul loro potere, rompa del tutto con il sistema capitalistico e i suoi difensori! Per una alternativa anticapitalista e socialista in Italia e in Europa.
Si obietta che tutto questo è impossibile perché “le lavoratrici e i lavoratori non hanno più la forza di un tempo”. Ma è falso. Diciassette milioni di lavoratrici e lavoratori in Italia sono una forza enorme. Se questa forza si motiva e si organizza attorno a un proprio programma di lotta indipendente tutto diventa possibile. Come ha dimostrato lo stesso movimento di lotta che si è sviluppato in Francia.
Attorno alla mobilitazione di massa delle lavoratrici e dei lavoratori, l'unica in grado di ribaltare i rapporti di forza sociali, è possibile saldare tutte le rivendicazioni che danno un senso al cambiamento radicale della società: quelle ecologiste, di genere, democratiche.
Il coordinamento nazionale unitario delle sinistre di opposizione vuole dare un contributo in questa direzione. Siamo organizzazioni diverse, con una propria autonoma identità, ma vogliamo unire le nostre forze in una battaglia comune, e coinvolgere nel modo più aperto ogni altro soggetto disponibile (politico, sindacale, associativo, di movimento).
Non abbiamo un recinto da difendere ma tanti steccati da abbattere! Gli steccati che per tanti anni hanno diviso le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori, degli sfruttati, degli oppressi. Sono le lotte che è necessario unire.
Contro il governo, contro la destra, contro il capitalismo che entrambi difendono.
PER UN’ALTERNATIVA DI SOCIETÀ!
Il coordinamento è e resta aperto, nazionalmente e localmente, all'adesione ulteriore di soggetti politici e sindacali.
Il PCL, con la propria autonomia politica, ha dato e dà un contributo determinante all'unità d'azione e all'iniziativa del coordinamento.
UNIRE LE LOTTE
CONTRO UN GOVERNO PADRONALE
CONTRO LE DESTRE REAZIONARIE
PER UNA ALTERNATIVA ANTICAPITALISTA
Il secondo governo Conte si era presentato a settembre come un governo di svolta. Si è rivelato invece, come era facile prevedere, un governo di continuità. Basta guardare i fatti.
Salvaguardia di tutte le misure degli ultimi decenni (Jobs Acts e precarizzazione del lavoro, Legge Fornero). Salvaguardia e consolidamento del patto di stabilità dell'Unione Europea attorno al debito pubblico, con la conseguente continuità delle politiche di austerità. Salvaguardia dei decreti sicurezza di Salvini e degli accordi infami con la Libia, veri accordi criminali finanziati con risorse pubbliche. Salvaguardia e anzi sviluppo del progetto di “Autonomia differenziata”, che accresce le disuguaglianze sociali e territoriali, attacca i contratti nazionali di lavoro, sospinge la privatizzazione ulteriore di servizi e patrimonio pubblico. Salvaguardia delle politiche internazionali militariste, nel quadro della Nato, a partire dalle missioni militari, incrementando persino l'acquisto degli F35, e sottraendo così risorse a beneficio dei settori più deboli della società.
La logica d'insieme resta la stessa dei precedenti governi: la dominazione del profitto a scapito della società, dell'ambiente, dei diritti sociali e democratici.
Ci pare scandaloso che questo governo e questa politica riceva il sostegno di tutta la sinistra parlamentare e della burocrazia sindacale. È un sostegno disastroso, per ragioni sociali e politiche.
Per ragioni sociali, perché protegge gli interessi dei capitalisti a spese dei lavoratori e delle lavoratrici, dei giovani, e di tutti gli sfruttati, isolando e frantumando le lotte di resistenza, bloccando ogni loro estensione, impedendo la loro unificazione.
Per ragioni politiche, perché questa condotta subalterna e complice getta milioni di lavoratori e lavoratrici tra le braccia della destra più reazionaria: una destra nazionalista, militarista, misogina, che dirotta la rabbia sociale verso i migranti per impedire che si rivolga contro i capitalisti.
A tutto questo noi vogliamo opporci. Non per custodire una piccola nicchia, ma per costruire e rilanciare politicamente una grande opposizione di massa e di classe.
Una opposizione che metta al centro della scena politica le ragioni del lavoro. Che punti a unire le tante lotte di resistenza. Che punti a ribaltare i rapporti di forza nei luoghi di lavoro e nella società. Che assuma sino in fondo le ragioni del movimento ecologista per la salvezza del pianeta e del movimento femminista per la propria liberazione, movimenti di portata mondiale che investono il futuro stesso dell'umanità. Che sappia costruire una relazione viva con quei movimenti democratici che oggi positivamente occupano le piazze contro la destra ma che rimuovono tra gli altri i temi del lavoro, col rischio molto concreto di venire subordinati al sistema capitalista dal PD e dai suoi satelliti.
Il grande sciopero che ha percorso la Francia contro l'aumento dell'età pensionabile dimostra che solo la forza di massa di lavoratori e lavoratrici, continuativa e radicale, può impaurire le classi dominanti, incrinare il blocco sociale reazionario, unificare un blocco sociale alternativo. Solo un movimento di questa portata può fare argine contro le destre.
Vogliamo dunque contribuire ad una piattaforma di lotta generale e unificante del mondo del lavoro.
Sono 30 anni che il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori è privo di una propria piattaforma di lotta indipendente. Per contribuire a ricostruirla intendiamo promuovere una campagna unitaria attorno ad alcune rivendicazioni centrali.
1) RIDUZIONE GENERALE DELL'ORARIO DI LAVORO A TRENTA ORE A PARITÀ DI RETRIBUZIONE
Le controriforme degli ultimi trent'anni (dal pacchetto Treu del 1997 al Jobs Act e alla riforma Fornero) vanno tutte cancellate: hanno aumentato la disoccupazione, l'orario di lavoro complessivo e la sottrazione del tempo di vita.
Ora basta!
Vogliamo lavorare per vivere, non vivere per lavorare a beneficio dell'arricchimento di un pugno di sfruttatori! Ridurre l'orario di lavoro senza ridurre salari e stipendi permette di redistribuire il lavoro fra tutte e tutti, difendere i posti di lavoro attuali, aumentare l'occupazione, unire occupati e disoccupati, dare la nostra risposta allo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche e migliorare drasticamente la qualità della vita e la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Vanno ripristinati i diritti del lavoro, a partire dall'abrogazione delle leggi che lo hanno precarizzato. Il lavoro che c'è va ripartito fra tutti in modo che nessuno sia privato del lavoro. 30 ore settimanali a parità di retribuzione corrispondono a tale scopo. L'alternativa, come i fatti dimostrano, è l'aumento dei disoccupati e dello sfruttamento
2) ABOLIZIONE VERA DELLA LEGGE FORNERO, PER UN SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO A RIPARTIZIONE E RETRIBUTIVO, CON IL DIRITTO DI ANDARE IN PENSIONE A 60 ANNI O CON 35 ANNI DI LAVORO, CON LA CERTEZZA DI UNA PENSIONE FUTURA DIGNITOSA PER I GIOVANI
Non vogliamo vivere di più per lavorare di più, e sempre più duramente. Vogliamo avere pensioni che ci consentano di vivere dignitosamente, non pensioni integrative private buone solo per chi se le può permettere, rischiose per il futuro, e utili solo per arricchire la grande finanza. Le nostre pensioni devono pagarle quelli che si arricchiscono con il nostro sudore e i nostri affanni. Le paghino i grandi profitti, le rendite, i grandi patrimoni!
Solo un sistema previdenziale pubblico a ripartizione con calcolo retributivo può garantire la solidarietà tra generazioni. Solo un lavoro liberato dalle leggi di precarizzazione degli ultimi decenni, ed esteso a tutti attraverso la riduzione dell'orario, può sostenere il sistema previdenziale pubblico e assicurare ai giovani una pensione futura certa e dignitosa.
3) NAZIONALIZZAZIONE DEI SETTORI STRATEGICI DELL'ECONOMIA
E DELLE AZIENDE CHE LICENZIANO, CHE DELOCALIZZANO, CHE INQUINANO
È disumano che centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori siano trattate/i come limoni da spremere e poi gettar via per fare più profitti! È inaccettabile che le aziende possano devastare l'ambiente e poi cavarsela come nulla fosse!
I casi Whirpool, Ilva, Embraco, Bekaert, Mercatone Uno, Conad, Unicredit, Alitalia e tanti altri sono tutti scandali sociali inaccettabili. È necessaria una svolta radicale e veramente risolutiva. Solo la nazionalizzazione, sotto il controllo delle lavoratrici e dei lavoratori e senza alcun indennizzo alle aziende dopo tutti i miliardi a perdere che hanno ricevuto dallo Stato, è possibile salvaguardare l'occupazione e la salute pubblica. Se un azienda licenzia va nazionalizzata a tutela del lavoro. Se inquina la nazionalizzazione è la premessa di una riconversione della produzione e del risanamento dell'ambiente a tutela sia del lavoro che della salute. In entrambi i casi la nazionalizzazione deve avvenire sotto il controllo dei lavoratori stessi.
4) ABROGAZIONE, SENZA SE E SENZA MA, DEI DECRETI SICUREZZA DI MATTEO SALVINI E DEGLI ACCORDI CRIMINALI CON LA LIBIA
I decreti sicurezza sono un’infamia: negano i diritti di protezione umanitaria, colpiscono i salvataggi in mare di chi fugge da fame, guerre, devastazioni ambientali, criminalizzano forme di lotta più determinate e quindi più efficaci della classe lavoratrice (picchetti, blocchi stradali, occupazioni aziendali).
Il settore più colpito è quello dei lavoratrici e dei lavoratori immigrate/i, perché spesso e volentieri prive/i di diritti a causa di una precisa volontà politica: senza riconoscere pieni diritti a questo settore della nostra classe è più facile dividere le lotte e mettere lavoratrici e lavoratori le une contro le/gli altre/i, alimentare il razzismo e indebolire il conflitto. La classe lavoratrice è una: tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione, dalla cultura di provenienza, condividono gli stessi interessi e hanno lo stesso nemico. Colpire una parte della classe lavoratrice significa colpire e indebolire tutte e tutti, ed essere così più sole e soli di fronte a chi vuole sfruttarci e opprimerci per il profitto.
Invece lottare fianco a fianco per la ripartizione del lavoro, per un grande piano di opere sociali (a partire dal riassetto del territorio), per la requisizione di grandi patrimoni immobiliari sfitti, significa battersi di fatto per dare a tutti/e il diritto al lavoro e alla casa, che sono diritti inseparabili, rafforzando tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, anche quelle e quelli autoctoni.
5) NO ALLA GUERRA, USCITA DELL'ITALIA DALLA NATO, PER LA DRASTICA RIDUZIONE DELLE SPESE MILITARI (F35), PER IL RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE DALLE MISSIONI
L'attacco terroristico dell'imperialismo Usa in Iraq riporta in primo piano il tema dell'imperialismo e della guerra. La Nato è uno strumento di guerra e di oppressione dei popoli, come da ultimo dimostra la copertura offerta al terrorismo Usa e alle operazioni turche in Kurdistan e in Libia.
L'oppressione dei popoli parte “in casa propria” con l'oppressione delle lavoratrici e dei lavoratori. È inconcepibile che ogni anno quasi trenta miliardi siano destinati alle spese militari mentre si tagliano pensioni, sanità, istruzione. Le spese militari servono solo a garantire alle potenze imperialiste, Italia inclusa, strumenti utili per una competizione globale sempre più disumana, feroce e pericolosa.
Nessun essere umano deve soffrire e morire per le loro sporche guerre!
È necessario rompere con la Nato e difendere i diritti dei popoli oppressi contro ogni imperialismo a partire da quello di casa nostra, destinando le risorse pubbliche così liberate alla scuola, alla sanità, alla previdenza, al lavoro.
Ci dicono che queste rivendicazioni sono incompatibili con l'Unione Europea e le leggi del “mercato”. È vero. Ma solo perché l'Unione Europea e il capitalismo su cui si fonda sono una macchina da guerra contro i diritti dei lavoratori, delle lavoratrici, dei giovani, delle donne, della larga maggioranza della società.
Per questo non serve questo o quel governo di gestione di interessi che non siano quelli della grande maggioranza della società. Come dimostra il fallimento di tutti i governi di sinistra e di centrosinistra in Europa.
Serve un governo che, fondato sulla più ampia democrazia delle lavoratrici e dei lavoratori sui luoghi di lavoro e nella società, dunque sul loro potere, rompa del tutto con il sistema capitalistico e i suoi difensori! Per una alternativa anticapitalista e socialista in Italia e in Europa.
Si obietta che tutto questo è impossibile perché “le lavoratrici e i lavoratori non hanno più la forza di un tempo”. Ma è falso. Diciassette milioni di lavoratrici e lavoratori in Italia sono una forza enorme. Se questa forza si motiva e si organizza attorno a un proprio programma di lotta indipendente tutto diventa possibile. Come ha dimostrato lo stesso movimento di lotta che si è sviluppato in Francia.
Attorno alla mobilitazione di massa delle lavoratrici e dei lavoratori, l'unica in grado di ribaltare i rapporti di forza sociali, è possibile saldare tutte le rivendicazioni che danno un senso al cambiamento radicale della società: quelle ecologiste, di genere, democratiche.
Il coordinamento nazionale unitario delle sinistre di opposizione vuole dare un contributo in questa direzione. Siamo organizzazioni diverse, con una propria autonoma identità, ma vogliamo unire le nostre forze in una battaglia comune, e coinvolgere nel modo più aperto ogni altro soggetto disponibile (politico, sindacale, associativo, di movimento).
Non abbiamo un recinto da difendere ma tanti steccati da abbattere! Gli steccati che per tanti anni hanno diviso le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori, degli sfruttati, degli oppressi. Sono le lotte che è necessario unire.
Contro il governo, contro la destra, contro il capitalismo che entrambi difendono.
PER UN’ALTERNATIVA DI SOCIETÀ!