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Come il quotidiano di Confindustria nasconde l'incasso dei capitalisti

 


«Dieci miliardi per i dipendenti pubblici» titola con tono scandalizzato il quotidiano di Confindustria (17 novembre) per commentare l'annunciata legge di bilancio. È un falso, che serve a nascondere altro.


La cifra destinata per il lavoro e i servizi pubblici (collassati) è irrisoria. Per la sanità un miliardo (uno) riservato al Fondo sanitario nazionale, più alcune centinaia di milioni per gli infermieri per indennità di servizio. Elemosine per “gli eroi”.
I 36.000 medici e infermieri assunti a marzo con contratti precari o a tempo determinato si vedono prorogato il contratto sino al dicembre 2021. In altri termini restano precari, nonostante il crollo del sistema sanitario per il vuoto di organico. I 100 euro lordi previsti dal governo per i contratti pubblici sono comprensivi di una vacanza contrattuale di dieci (dieci) anni. Sono pertanto un insulto. La copertura economica del rinnovo contrattuale dei dipendenti di Regioni, enti locali, università, sanità è affidata ai bilanci autonomi territoriali. Il governo non prende impegni. Le nuove assunzioni nell'amministrazione pubblica contro cui insorge Il Sole 24 Ore sono spalmate tra il 2021 e... il 2032. Una promessa che non costa nulla, perché non significa nulla.

I veri dati certi sono altri, quelli su cui guarda caso Il Sole 24 ore non fornisce cifre. Confindustria incassa ventiquattro miliardi (ventiquattro) e 800 milioni per i cosiddetti incentivi del piano di transizione 4.0, credito d'imposta per macchinario e digitalizzazione, sgravi contributivi a manetta per le assunzioni, contratti a termine senza causali ulteriormente prorogati a vantaggio del lavoro usa e getta. A cui si aggiungono per i prossimi anni i 12,7 miliardi supplementari per la Difesa, cioè per l'industria militare (Leonardo) e chi lavora per questa (Fincantieri). Confermata nel frattempo l'esenzione dal versamento dei contributi previdenziali per chi usufruisce della cassa Covid, una cassa usata abusivamente da un terzo delle imprese italiane, secondo l'INPS. Le stesse imprese che annunciano licenziamenti massicci una volta finita la cassa.

La verità è che “i parassiti” non sono gli statali ma i padroni. I quali cercano di aizzare i propri salariati contro i dipendenti pubblici per dirottare altrove il loro malcontento. La necessità di una piattaforma di lotta generale che unisca l'intera classe dei salariati si rivela ogni giorno di più una urgenza improrogabile.

Partito Comunista dei Lavoratori