20 Novembre 2020
Il capitale cerca ovunque il profitto. Anche l'indirizzo della ricerca medica ne è condizionato, perché è appaltato all'industria farmaceutica. Ad esempio i colossi della farmaceutica, dopo aver abbandonato nel 2003 le ricerche sul virus della SARS – per il fatto che la pandemia si era rapidamente esaurita, e con essa il relativo mercato – sgomitano adesso tra loro per assicurarsi il mercato gigantesco del vaccino anti-Covid. Un bene prezioso per l'umanità (al di là delle idiozie reazionarie dei negazionisti) diventa per alcune di esse l'affare del secolo. Un mercato che sarà finanziato dai bilanci statali di tutto il mondo, e dunque in larga parte dalle tasse pagate dai lavoratori. In questo caso la ricerca sta battendo, fortunatamente, ogni record di celerità, compiendo in meno di un anno un percorso che normalmente richiede un decennio.
I TEMPI DELLA RICERCA, UNA VARIABILE DEL PROFITTO
È comprensibile. La pressione del capitalismo mondiale in recessione sulla ricerca del vaccino è stata concentrata e irresistibile. Non si tratta solo del profitto delle case farmaceutiche ma dei profitti dell'intera classe capitalista, dei volumi della produzione e del commercio mondiale, dei rapporti di forza sul mercato mondiale tra imperialismi vecchi (USA e UE) e nuovi (Cina). La ricerca ha agito sotto la frusta della Borsa.
Per altri orizzonti di ricerca, meno profittevoli, i tempi sono diversi, o addirittura infiniti. È il caso ad esempio delle malattie degenerative delle persone anziane: Alzheimer, Parkinson, demenza senile. Qui la ricerca ristagna da molto tempo. Perché occuparsi di persone improduttive per un'economia fondata sul profitto? Quando il governatore Toti osserva che i vecchi non sono «indispensabili» per la ripresa economica, volgarizza cinicamente un principio di realtà per la società borghese. Indispensabile è solo chi genera profitto; per questo lo si spreme a mani basse. I vecchi sono invece un peso parassitario. Le loro pensioni un costo. Le loro vite un tempo ormai breve. Perché dunque occuparsi di loro?
Il capitale trova un altro modo di trattare i vecchi. Li usa fin che può come ammortizzatori sociali in tempi di crisi, laddove possono arrotondare con la propria pensione i salari dei loro figli e nipoti cassaintegrati e precari, oppure surrogare l'assenza degli asili nido. In questo caso la presenza dei nonni in famiglia copre i tagli massicci del welfare, compiuti per pagare il debito alle banche. Ma quanto la vecchiaia è troppo avanzata e le condizioni di salute dell'anziano non lo permettono, allora la società borghese lo scarica come un rifiuto. O carica la sua assistenza sulla donna di casa, magari costretta a lasciare il lavoro per assistere il padre o il suocero, o a reggere un doppio lavoro ancor più estenuante. Oppure lo affida alla cura privata di una badante (per chi se la può permettere), spesso in nero, senza documenti, ricattabile, più volte oggetto di molestie e di abusi impuniti in famiglia.
IL GRANDE AFFARE DELLE CASE DI RIPOSO
La terza soluzione è la casa di riposo: il destino delle persone sole e ormai ingestibili in casa. Il luogo che in Italia in soli quattro mesi ha visto il 40% di decessi per Covid-19. Fatalità? No, anche qui la legge del profitto lascia una impronta indelebile. Per molti aspetti la più vergognosa.
In Italia abbiamo 4,4 milioni di anziani over 80. I tassi attuali di invecchiamento della popolazione, anch'essi sospinti dalla crisi capitalista, fanno sì che nel 2050 saranno quasi 8 milioni. Eppure l'offerta dei posti letto non supera la cifra dei 200.000. Un numero irrisorio. Lo Stato non si occupa della questione, è già tanto che versi una pensione. Tutto è affidato al mercato delle strutture private, tra privati cosiddetti “no profit” (cooperative, fondazioni religiose...) che ne coprono il 50%, e strutture dichiaratamente profit che coprono quasi tutta l'altra metà, salvo una piccola quota gestita dai comuni. La retta mensile varia tra i 2400 e i 4000 euro, coperta solo per la metà dal finanziamento pubblico della Regione, il resto è a carico dell'ospite. A seconda delle Regioni, va dai 50 ai 100 euro al giorno.
Se poi non trovi posto, puoi ripiegare nelle cosiddette case famiglia (al massimo sette ospiti), interamente a carico del degente per 1800 euro mensili. Luoghi dove non viene esercitato alcun controllo pubblico, neppure saltuario, e dove non a caso si consuma il peggio dei maltrattamenti e degli omicidi colposi di cui le cronache si sono occupate.
Ma chi è il proprietario delle RSA? Korian-Segesta, il principale azionista Crédit Agricole; il gruppo Kos, controllato dalla famiglia De Benedetti; il San Raffaele, della famiglia Angelucci; Sereni Orizzonti (sic), gestito da Massimo Blasoni, indagato per truffa al servizio sanitario nazionale; il Gruppo Gheron, della famiglia Bariani.
Un gruppo di grandi famiglie capitaliste che fa affari d'oro. Fatturati annui che vanno dai 200 ai 600 milioni, utili netti che oscillano rispettivamente tra i 15 e i 30 milioni. Qual è il fondamento di tassi di profitto così elevati? Non solo il livello delle rette, per quelle famiglie che se le possono permettere, ma il supersfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, medici e infermieri/e. Costretti a orari massacranti, pagati molto meno che nelle strutture pubbliche (1200 euro di media contro i 1600), spesso dipendenti di cooperative e oggetto di caporalato. Gli stessi che giorni fa hanno scioperato in tutta Italia per chiedere regolarizzazione, internalizzazione del servizio, salario, dignità, diritti. sicurezza sul lavoro.
È l'assenza di tamponi per il personale di servizio il principale veicolo di contagio nelle RSA. A sua volta moltiplicatore di decessi, tra degenti e lavoratori. A produrre la morte non è solo il virus, ma anche e in primo luogo lo sfruttamento.
LA RIVOLUZIONE E LA VITA
Cosa fa sull'argomento il governo dell'emergenza sanitaria? Un atto davvero irresistibile: il ministro Speranza ha incaricato Monsignor Vincenzo Paglia, gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, di guidare un osservatorio sulle RSA. Commovente. Lo Spirito Santo accompagnerà i suoi lavori. Ma soprattutto la continuità dei decessi.
È invece necessaria una svolta radicale nel trattamento delle persone anziane e nel lavoro dell'assistenza, domiciliare e ospedaliera.
L'assistenza domiciliare degli anziani va assunta come funzione pubblica. Le badanti vanno assunte da un servizio nazionale dello Stato, che le metta in regola, formi il personale, garantisca la loro sicurezza, eserciti un controllo pubblico sulla funzione sociale dell'assistenza domiciliare.
Il sistema delle RSA va nazionalizzato, senza indennizzo per le famiglie capitaliste che lo gestiscono, e sotto controllo sociale, nell'ambito della requisizione e nazionalizzazione, senza indennizzo, dell'intera sanità privata.
Questa misura non sarà mai realizzata da un governo borghese, sia esso conservatore o progressista. Basta vedere gli affari della sanità privata in Spagna sotto il governo di PSOE e Podemos. Solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici può liberare la salute dal profitto. Solo una rivoluzione può tutelare la dignità dell'ultimo tratto della vita.