Testo del volantino distribuito durante lo sciopero dei metalmeccanici
Con la rottura sulla trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici si evidenzia ancora di più il lavoro di sfondamento da parte del padronato nella categoria per far passare la linea della Confindustria di Bonomi dei “rinnovi a zero euro”. Già nell’ultimo rinnovo Federmeccanica aveva incassato il risultato dei soli 40 euro lordi in tre anni. La richiesta attuale di un aumento dell’8%, seppur ancora debole per “sanare” le perdite salariali di un contratto nazionale sempre più eroso negli anni da politiche sui salari e trattative contrattuali a perdere, va comunque difesa, senza nessun cedimento da parte delle burocrazie sindacali, magari su una ipotetica defiscalizzazione dell’aumento salariale, perché se così fosse l’aumento sarebbe scaricato sulle tasche della massa lavoratrice e non estorto al padronato.
Ma a un attacco così pesante, in un quadro di crisi economico-sanitaria così grave, la classe lavoratrice deve organizzarsi e rispondere in modo adeguato e dirompente. Le 4 ore di sciopero lanciate da FIM, FIOM e UILM sono insufficienti e tardive. Alla rottura delle trattative andava organizzata la lotta immediata, bisognava mettere in campo la forza dei lavoratori contro la forza del padronato. L’unico modo per riconquistare un contratto dignitoso è la messa in campo dello sciopero generale!
Ma a che condizione si possono ora riconquistare i contratti? Il primo punto da mettere in discussione è il modello imposto dal padronato e accettato dai sindacati confederali. Dopo anni di concertazione a danno dei salariati ora l’accordo del “patto per la fabbrica” aggiunge ulteriormente potere contrattuale alla parte avversa. Bisogna ribaltare i tavoli!
Serve però unificare tutte le categorie dei lavoratori: bisogna lanciare una mobilitazione che unifichi tutte le vertenze in corso per il rinnovo dei contratti nazionali e al contempo unificarle con le tante lotte che ci sono nelle aziende in crisi che stanno delocalizzando, licenziando o chiudendo come la Whirlpool.
• Blocco permanente dei licenziamenti, salario garantito al 100%!
• Controllo dei lavoratori e delle lavoratrici sulla salute e sulle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro. Basta far pagare il rischio sanitario sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici: chiusura immediata di tutte le attività a rischio e non indispensabili!
• Esproprio senza indennizzo per i capitalisti e nazionalizzazione sotto il controllo di chi lavora delle aziende che delocalizzano, licenziano, che violano i diritti dei lavoratori e/o le norme sulla sicurezza e che chiudono, a partire dalla Whirlpool!
• Patrimoniale di almeno il 10% sul 10% più ricco della popolazione.
• Cancellazione del Jobs Act e di tutte le leggi di precarietà, ritorno dell’articolo 18 e sua estensione a tutti i lavoratori e le lavoratrici.
• Redistribuzione generale dell’orario di lavoro a 30 ore per tutti, pagate 40, con l’introduzione di un salario minimo intercategoriale di 1500 euro.
• Parità di diritti tra lavoratori italiani e lavoratori immigrati.
• Sciopero generale e prolungato, unificazione di tutte le lotte sui contratti, per un contratto nazionale che recuperi un salario adeguato e che cancelli tutte le flessibilità e la precarietà concessa negli anni. Costituzione di una cassa di resistenza nazionale per sostenere la lotta.
Su tali parole d’ordine bisogna organizzare il protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici. Dieci milioni di salariati sono in attesa del rinnovo del loro contratto scaduto da anni. Nel paese diverse sono le lotte aziendali o di categoria che rimangono frammentate e isolate. La vertenza dei metalmeccanici può fungere da traino, mettendo in campo la forza organizzata di un settore storicamente strategico per la lotta di classe, e collegandosi a tutte le lotte in corso per la ripresa di una mobilitazione contro governo e padronato a livello nazionale e internazionale.