19 Dicembre 2020
Il paradiso fiscale per i capitalisti è l'inferno fiscale per i proletari
La stessa legge di stabilità che rifiuta le necessarie assunzioni di personale sanitario provvede a detassare ulteriormente i capitalisti. Dopo la continua discesa della tassa sui profitti (IRES) nel corso degli ultimi tredici anni (dal 34,5 al 20%); dopo la cancellazione della prima tranche dell'IRAP nel luglio del 2020 (per quasi 4 miliardi) a scapito della sanità pubblica e a vantaggio di tutte le aziende, anche di quelle che hanno maggiorato fatturato e utili (farmaceutica, informatica, alimentare, militare...), la nuova legge di stabilità dedica un pensiero di riguardo alle società estere che investono in Italia. I dividendi e le plusvalenze dei fondi esteri europei vengono infatti esentati da ogni tassazione. Il quotidiano di Confindustria Il Sole 24 Ore (18 novembre) dà grande risalto al provvedimento, perché «eliminerà la discriminazione nei confronti dei fondi italiani, che beneficiano di un'esenzione totale da qualsiasi forma di trattenuta alla fonte».
Insomma un trionfo del principio di uguaglianza tra capitalisti, al di là dei confini nazionali. Del resto a cosa serve l'Unione Europea se non a garantire innanzitutto la libera circolazione di capitali esentasse?
Questo provvedimento misura una volta di più l'ipocrisia delle lamentele della stampa borghese circa l'esistenza di paradisi fiscali in Europa. Evidentemente non si tratta di privilegi da cancellare, ma da estendere. Del resto: estendendoli a tutti non cessano forse di essere privilegi? L'intera Unione Europea si fa paradiso fiscale dei ricchi nel nome della libertà e dell'uguaglianza. L'Italia semplicemente partecipa a questa gara per attrarre gli investimenti esteri in Borsa, evitando che si dirigano altrove. Questa concorrenza al ribasso tra tutte le aree continentali, e al loro interno, in fatto di tasse sui capitali, ha un preciso risvolto economico e sociale. Aumenta sempre più il debito pubblico degli stati capitalisti, e parallelamente mina le fondamenta stesse di ciò che resta del welfare: sanità, istruzione, pensioni, servizi sociali. Tutti massacrati negli ultimi quarant'anni per finanziare la detassazione dei profitti e gli interessi sul debito alle banche. Oggi la corsa continua con nuove detassazioni e nuovo debito da scaricare sui salariati, quelli che pagano l'80% delle tasse. Il paradiso fiscale per gli uni è l'inferno fiscale per gli altri.
I riformatori che sognano un capitalismo umano e giusto cercano un cerchio che si faccia quadrato. Solo una rivoluzione può cambiare le cose.