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TFA sostegno VIII ciclo: le storture di un sistema malato


 Come tutti gli anni, nel periodo estivo si sosterranno le prove per l’ammissione al "TFA Sostegno" (Tirocinio Formativo Attivo,ndr), giunto ormai alla sua VIII edizione. Il bando generale (D.M. 694 del 30 maggio 2023) riporta solo le date per sostenere i test preselettivi e recepisce quanto disposto recentemente dal governo, in termini di nuove modalità di reclutamento. Un rompicapo che metterebbe alla prova anche il più abile giurista.


La scuola, com’è noto, è regolamentata da un ginepraio normativo che viene usato come banco di prova da tutti i governi che si susseguono, i quali utilizzano come arma di propaganda, i soliti slogan. Tra questi ritroviamo la semplificazione del reclutamento a fronte del moltiplicarsi delle graduatorie e la predisposizione di percorsi più coerenti per il reclutamento dei docenti, che possa premiare una volta per tutte chi ha valorosamente sostenuto la scuola in tutti questi anni, soprattutto durante la fase pandemica. Tutto questo è ovviamente falso, di fronte alla concretezza dei fatti.

I percorsi per il reclutamento del personale docente non sono stati semplificati, al contrario prevedono l’acquisizione di ulteriori CFU (Crediti Formativi Universitari, ndr), oltre ai 24 previsti dalla "Buona scuola" e dal vecchio decreto legislativo 59/2017, che salgono a quota 30. Per chi vorrà poi sostenere i concorsi su posto comune, oltre al concorso dovrà acquisire 60 CFU presso l’università. Da ciò ovviamente scaturiranno graduatorie su graduatorie al fine di ricreare la medesima imbarazzante situazione, vigente al momento della creazione delle GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze, ndr) introdotte nel 2020 dal Ministro Azzolina. L’Unico pregio delle GPS era sottrarre alle scuole il meccanismo delle chiamate e riordinare le graduatorie. Vale però la solita solfa: un passo avanti per compierne molti di più a ritroso.

Il TFA sostegno rientra in questo pittoresco scenario, i cui aspetti negativi sono stati denunciati per anni dai precari che hanno deciso di seguire questa strada. Uno sguardo superficiale è in grado già di captare i primi segni di questo meccanismo sbagliato: le università a disposizione (come al solito), sono più numerose nelle regioni in cui il numero di scuole è nettamente minore. Ad esempio, in Lombardia, solo 4 università (di cui tre nella città di Milano e una a Bergamo) mettono a disposizione un numero di posti esiguo (si tratta da decreto di 1170 in totale) a fronte dell’altissimo numero di scuole e di conseguenza di insegnanti. Al contrario in una regione come il Lazio, troviamo ben 10 università a disposizione. Se ci spostiamo in Sicilia, nella sola università di Palermo sono banditi in totale 1400 posti e così nella Università di Messina, 1000 a Catania.

In Campania le sole due università previste dal bando, arrivano a 3540 posti.

Una follia se pensiamo che questi docenti sono inseriti nelle GPS di altre province. Significa dover rinunciare ad un anno di servizio. Molti docenti, che per anni hanno fatto sacrifici e si sono trasferiti dal sud per poter lavorare, sono ora costretti a tornare a casa perché i posti messi al bando nelle università sono molto alti e offrono dunque maggiore opportunità di successo. Per chi poi, deve spostarsi ex novo, significa doversi mantenere un anno in una regione lontana dal proprio luogo di residenza (cfr a fondo pagina e il link: i principali dati della scuola - avvio anno scolastico 2020-2021 - miur.gov.it)


FORMAZIONE PERMANENTE: TUTTA SULLE SPALLE DEI PRECARI

Al di là degli sforzi già impressionanti per poter sostenere un percorso che prevede concorso per accedere con competenze in ingresso già molto ampie, viaggi per frequentare le lezioni, esami, laboratori e tirocinio da effettuarsi fuori dall’orario di servizio, l’aspetto forse più delicato riguarda i costi.

La media nazionale è di 3000 euro, ma il range per conseguire la specializzazione varia da 2500 a 45001. I costi più alti si registrano all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e arrivano a 4100 euro. Un vero e proprio salasso.

Anche noi crediamo fermamente nel valore della formazione, perché siamo docenti e l’aggiornamento professionale è d’obbligo, non solo per quel che concerne i contenuti disciplinari ma anche sulle acquisizioni pedagogiche in continuo sviluppo. Crediamo però altrettanto fermamente anche al fatto che la formazione non possa essere così onerosa e a carico dei docenti, soprattutto precari, ai quali sono richiesti requisiti molto alti se confrontati ai colleghi già in ruolo.

Dunque, com’è possibile non pensare che ci sia del marcio visto il calo di iscrizioni nelle università, che di anno in anno continua ad aumentare? Non è forse lecito pensare che i soldi vengano recuperati dai docenti “poco formati e preparati”?

Se facciamo due calcoli, le università che bandiscono un altissimo numero di posti con costi molto alti, saranno forse dedite alla formazione dei docenti??? Pensiamo alla soprannominata Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, la quale chiede 4100 euro per un totale di 2160 posti. Fate pure voi la moltiplicazione.


QUALE FORMAZIONE PER QUALE RUOLO?

Pensiamo che il sistema di formazione e di reclutamento dei docenti debba essere radicalmente cambiato, pur consapevoli che solo un governo dei lavoratori potrà rendere effettivo questo cambiamento.

Come lavorator@ della scuola chiediamo:

• Lauree abilitanti per porre fine al mercimonio dei crediti formativi post-laurea; nello specifico un biennio magistrale abilitante per posto comune e un percorso analogo abilitante per il sostegno.
• Abolizione delle università telematiche;
• Un periodo transitorio in cui accedere ai percorsi vigenti, pagando una tassa di iscrizione uguale per tutti di 500 euro.
• Un sistema di tasse universitario basato su l’ISEE che sia progressivo, che non penalizzi le fasce intermedie e che tassi i redditi alti;
• Un sistema di reclutamento che preveda dunque, dopo le lauree abilitanti, un concorso e il consueto anno di prova presso un’istituzione scolastica con superamento di prova finale presso comitato di valutazione.

Lavorator@ della scuola – Partito Comunista dei Lavoratori