22 Ottobre 2020
Testo del volantino (allegato in fondo alla pagina) per le iniziative della giornata di mobilitazione nazionale del 24 ottobre
Dare continuità all’Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi! Estendere ed unificare le lotte attorno ad una piattaforma generale! Portare nelle lotte la prospettiva di rivoluzione!
La pandemia si sovrappone a un’offensiva frontale del padronato e a una nuova grande crisi del capitalismo mondiale. Confindustria fa muro sul rinnovo dei contratti, annuncia un milione di licenziamenti, reclama i pieni poteri nelle aziende. Il governo regala ai padroni lo sblocco dei licenziamenti, stoppa il rinnovo dei contratti pubblici, mantiene tutto il peggio dei decreti Salvini contro picchetti, blocchi stradali, occupazioni.
Le burocrazie sindacali, Landini in testa, non solo non organizzano la difesa del lavoro ma appoggiano il governo. Il loro scopo è mostrare al padronato la propria funzione sociale di controllo e disinnesco delle lotte, per timore di essere scaricate. È la funzione di “agenzia della borghesia nel movimento operaio”, come diceva Lenin. Una definizione oggi della burocrazia sindacale ancor più calzante di allora.
Costruire una direzione alternativa del movimento operaio che lo liberi dalla burocrazia è compito di tutte le avanguardie, ovunque collocate sindacalmente. Non si tratta di dare consigli critici agli apparati, né di limitarsi a conservare un piccolo spazio di sindacato alternativo. Si tratta di strappare agli apparati la direzione delle lotte, conquistare la maggioranza dei lavoratori, sviluppare l’egemonia di un progetto alternativo tra le masse.
Tutto questo è molto difficile, dopo un lungo ciclo di arretramenti, sconfitte, delusioni. Ma tanto più oggi è possibile perseguire l’obiettivo solo lavorando controcorrente alla più ampia unità di classe contro padroni e governo. Solo contrapponendo al fronte unico dei padroni il fronte unico dei lavoratori e delle lavoratrici.
Non mancano lotte di resistenza e conflitti. Li abbiamo visti nello scorso marzo, nelle fabbriche, nella logistica, nella scuola, tra i braccianti. Ma sono lotte in ordine sparso, che non si parlano, che stanno recintate nel proprio perimetro aziendale o di settore. Unire queste lotte attorno ad una piattaforma generale è una necessità inaggirabile. A fronte di una offensiva generale del padronato, occorre una mobilitazione generale del lavoro capace di ribaltare i rapporti di forza complessivi.
PROSEGUIRE E ALLARGARE IL PERCORSO UNITARIO
L’Assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi che si è tenuta il 27 settembre a Bologna è un primo passo in questa direzione. Le forze ad oggi raccolte sono ancora molto limitate. Ma il segnale di controtendenza è prezioso. Per la prima volta dopo tanto tempo organizzazioni e tendenze sindacali di diversa collocazione e provenienza (Si Cobas, SGB, settori della Opposizione CGIL, Slai Cobas per il sindacato di classe) hanno scelto di mettere insieme le proprie forze in una iniziativa nazionale comune. Non attraverso un cartello di sigle, ma attivando un percorso unitario fondato sui delegati, sulle delegate, sui lavoratori e lavoratrici combattivi/e, al di là di ogni divisione di sigla e appartenenza. Un percorso segnato da comuni rivendicazioni classiste e dalla prospettiva di costruzione di una vera azione di sciopero generale.
Questo percorso va ora proseguito e allargato. Non si tratta di recintare il perimetro dell’Assemblea di settembre, ma di lavorare ad estenderlo ad ogni livello. I militanti sindacali del Partito Comunista dei Lavoratori sono ovunque impegnati in questa direzione.
È la battaglia che conduciamo nell’Opposizione CGIL assieme ad altri lavoratori e lavoratrici della componente contro una linea di pura autoconservazione del proprio spazio. È la linea che conduciamo nei sindacati di base con riferimento classista contro ogni logica autocentrata e settaria. A tutti chiediamo di investire le proprie forze nel percorso unitario avviato, ponendo termine alla frammentazione dell’avanguardia.
Questa azione di coinvolgimento di forze nuove va soprattutto indirizzata verso i lavoratori, a partire dalla loro avanguardia più larga. Quella che nel marzo scorso ha trainato una breve ma intensa stagione di scioperi contro i padroni. Quella che nelle ultime settimane ha ridato segni di presenza negli scioperi metalmeccanici contro la serrata contrattuale di Federmeccanica.
Non confondiamo i burocrati con gli operai. Le burocrazie di Fiom, Fim, Uilm hanno indetto uno sciopero il 5 novembre per salvare la faccia di fronte agli operai e incanalare la loro lotta su un binario morto. Il loro obiettivo è ottenere la detassazione dell’aumento contrattuale per caricare il contratto sulla fiscalità generale (cioè sul portafoglio dei lavoratori) a vantaggio dei profitti. Ma gli operai che hanno scioperato e che possono scioperare il 5 novembre lo fanno per i propri interessi, con tutte le confusioni e contraddizioni del caso. Dobbiamo interloquire con questi operai, che sono la maggioranza sindacalizzata dell’industria, per sottrarli all’influenza dei burocrati e conquistarli alla nostra piattaforma generale. Lo possiamo fare solo dentro la lotta comune, non separandoci da questa, non levando il disturbo a tutto vantaggio dei burocrati. Dobbiamo portare la nostra piattaforma nella lotta comune, per radicalizzarla ed estenderla, non tenerci fuori dalla lotta nel nome della nostra piattaforma.
PER UNA PROSPETTIVA DI RIVOLUZIONE
La politica del fronte unico non può limitarsi al piano sindacale. Tutte le rivendicazioni della piattaforma definita il 27 settembre e rilanciata dalle manifestazioni di oggi richiamano una prospettiva politica. La drastica riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga, la forte patrimoniale sulle grandi ricchezze, la cancellazione dei decreti Salvini, la contestazione dell’indebitamento pubblico col capitale finanziario da scaricare sul portafoglio dei lavoratori, sulla sanità, sulla scuola, pongono la prospettiva di un’alternativa operaia alla crisi del capitale. O loro o noi. O il potere dei capitalisti o il potere degli operai. Nessuna conquista parziale su quel terreno è possibile senza che la borghesia tema davvero la minaccia dell’ordine pubblico e della sovversione. I padroni mollano qualcosa solo quando han paura di perdere tutto. Solo la minaccia di una rivoluzione può strappare riforme. Solo una rivoluzione, solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici basato sulla loro forza e sulla loro autorganizzazione, può realizzare una svolta vera.
Politica del fronte unico e programma di rivoluzione sono i due capisaldi della politica del PCL. Siamo per la più larga unità d’azione dell’avanguardia, che ricomponga in un unico fronte il Patto d’azione e il Coordinamento delle sinistre di opposizione nato il 7 dicembre. Perché non ha senso nel nome del fronte unico mantenere percorsi separati, tanto più a fronte delle stesse rivendicazioni generali. Ma portiamo nel fronte più largo dell’opposizione classista l’esigenza di una prospettiva di rivoluzione, in Italia e nel mondo. L’unica che può fondare su solide basi l’internazionalismo proletario, contro ogni forma di europeismo liberale o sovranismo reazionario.
L’unica che indica le basi possibili del partito comunista rivoluzionario.