28 Ottobre 2020
Una vasta mobilitazione di donne sta scuotendo la Polonia. Il tribunale costituzionale polacco, controllato dal partito reazionario Diritto e Giustizia (PiS), ha recentemente sentenziato che l'aborto è incostituzionale anche in caso di malformazione grave e irreversibile del feto. Nei fatti è la cancellazione del diritto all'interruzione volontaria della gravidanza in Polonia. Questo fatto ha prodotto una reazione di massa delle donne in tutte le principali città polacche, ma anche nelle cittadine e persino in alcune zone rurali. La parola d'ordine rilanciata sui social è “Avete voluto la guerra!”.
Le forme di lotta del movimento sono a modo loro radicali e creative. Blocchi prolungati del traffico cittadino, cortei rumorosi di automobili, assedio delle sedi istituzionali, ma anche un'azione di “sciopero generale” con manifestazione nazionale a Varsavia. Gli slogan hanno un profilo anticlericale ed antigovernativo: “Io penso, io decido”, “Libertà, uguaglianza, diritto di aborto”, “PiS e la Chiesa hanno del sangue sulle loro mani”.
«La nostra violenza è la risposta a ciò che ci riserva l'avvenire» dichiara Karolina Wozniak, una studentessa di 24 anni, uno dei volti pubblici del movimento.
I muri delle città polacche sono segnati da una campagna di graffiti che rilancia le rivendicazioni delle donne. Domenica 25 ottobre in tutto il paese si sono tenute manifestazioni davanti alle chiese, con irruzione e interruzione delle messe, e scritte con lo spray in rosso. «Una profanazione mai vista prima nel bastione cattolico d'Europa» scrive Le Monde.
Il ministro della giustizia ha annunciato che «punirà con severità queste azioni sacrileghe», ma contro ogni previsione il partito di governo incontra sinora difficoltà a organizzare una contromobilitazione. Ci ha provato a Varsavia e Katowice con proprie militanti nazionaliste, ma il risultato è stato assai deludente: poche decine di attiviste, che oltretutto hanno avuto la peggio negli scontri con le femministe. A Katowice è dovuta intervenire la polizia con manganellate e gas lacrimogeni per proteggere la sparuta manifestazione filogovernativa. Mentre a Nowy Dwór Gdanski, un comune rurale di 10000 abitanti del nord del paese, i contadini hanno fatto sfilare i propri trattori a sostegno del movimento delle donne.
Jaroslaw Kaczynski, grande capo del PiS e uomo forte del paese, si trova di fronte a un movimento imprevisto: «Una guerra culturale di tali proporzioni che potrebbe sfuggire al suo controllo» (Le Monde). Vedremo gli sviluppi. Ma è l'ulteriore riprova, se ve ne era bisogno, che l'instabilità è la cifra dello scenario internazionale. Persino là dove ancora domina la reazione.