21 Gennaio 2021
#Livorno21
Esattamente cento anni fa, il 21 gennaio 1921, i delegati della frazione comunista abbandonavano il congresso del Partito Socialista Italiano che si svolgeva al teatro Goldoni di Livorno per raggiungere il vicino teatro San Marco, già utilizzato dall’esercito nel corso della precedente guerra e quindi privo di sedie, senza impiantito e con il tetto che lasciava passare la pioggia.
Qui, nel corso della stessa giornata i delegati, che rappresentano circa cinquantottomila votanti nei congressi di base del PSI, proclamavano il nuovo partito con il nome di Partito Comunista d’Italia. Si staccavano da novantottomila massimalisti della cosiddetta mozione “comunista unitaria” (rappresentati in primis da Giacinto Menotti Serrati) che pur richiamandosi alla Terza Internazionale e alle sue posizioni si erano rifiutati, dando espressione alle loro posizioni centriste, di rompere con i quattordicimila riformisti di sinistra della mozione “concentrazione socialista”, capeggiati da Filippo Turati, come chiedeva loro l’Internazionale, al pari quanto chiesto e realizzato in Germania e Francia.
Come scriverà più tardi uno dei delegati presenti, Pietro Tresso (che diventerà dirigente della Quarta Internazionale e sarà assassinato dagli stalinisti nella Resistenza francese nel 1943), i due nomi principali di riferimento sono Antonio Gramsci e soprattutto Amadeo Bordiga, agli occhi di tutti, e nella realtà, il massimo dirigente del partito.
Il PCL ricorderà la fondazione del Partito Comunista d’Italia con un’assemblea in diretta Facebook domenica 31 alle 10.30. E questa sarà nei fatti l’unica degna iniziativa in memoria di quell’evento fondamentale. Come spesso succede nella storia, gli eredi di avversari e traditori del PCd’I si sono impegnati a ricordarlo per ingannare i militanti soggettivamente comunisti.
Il centenario del PCd’I è infatti oggetto in questi giorni di iniziative di commemorazione, per lo più di matrice stalinista e/o nazional popolare, in omaggio alla tradizione del PCI nelle sue diverse declinazioni. Il PCd'I è tristemente celebrato dagli eredi di chi lo distrusse come partito rivoluzionario; di chi fece appello ai «fratelli in camicia nera»; di chi tradì la Resistenza e ricostruì lo Stato borghese alla fine della guerra, con annessa amnistia ai boia fascisti; di chi imprigionò la lotta del movimento operaio attorno alla bandiera dell'unità nazionale e del compromesso storico con la borghesia. A noi è sembrato invece importante che organizzazioni che possono a ragione richiamarsi, al di là delle loro differenze, al PCd’I delle origini – e dunque all’internazionalismo rivoluzionario e alla rivoluzione proletaria – possano trovarsi insieme in una iniziativa sul centenario. Nella quale intrecciare verità storica, rivendicazione programmatica, lezioni per il presente e il futuro del movimento operaio.
In nessuna di queste iniziative, oltre a ricordare abusivamente Gramsci, si ricorderanno i meriti di Amadeo Bordiga, rinviato all’oblio eterno da stalinismo e riformismo. Non sarà così per noi. Non perché condividiamo, come PCL, la politica da lui sviluppata, né quando era dirigente del PCd’I né successivamente, anzi ne siamo fermi critici. Ma da un lato ricordare la nascita del PCd’I senza ricordare il suo principale artefice sarebbe come parlare della nascita del comunismo tedesco senza ricordare Rosa Luxemburg (cosa che gli stalinisti qualche volta riuscirono a fare); dall’altro Bordiga rimase comunista fino alla morte, a differenza dei voltagabbana come Togliatti. Per questo lo ricorderemo, nei suoi meriti come nei suoi errori, al pari di Gramsci, e forse qualcuno dei partecipanti sarà più positivo di noi nel giudizio su Bordiga.
Perché infatti la nostra iniziativa, come detto unica legittima, vedrà la partecipazione di compagni di altre organizzazioni rivoluzionarie, accomunate al nostro partito dal fatto di potersi richiamare alla tradizione comunista rivoluzionaria del PCd’I del 1921.
Invitando tutte e tutti a seguire l’iniziativa, per chiarire la natura marxista rivoluzionaria del PCd’I delle origini pubblichiamo qui il suo programma originario.
Programma del Partito Comunista d’Italia
Il Partito Comunista d’Italia (Sezione dell’Internazionale comunista) è costituito sulla base dei seguenti principii:
1. Nell’attuale regime sociale capitalistico si sviluppa un sempre crescente contrasto fra le forze produttive ed i rapporti di produzione, dando origine all’antitesi ed alla lotta di classe tra il proletariato e la borghesia dominante.
2. Gli attuali rapporti di produzione sono protetti dal potere dello Stato borghese, che, fondato sul sistema rappresentativo della democrazia, costituisce l’organo per la difesa degli interessi della classe capitalistica.
3. Il proletariato non può infrangere né modificare il sistema dei rapporti capitalistici di produzione, da cui deriva il suo sfruttamento, senza l’abbattimento violento del potere borghese.
4. L’organo indispensabile della lotta rivoluzionaria è il partito politico di classe. Il Partito comunista, riunendo in sé la parte più avanzata e cosciente del proletariato, unifica gli sforzi delle masse lavoratrici, volgendoli dalle lotte per gli interessi di gruppi e per risultati contingenti alla lotta per la emancipazione rivoluzionaria del proletariato; esso ha il compito di diffondere nelle masse la coscienza rivoluzionaria, di organizzare i mezzi materiali d’azione e di dirigere nello svolgimento della lotta il proletariato.
5. La guerra mondiale, causata dalle intime insanabili contraddizioni del sistema capitalistico, le quali produssero l’imperialismo moderno, ha aperto la crisi di disgregazione del capitalismo in cui la lotta di classe non può che risolversi in conflitto armato tra le masse lavoratrici ed il potere degli Stati borghesi.
6. Dopo l’abbattimento del potere borghese, il proletariato non può organizzarsi in classe dominante che con la distruzione dell’apparato statale borghese e con la instaurazione dello Stato basato sulla sola classe produttiva ed escludendo da ogni diritto politico la classe borghese.
7. La forma di rappresentanza politica nello Stato proletario è il sistema dei Consigli dei lavoratori (operai e contadini), già in atto nella rivoluzione russa, inizio della rivoluzione proletaria mondiale e prima stabile realizzazione della dittatura proletaria.
8. La necessaria difesa dello Stato proletario, contro tutti i tentativi contro-rivoluzionari, può essere assicurata solo col togliere alla borghesia ed ai partiti avversi alla dittatura proletaria ogni mezzo di agitazione e di propaganda politica, e con l’organizzazione armata del proletariato per respingere gli attacchi interni ed esterni.
9. Solo lo Stato proletario potrà sistematicamente attuare tutte quelle successive misure d’intervento nei rapporti dell’economia sociale con le quali si effettuerà la sostituzione del sistema capitalistico con la gestione collettiva della produzione e della distribuzione.
10. Per effetto di questa trasformazione economica e delle conseguenti trasformazioni di tutte le attività della vita sociale eliminandosi la divisione della società in classi, andrà anche eliminandosi la necessità dello Stato politico, il cui ingranaggio si ridurrà progressivamente a quello della razionale amministrazione delle attività umane.