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Sinistra Italiana va dove la porta il cuore

 


Il Cocomero è già marcio

«Non chiudo ad Azione» dichiara Nicola Fratoianni a La Repunblica (28 luglio). Più chiaro di così...

Era in Parlamento l'”opposizione di sinistra” al governo Draghi. Ora si allea con l'area Draghi sino a Calenda, nel momento stesso in cui il PD innalza il vessillo di Draghi come linea di demarcazione col resto del mondo. C'è del metodo in questa follia? Eccome se c'è. Il metodo è la subordinazione al PD, un cordone ombelicale di dipendenza dal partito-sistema della Seconda Repubblica, che si è rivelato inossidabile. SEL nacque nel 2008 da una scissione a destra di Rifondazione Comunista nel nome della continuità dell'accordo strategico col PD. Si alleò col PD di Bersani nelle politiche 2013 dopo che questi aveva sostenuto con Monti tutto il peggio delle politiche antioperaie, legge Fornero in testa. Come Sinistra Italiana ha perseguito alleanze organiche col PD nelle giunte di centrosinistra di tutta Italia, anche negli anni di Renzi, scambiando assessorati con tagli sociali. Chi può meravigliarsi se oggi capitola addirittura a Calenda nel momento in cui questi è il principale alleato del PD?

Certo, il fatto colpisce. Fratoianni si era costruito, immeritatamente, un'immagine di apparente coerenza sul terreno delle posizioni sociali e ambientaliste. In realtà un minimalismo progressista che nel deserto generale appariva (falsamente) radicale. Il nuovo Cocomero (alleanza "rosso-verde" fra Sinistra Italiana e Europa Verde) intendeva confezionare questo profilo rassicurante di “vero riformismo”. Ma cosa ha a che vedere tutto questo con l'iperliberismo di Calenda, più draghiano di Draghi, campione di privatizzazioni, moltiplicatore di trivelle, nuclearista ideologico, militarista atlantista come pochi? Più banalmente, cosa ha a che vedere col PD, tanto più nel momento in cui Enrico Letta assume l'agenda Draghi come bandiera elettorale, per ingraziarsi il grande capitale, le cancellerie europee, la domanda di conservazione di settori piccolo e medio borghesi del Nord?

Si dice: “Lo impone la legge elettorale e la necessità di sconfiggere le destre”. È l'argomento cui si è impiccata la sinistra cosiddetta radicale degli ultimi trent'anni. Prima con l'Alleanza dei Progressisti, poi con l'Ulivo, poi con l'Unione, poi con l'Italia Bene Comune... Il risultato è che Meloni, Salvini, Berlusconi hanno consolidato un blocco sociale reazionario ampiamente maggioritario portando dalla propria parte milioni di lavoratori e lavoratrici, colpiti dai liberali e traditi dalle sinistre alleate dei liberali. Il suicidio di Rifondazione si consumò nel nome dell'Unione col PD contro Berlusconi. Ora Bertinotti è ai giardinetti, mentre Berlusconi aspira alla presidenza del Senato, Salvini al ministero degli interni, Meloni alla presidenza del consiglio. L'alleanza coi liberali contro la destra ha nutrito la destra e distrutto la sinistra. Fratoianni non inventa nulla di nuovo, marcia sul solco tracciato da Bertinotti, suo mentore. Solo che la prima volta fu tragedia e la seconda una farsa.

Peraltro, come in passato, l'alleanza contro la destra non è solo elettorale, come si vuol far credere. Prevede un comune sbocco di governo in caso di vittoria, sulla base di un programma comune. «Non mi troverete mai in un governo di larghe intese» dichiara Fratoianni a La Repubblica del 28 luglio, con l'aria di chi intende rassicurare la propria base. Ma un governo di larghe intese tra liberali e destre non avrebbe bisogno di Fratoianni, come ha dimostrato il governo Draghi. Ne avrebbe invece bisogno, come copertura a sinistra, un governo Letta-Calenda. In quel governo siederebbe anche Fratoianni. Questo è il portato del "patto repubblicano".

Ai militanti e agli iscritti di Sinistra Italiana una domanda sincera: fino a quando vi subordinerete a un partito che è organicamente subalterno al PD?

Partito Comunista dei Lavoratori