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COMUNICATO STAMPA: SOLIDARIETA' CON IL COMPAGNO SAFDAR DI SGB INGIUSTAMENTE LICENZIATO DA UPS - 1 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE-PRESIDIO DAVANTI AL TRIBUNALE


SOLIDARIETA' CON IL COMPAGNO SAFDAR DI SGB INGIUSTAMENTE LICENZIATO DA UPS

Nel settore della logistica si sta svolgendo un durissimo scontro tra le multinazionali del settore(e le cooperative che hanno l'appalto della manodopera) e i lavoratori, per lo più immigrati,alle loro dipendenze, spesso tenuti in condizioni di semi-schiavitù, retribuiti poco e trattati anche peggio.
E' di giovedì scorso l'arresto di Aldo Milani,coordinatore nazionale del SICobas, a causa di una montatura padronale, fortunatamente sgonfiatasi.
Mercoledì 1° febbraio si svolgerà al tribunale di Bologna l'ennesima udienza sul caso di Safdar,un lavoratore della cooperativa DG Shipping,per conto della multinazionale americana UPS, licenziato 10 mesi fa a causa di un innocuo post su Facebook, in seguito al quale la UPS si è considerata "diffamata". 
Il Sindacato Generale di Base, al quale Safdar è iscritto, ha subito indetto dei presidi-picchetti davanti al magazzino di Lippo di Calderara di Reno, con blocco di entrata ed uscita delle merci. All'ultimo di questi,in ordine di tempo, le forze dell'ordine sono intervenute, su pressione del Consolato degli Stati Uniti, sgomberando il presidio. 
Naturalmente il padronato gode sempre della solidarietà politica dei vertici statali, ma ai lavoratori chi ci pensa?
Il Partito Comunista dei Lavoratori offre la sua solidarietà militante a Safdar,ingiustamente licenziato, e al Sindacato Generale di Base e parteciperà alla
MANIFESTAZIONE-PRESIDIO davanti al  Tribunale di Bologna, Via Farini 1 MERCOLEDI' 1°febbraio ore 10.30

PER IL REINTEGRO DI SAFDAR NEL SUO POSTO DI LAVORO

P.s.; il link al comunicato del Sindacato Gnerale di Base

Solidarietà al S.I.COBAS per l’arresto del suo coordinatore nazionale

Nella serata di ieri, giovedì 26 gennaio, è stato arrestato il coordinatore nazionale del S.I.COBAS Aldo Milani con l’accusa di estorsione nei confronti di un’azienda del settore della macellazione del gruppo Levoni, la Alcar 1, nel corso di una trattativa relativa al reintegro dei lavoratori licenziati.

Già dalle prime ore della mattina in una quarantina di magazzini della logistica i lavoratori sono entrati in sciopero per protestare contro questo attacco politico e repressivo.

In questi anni il sindacato S.I.COBAS si è distinto, strappando condizioni migliori per i lavoratori, in quei settori dove esistono condizioni disumane di sfruttamento e ricatti, e dove il conflitto rappresenta oggi la parte più avanzata delle lotte.

Un modello sindacale di tipo conflittuale scomodo al padronato, che come tale, per i padroni, va indebolito e magari anche debellato utilizzando ogni mezzo.

Il Partito Comunista dei Lavoratori ritiene che questo arresto sia parte di un programma di attacco generale a quei lavoratori e a quelle lavoratrici che con il loro protagonismo hanno messo in campo lotte esemplari che potrebbero fare da traino per la radicalizzazione di diversi settori lavorativi. In questo momento bisogna dare il massimo sostegno ai lavoratori del S.I.COBAS e degli altri sindacati conflittuali perché non demordano di fronte alle manovre meschine adottate dal padronato, costruite con l’unico obiettivo di smobilitare il conflitto. 

Piena solidarietà al S.I.COBAS: chiediamo l’immediata scarcerazione di Aldo Milani.
Partito Comunista dei Lavoratori
Per la cronaca degli avvenimenti:

Per dovere di cronaca riportiamo la vergognosa dichiarazione della Camera del Lavoro di Parma e della CGIL-FILT rilasciata all'agenzia DIRE il 27 gennaio 2017:

"ER) LAVORO. CGIL PARMA: DENUNCIAMMO INVANO VERO ''VOLTO'' SI COBAS
CAMERA LAVORO E FILT: A FIDENZA LAVORATORI MANIPOLATI E ISTIGATI. (DIRE) Bologna, 27 gen. - L'arresto dei due esponenti del Si Cobas a Modena desta "poco stupore" per la Camera del lavoro e la Fult-Cgil di Parma perche' "in piu' occasioni" hanno segnalato, l'inverno scorso, "i comportamenti scorretti di quegli stessi dirigenti sindacali per aver retto per diversi mesi il blocco dei magazzini Bormioli di Fidenza, tanto da portare a momenti di grande tensione, con cariche e lacrimogeni contro i facchini in protesta". Segnalazioni, pero', "perlopiu' inascoltate, perche' quando la Cgil diceva che in presidio non c'erano lavoratori liberi bensi' manipolati e istigati a bella posta, o addirittura personaggi esterni al sito ingaggiati per protestare violentemente e cosi' ricevere una contropartita dall'azienda, perfino alcune forze politiche locali hanno preferito manifestare solidarieta' ai sindacati antagonisti, scambiando quattro berciatori, altrove prezzolati, per rivoluzionari di professione". Ora, "per quanto spiacevole, e senza compiacimento alcuno, occorre prendere le distanze da questi ''sindacalisti'' opportunisti che danneggiano innanzi tutto la credibilita' del sindacato stesso oltre ai lavoratori che rappresenta. Ben vengano dunque gli arresti, con l'auspicio che si tratti di casi isolati e che si sviluppino piu' forti anticorpi a simili fenomeni", concludono Cgil e Filt-Cgil di Parma. (Mac/ Dire)"

Ogni commento è superfluo...

Per fortuna non tutta la CGIL la pensa così:




Francia: Touche pas ma Zep!


Anticapitalisme&Révolution e l' autorganizzazione dei lavoratori  a difesa dell' Educazione Prioritaria per Tutti.






1.      Le origini della ZEP( Zona di Educazione Prioritaria)

L' instituto dell' Éducation Prioritaire nasce negli anni ottanta ad opera del governo PCF-PS Mitterand, con l' obiettivo di classificare gli stabilimenti scolastici più in difficoltà e tutelare gli studenti, fornendo più mezzi a livello didattico e finanziario.
In teoria, inizialmente, il progetto, riservato alle scuole pubbliche di ogni ordine e grado delle periferie, prevedeva per i beneficiari una serie di fondi in più nel quadro dell' Educazione Nazionale.  Potenziamento e supporto  che  permettevano, ad esempio, il consolidamento di  équipes di insegnanti stabili,  coese, con esperienza, grazie ad un supporto a livello di formazione e di mezzi, riconoscimenti a livello salariale, classi composte da mini gruppi per una didattica più approfondita, l' ausilio di materiali didattici specifici.
Nel corso del tempo e dei governi, lo strumento di aiuto e compensazione teoricamente ideato per rafforzare la scuola pubblica nelle zone popolari,  è stato oggetto di molteplici riforme che a fronte della richiesta e dell' entrata di più istituti scolastici bisognosi, invece di essere costantemente aggiornato, è stato paradossalmente indebolito e depotenziato a detrimento degli alunni e degli insegnanti.
A partire in particolare dalla riforma Peillon del 2014 in cui l' Educazione Prioritaria diventa REP o REP+ , ovvero Risorsa d' educazione prioritaria, che, a dispetto del nome, prevede quanto segue: gli insegnanti  delle scuole medie inferiori hanno mezz' ora in meno di lezione a settimana, con un aumento del 50% nelle REP e del doppio nelle REP+  del salario  percepito in ZEP( in media, secondo il rapporto OCSE- Educazione 2015, di 1156 euro), con tre giornate di formazione all' anno.
La novità vera è che la riforma però è riservata solo alle scuole primarie e medie inferiori( scuole materne, elementari e medie), escludendo totalmente le medie superiori, i licei (ex)ZEP. A parte il palese intento di fare economia, l' effetto classista del taglio apportato al settore è innegabile.   Le conseguenze su licei già in difficoltà sono catastrofiche, sotto il pretesto da parte del governo di <> i mezzi di supporto negli istituti che ne avrebbero più bisogno, con la premessa che in Francia l' istruzione obbligatoria è fino ai 16 anni e, secondo gli ultimi rilievi OCSE sull' Educazione nazionale, la fascia di studenti 16- 18 anni che abbandona la scuola è del 56% .
Infatti si tratta principalmente di istituti dove di base il tasso di dispersione scolastica é alto- una stima di circa 150 000 ragazze e ragazzi ogni anno, che non ottengono quindi un diploma; questione in diretta connessione con le  condizioni socio- economiche familiari, un peso e un discrimine in quanto l' accesso alle borse di studio viene progressivamente ristretto.
Secondo l' ultimo rapporto CNESCO, osservatorio francese di valutazione dell' educazione nazionale, le diseguaglianze sociali ed economiche, allo stato attuale, sono sempre più amplificate dal sistema scolastico, invece che ridotte, a causa di cosiddette politiche meritocratiche per un' educazione tutt' altro che inclusiva e garantista.  Questo porta nuovamente a sottolineare la gravità dell' attacco che le scuole dei quartieri popolari francesi stanno subendo( ex ZEP o REP),  a riprova del fatto che, a prescindere dalla presunta attenzione mostrata dai governi[1], la realtà  sostanziale muove dalla premessa oggettiva che il sistema scolastico in primis è un terreno di scontro politico di classe, che tende a  discriminare e ad escludere chi già di base ha meno mezzi a profitto di pochi: questi licei vengono sempre di più abbandonati nelle loro periferie, dopo essere stati schedati, ora apertamente esclusi e stigmatizzati. Lo stesso rapporto del ministero dell' educazione nazionale del 2012 ammette che la proporzione di giovani con la migliore riuscita scolastica é ripartita in un 29%  di figli di operai e in 55% di figli di quadri.  In questo caso, poi, si mina da principio la riuscita scolastica, con riferimento all' istruzione di base, per cui...
Viene così ribadito fermamente il distinguo tra scuole di serie A e scuole di serie B sulla pelle degli insegnanti e degli studenti, il cui diploma ZEP ha un valore minore rispetto ad altri titoli equivalenti e che quindi, non solo rende difficile il progresso degli studi, ma provoca anche notevoli difficoltà ad inserirsi in un mondo del lavoro, già precario e instabile. Da sottolineare a questo proposito che in Francia attualmente ci sono un 1, 9 milioni di NEET, giovani tra i 25- 29 anni <>, cioè senza impiego, che non seguono alcun tipo di studio o formazione.
Di conseguenza la protesta, concretizzatasi nell' attuale collettivo Touche pas ma ZEP!, comincia nel 2014-2015, momento in cui viene decretata l' esclusione dei licei dal piano di ridistribuzione risorse dell' Educazione prioritaria. Il nuovo anno scolastico 2015-2016 comincia così all' insegna di una serie di scioperi proclamati dagli insegnanti delle banlieues ZEP per avere lo stesso statuto delle medie inferiori che  diventeranno invece REP e quindi sempre beneficiarie del piano.
A seguito anche di numerosi presidi sotto il ministero dell' Educazione Nazionale, gli insegnanti ricevono una prima risposta da parte del nuovo ministro, Vallaud- Belkacem, ovvero che la rifondazione dell' educazione prioritaria riguarderà esclusivamente l' istruzione obbligatoria. Nella pratica quindi, gli studenti delle banlieues dalla fine della scuola media non avrebbero più bisogno di sostegno da parte del ministero, in quanto le difficoltà di varia natura sparirebbe improvvisamente.
In definitiva viene ribadito, che  i licei non sono considerati nel nuovo piano di ridistribuzione budget previsto dalla riforma del 2014. 
Apparentemente si potrebbe parlare di una contraddizione, di una mancanza di senso contando quanto l'argomento della lotta alle diseguaglianze scolastiche, disparità sia rimarcato dal ministero stesso, tramite la serie di rapporti istituzionali sull' argomento e all'origine dell' istituto,  senza considerare che uno dei cavalli da battaglia della campagna elettorale di Hollande 2012 era stata proprio l' educazione nazionale.
Da un' altro lato, il senso invece è molto chiaro e si gioca sul piano di ostacolo ad una reale eguaglianza sostanziale dell' educazione: alimentando un sistema educativo sempre più elitario, si  contribuisce alla ghettizzazione sempre più profonda degli abitanti delle banlieues già di per sé  in condizioni svantaggiate, dove alla disoccupazione si può così fare più spazio alla crescita della piccola criminalità, per poi di conseguenza giustificare ad esempio l' aumento di controlli di identità a tappeto (pratica diffusa nelle periferie, molto poco legittima) da parte delle forze dell' ordine- la cui violenza[2] è senza limiti fra perquisizioni, percosse etc. 
Non bisogna poi ignorare che la mancanza di inserimento dei licei nella riforma REP, lascia studenti , insegnanti e personale scolastico in uno stato di incertezza totale: in quanto, in prima battuta, la classificazione ZEP dei licei non potrà sicuramente coesistere parallelamente alla nuova REP, anche solo considerato il deterioramento del vecchio fondo.
Infatti, quello che nello specifico viene rivendicato, parte anche dal fatto che i criteri di eligibilità nell' accesso ai benefici ZEP- REP mancano di trasparenza e la situazione dal lato degli insegnanti é già precaria relativamente agli incentivi e scatti di anzianità, data l' annunciata perdita dei premi salariali previsti in origine.
A riguardo, secondo le ultime dichiarazioni della ministra Vallaud- Belkacem relative a un decreto attuativo del 2015,  si è fatta strada la possibilità di integrare, secondo parametri ancora non chiari,  una clausola di salvaguardia, destinata agli insegnanti ex ZEP appunto, avente ad oggetto indennità specifiche prematurate che, a fronte del' uscita dei licei dal fondo, saranno prolungate fino al 2017 in via provvisoria, ma non per i neo assunti in tali istituti, ai quali i benefici ZEP, per quella data, non saranno erogati a causa della soppressione totale e definitiva dalla lista dell' Educazione Prioritaria.  Si escludono così i nuovi professori, e  si mette a rischio la stabilità del corpo insegnante, uno dei punti chiave del supporto didattico, considerata poi l' imposizione messa in atto riguardo ai punti di trasferimento accumulati dai vecchi assunti, da utilizzare tassativamente entro la fine sempre del 2017.
Gli studenti verranno privati dell' esperienza e della formazione di un corpo insegnante ferrato e i nuovi assunti si troveranno in grande difficoltà.

2.      TOUCHE PAS MA ZEP!

L' annuncio dunque di una nuova carta dell' Educazione prioritaria messa in atto da tre ministri PS uno dopo l' altro( Peillon, Hamon, Vallaud -Belkacem), è stato immediatamente accompagnato da nuove mobilitazioni nelle scuole e fra gli insegnanti a partire dal nuovo anno scolastico 2016/ 2017.
La costruzione di un coordinamento di questo tipo è cominciata infatti alla fine dell' anno scolastico 2016. Malgrado il tentativo, fra vaghe promesse di reimpiego, ZEP/REP e etichette varie, di dividere gli insegnanti, unitariamente fino al 2014 schieratisi per una redistribuzione e un aumento di fondi, le mobilitazioni non si sono fermate ma anzi rafforzate, sull' onda anche, nella primavera 2016, del movimento contro la Loi Travail.
A seguito delle dichiarazioni della ministra Vallaud -Belkacem di aprile 2016 sulla sparizione di fatto progressiva dei licei ZEP con la nuova riforma, la risposta degli insegnanti non ha tardato: il 18 maggio un coordinamento di licei coinvolti convoca un presidio davanti al ministero dell' Educazione.
Il presidio permette quindi di diffondere  i contenuti della vertenza negli ambienti militanti già in contatto, come Anticapitalisme & Révolution- Corrente NPA e quindi nell' ambito della protesta contro la Loi El Khomri, sensibilizzando e ottenendo sostegno anche da settori  nuovi come  Éducation Débout di Nuit Débout, numerosi genitori e altri collettivi di insegnanti.

 Il successo avuto dal presidio lancia e allarga la partecipazione e il sostegno alla vertenza facendo sì che, fra maggio e luglio, una serie di riunioni alla Camera del Lavoro di Parigi portino alla creazione di un appello ufficiale<< Touche pas ma ZEP!>>, come espressione di una piattaforma coordinata di rivendicazioni, quali: << una carta ZEP estesa a tutte le banlieues dei quartieri popolari, quale che sia l' etichetta che attualmente hanno( ZEP, zona sensibile, zona violenza, etc.), con uno statuto unico, che garantisca dei mezzi perenni tanto per le condizioni di studio e di lavoro( numero limitato di docenti effettivi per classe, lezioni con mini gruppi, etc.) che per la remunerazione del personale( salario, indennità, etc.) e loro statuto( punti supplementari in graduatoria per i prof, rilevanti per esempio per le domande di trasferimento).>>[3]. Un appello ad unirsi rivolto ai docenti delle scuole dei quartieri popolari di ogni ordine e grado, in aperta rottura con la politica divisoria del governo nel settore e con le burocrazie sindacali spesso in silenzio.
L' appello circola e viene firmato istituto per istituto, non dai singoli lavoratori, venendo quindi sottoposto al voto nelle assemblee generali o nelle ore di informazione sindacale.
Da soli tre licei firmatari a settembre, grazie alla combattività delle équipes militanti, viene subito indetto uno sciopero che arriva  rapidamente a coinvolgere altri istituti. Nonostante il tentativo del ministero di ridurre la vertenza a un problema << locale>>, la dimensione ormai nazionale di quest' ultima  e la potenza della coordinazione fra i lavoratori sono innegabili.
Attorno a Touche pas ma Zep! si costruiscono assemblee generali di coordinamento, si sfruttano canali di informazione virale(v. pagine facebook), si allestiscono tavoli di convergenza fra le banlieues coinvolte, casse di solidarietà allo sciopero[4] e tutto ciò che è necessario a diffondere l' appello ad altri licei colpiti dalla misura a livello nazionale, perché gli insegnanti entrino in mobilitazione. Altro elemento importante nella crescita della piattaforma, è poi la manifestazione del 15 settembre 2016 contro la Loi Travail,  alla quale i lavoratori mobilitati partecipano in massa, contro la prassi di una categoria solitamente poca propensa ad unirsi a cortei interprofessionali.
Il 29 settembre si arriva così ad una prima giornata di sciopero nazionale fra gli insegnanti riuniti  intorno a Touche Pas ma ZEP!, sostenuti in certi dipartimenti anche dall' inter-sindacale. I tassi di adesione sono dell' 80%, in particolare fra i lavoratori che aderiscono per la prima volta.
Il governo si trova costretto a rilasciare qualche dichiarazione a fronte di un fenomeno imprevisto: dei lavoratori che si autorganizzano in una categoria solitamente divisa e con difficoltà a coordinarsi.  Contrariamente all' aspettative di Vallaud -Belkacem, convinta che qualche  vaga promessa avrebbe calmato la protesta, in ottobre seguono altre giornate di sciopero, alle quali si aggregano insegnanti da altri dipartimenti del paese, come dimostra la combattività dei comitati TPZ a Marsiglia, diventati mediaticamente famosi per l' ''accoglienza'' data a Macron in tournée elettorale.   Vista la straordinaria capacità unificatrice dell' appello Touche pas ma ZEP!, anche a seguito dell' attenzione data dalle cronache( radio, televisione e giornali, fra cui Le Monde) prese alla sprovvista da un tale successo, a novembre la mobilitazione prosegue, sempre più partecipata, e l' assemblea del coordinamento lancia un ultimatum al governo per la promulgazione di uno statuto unitario per tutte le scuole dei quartieri popolari entro il 2017, contro la sparizione della ZEP e per un miglioramento delle condizioni di lavoro senza distinzione di data d' assunzione e di ruolo fra insegnanti e fra personale e insegnanti.
Conseguentemente, il 3 gennaio si ha un' altra giornata di mobilitazione da Lille a Marsiglia, con ormai più di cento scuole in lotta- aderisce anche un istituto della Polinesia francese- e con tassi di adesione altissimi- fino al 100%, come a Denain( 59). Si tratta poi di un momento che marca l' inizio di una promettente partecipazione studentesca, al fianco degli insegnanti. Inoltre non manca la crescente solidarietà da parte di colleghi e scuole non direttamente toccate dalla riforma, che però vanno unendosi anche loro alla lotta di Touche pas ma ZEP!.
Da ultimo, ulteriori progressi sono stata fatti durante il mese di gennaio con un altro sciopero nazionale a Parigi il 19 gennaio, dove si sono ritrovati in corteo più insegnanti da tutto il paese.
Allo stato attuale delle cose la vertenza continua a crescere e sempre più date di mobilitazione vengono convocate.
Si tratta della prima volta che, nel settore dell' Educazione, si continua a scioperare a più riprese in maniera coordinata a livello nazionale, quando ciò non si era verificato finora nemmeno a livello regionale.

Grazie in primis alla spinta dell' estrema sinistra, cioè dei compagni, insegnanti e non solo, di Anticapitalisme & Révolution, la forza dell' autorganizzazione delle lotte ha sorpassato le burocrazie sindacali, ridotte a semplici veicoli di trasmissione dell' appello Touche pas ma ZEP! e dei suoi contenuti.
Si tratta di un coordinamento che si è costruito sulla base di rivendicazioni note alla categoria, che ha messo in piedi una rete di mobilitazione per in primo luogo  dell' iniziativa strettamente militante condotta in campo sindacale, da A&R in particolare, capace di arrivare, sfruttando tutti i canali disponibili, ai colleghi, agli istituti sotto attacco diretto della riforma e non, per una contrapposizione unitaria e partecipata.

Ora quindi la valutazione da fare è questa: si tratta sicuramente di un' iniziativa da seguire nel panorama degli scioperi  che aumentano e proseguono in Francia e nella quale i compagni francesi proseguono l' intervento, come  non hanno mai smesso di fare durante e dopo la fine del movimento della Loi Travail, lavorando  e confrontandosi con quelli che sono stati i grandi risultati di un' azione intrapresa a partire della scorsa primavera: una radicalizzazione di settori inaspettati, di giovani lavoratori e studenti maturata nel corso di un movimento esplosivo, cantiere che ha permesso creare un dialogo, di unire soggetti diversi in un fronte unico.
I compagni di A&R definiscono tutto ciò, appropriatamente, l' avanguardia larga, il punto da cui ripartire, una risorsa essenziale allo stato attuale delle cose.
Lucidamente e più che condivisibilmente, conducono una necessaria azione  di ricomposizione strategica- di cui Touche pas ma ZEP! è solo uno, tra gli esempi-, con già parecchi riscontri positivi, per una reale convergenza delle lotte, che apra a nuovi scenari di un conflitto per niente finito, poiché questa è l' unica maniera per resistere agli attacchi incessanti dei governi capitalisti.


3.      Referenze

         Anticapitalisme & Révolution- Courant NPA Facebook: https://www.facebook.com/Anticapitalisme.et.Revolution/?fref=ts

         Anticapitalisme & Révolution Blog: http://anticapitalisme-et-revolution.blogspot.fr/search?q=ZEP

         Anticapitalisme & Révolution Revue communiste révolutionnaire n° 25 Décembre 2016- Janvier 2017 ''<> Quelques enseignements d' une mobilitation dans l' Éducation'', Courant A&R.

         Touche pas ma ZEP Facebook: https://www.facebook.com/touchepasmazep/?fref=ts


[1]Un esempio  si ha dalle paradossali dichiarazioni, in totale contraddizione con gli obiettivi reali della riforma, della ministra Vallaud- Belkacem, che, a proposito delle proteste dei docenti, si dice << felice che il personale dei licei dell' educazione prioritaria manifesti per ribadire forte e chiaro l' importanza dell' educazione prioritaria e la necessità di rinnovarla>>...<>?! v. Anticapitalisme & Révolution Revue communiste révolutionnaire n° 25 Décembre 2016- Janvier 2017 ''<> Quelques enseignements d' une mobilitation dans l' Éducation'', Courant A&R.
[2]A questo proposito, molti collettivi contro gli abusi della polizia, appunto, parlano di un colonialismo francese mai terminato; v. 19 luglio 2015 morte di Adama Traore #JusticepourAdama.
[3] Da Anticapitalisme & Révolution Revue communiste révolutionnaire n° 25 Décembre 2016- Janvier 2017 ''<> Quelques enseignements d' une mobilitation dans l' Éducation'', Courant A&R.

L'SGB alla prova del suo primo congresso







 Verso una ricomposizione di una  parte del sindacalismo di base

24 Gennaio 2017
Ad un anno dall'uscita da USB e alla presenza di osservatori della CUB, si è svolto un Congresso non rituale, con l'obiettivo di marciare verso una ricomposizione di almeno una parte del variegato mondo del sindacalismo di base. Gran parte del dibattito è stata occupata dal rapporto con la CUB e si è parlato di confluenza, anche se non a breve termine. Una sessione specifica del Congresso è stata dedicata all'analisi del Testo Unico sulla Rappresentanza, con la consapevolezza che in molti posti di lavoro del settore privato chi non lo ha firmato non avrà una rappresentanza sindacale riconosciuta dalla controparte
Ad un anno dall'uscita dall'Unione Sindacale di Base (USB) si è svolto il 1° Congresso del Sindacato Generale di Base (SGB).
Alla presenza di due osservatori della CUB, con la quale sin dalla sua nascita SGB si è federata, i quasi cento delegati hanno discusso appassionatamente del futuro del sindacalismo di base, mettendo in luce le difficoltà di una situazione nella quale la drammaticità del quadro economico-sociale fa il paio con l'assenza di un conflitto generalizzato ("Bisogna umilmente fare i conti con la realtà, rimboccarsi le maniche e costruire gli strumenti necessari affinché ciò possa avvenire, sapendo che non esistono scorciatoie", si è detto nella relazione introduttiva).

La firma dei nuovi contratti di lavoro, a partire da quelli dei metalmeccanici e dell'igiene urbana, certifica la fine del contratto nazionale a favore di quello di secondo livello, che lega i salari alla produttività, derogando casomai in peggio su contenuti economici e normativi; accanto a ciò si fa strada il concetto di "welfare aziendale", sostitutivo di quello pubblico, prodromo di una distruzione del servizio sanitario universale.
Questa stagione contrattuale concretizza i contenuti degli accordi interconfederali degli anni passati, recepiti integralmente dal Testo Unico sulla Rapperesentanza (TUR) che, vietando la lotta e lo sciopero, "decreta il passaggio dalla ormai inutile concertazione, alla complicità sindacati-padroni".

Una sessione specifica del Congresso è stata dedicata alla conoscenza degli elementi specifici del TUR, con la collaborazione di due legali, che hanno informato sulle possibilità di esercitare attività sindacale, mantenendo il rifiuto di firmare un testo profondamente invalidante per chi si propone di costruire un sindacato di classe.

Gran parte della discussione congressuale è stata occupata dal rapporto con il sindacato al quale SGB si è federata, cioè la CUB, ai cui due osservatori va attribuito il merito di non aver svolto interventi di circostanza, ma di aver sollecitato un rapporto di collaborazione costante, fino a parlare di confluenza di SGB nella CUB, il cui gruppo dirigente si sta inevitabilmente svecchiando.
Tuttavia esistono ancora (e nessuno se lo è nascosto) divergenze più o meno profonde, a partire da quelle organizzative (modello intercategoriale, come quello di SGB, o modello categoriale, come quello della CUB?).
Se da un lato bisogna dare atto al "vecchio" gruppo dirigente di aver resistito in questi ultimi tre anni al canto delle sirene della firma del TUR (cosa per niente scontata, come dimostra la capitolazione di USB che, vincolata dal TUR, non può far scioperare, pena sanzioni, i lavoratori contro il contratto dell'igiene urbana), dall'altro permane ancora una concezione di autosufficienza, che non permette alla CUB anche solo di prendere in considerazione momenti comuni con le altre organizzazioni sindacali di base, pur nella diversità di posizioni. Certo, non soltanto per responsabilità della CUB.

La consapevolezza di costruire un sindacato non riconosciuto dalla controparte in molti posti di lavoro significa anche attribuire un ruolo importante alla formazione tecnica e politica di quadri sindacali, che possano aiutare la classe a riconquistare coscienza di sé, smarrita ormai da tempo.
In questo senso va colta la citazione di Gramsci, in coda alla relazione introduttiva del Congresso, che riportiamo integralmente: "Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con gli altri esseri (...). Cosicché essere colto, essere filosofo lo può chiunque voglia".
E. L.

Almaviva, migranti, Trump: le recenti prese di posizione del M5S

Il commentario politico si è occupato in questi mesi delle disavventure di Virginia Raggi e della guerra per bande che attraversa il M5S. Tema sicuramente interessante, su cui siamo già intervenuti. Ma l'aspetto più clamoroso, passato invece in sordina, riguarda le posizioni pubblicamente assunte dal M5S in relazione a temi dirimenti della lotta di classe. Nazionali e internazionali. Ne ricordiamo tre.

La prima concerne Almaviva. Di fronte all'infame licenziamento di 1600 lavoratori e lavoratrici romane, Luigi di Maio assolve l'azienda e mette sul banco degli imputati la CGIL. Non per criticare, come qualche ingenuo potrebbe pensare, la gestione sindacale nazionale della vicenda o la linea sindacale in generale, ciò che dal nostro punto di vista sarebbe ed è doveroso. Ma per mettere in discussione ancora una volta il sindacato in quanto tale. «La vicenda Almaviva dimostra che la rappresentanza collettiva dei lavoratori non ha alcun senso. È ora che ogni lavoratore inizi a rappresentarsi da solo». Testuale. Invece di rivendicare un sindacato che faccia con coerenza il proprio mestiere, Di Maio vuole proprio abolire il mestiere del sindacato. Ai 1600 lavoratori licenziati il futuro candidato premier dei 5 Stelle offre la solitudine individuale della disperazione. Cioè la condizione cui l'ha costretti l'azienda. Magari, forse, un domani ammortizzata da un miserabile... reddito di cittadinanza. Non è un caso che il Grillo natalizio, in lussuosa vacanza a Malindi, abbia sentito il bisogno di elogiare pubblicamente «la povertà» come nuovo stile di vita. Un vero profumo di francescanesimo.

La seconda riguarda l'immigrazione. Subito dopo gli atroci attentati terroristici di Berlino, Beppe Grillo ha sentenziato: «Ora basta. Tutti i migranti che non hanno diritto all'asilo devono essere rimpatriati. Domani stesso, senza perdere un'ora». Neppure Salvini era giunto a tanto. Grillo rivendica la deportazione immediata di massa di uomini, donne, bambini, in fuga dalla fame, dall'oppressione, dalla morte. Altro che “migranti economici”!. La linea di marcia è quella stessa del governo Gentiloni e del suo ministro degli interni Minniti, che ha inaugurato una vera e propria campagna di retate in tutta Italia alla caccia di migranti irregolari senza permesso di soggiorno per compilare la lista dei rimpatri forzati. Invece di punire chi li sfrutta in nero e di regolarizzare le condizioni degli sfruttati, Minniti compila la lista degli sfruttati da cacciare (e da ammassare nel frattempo nei nuovi lager dei CIE). Appaltando intanto al governo di Tripoli e ai governi africani il lavoro sporco di blocco e segregazione dei disperati alla partenza, in cambio della regalia di miliardi... pagati dai lavoratori italiani. Lo stesso lavoro sporco prezzolato già appaltato a Erdogan nei Balcani, a spese dei lavoratori europei. Il M5S, sulla scia di Minniti e Salvini, gioca semplicemente allo scavalco della peggiore xenofobia.

La terza concerne il pubblico posizionamento di Beppe Grillo e del M5S verso Trump. Il peggior arnese reazionario della storia americana è giudicato da Grillo «un uomo di pace» e «un grande uomo di Stato» «al pari di Putin». Portatore di «distensione» nel mondo. Incredibile.
Trump vuole costruire un muro invalicabile contro i migranti messicani, a tutto vantaggio delle mafie criminali di frontiera. Annuncia la cancellazione dei pochi vantaggi sociali dell'Obamacare, a beneficio delle compagnie di assicurazione. Rivendica la guerra commerciale alla Cina e una svolta protezionista della politica economica USA, col prevedibile rincaro delle importazioni a spese dei salari americani, e le inevitabili ritorsioni speculari dei paesi colpiti a danno dei posti di lavoro americani. Rivendica l'appoggio incondizionato al corso coloniale dello Stato sionista d'Israele, cioè alla guerra contro i palestinesi. Annuncia la possibile revoca dell'accordo sul nucleare con l'Iran. La possibile distensione con la Russia di Putin è in funzione di questa politica reazionaria. “Rifare grande l'America” è il nuovo inno sciovinista dell'imperialismo americano, su cui cercano di montare tutti i peggiori populismi reazionari d'Europa, alla ricerca di benefici elettorali e di legittimazione politica internazionale. Poteva mancare il M5S?

A tutti coloro che a sinistra continuano a beatificare il grillismo, o a caratterizzarlo a “luci e ombre”, o addirittura ad assumerlo a propria sponda politica, risponde ancora una volta la realtà dei fatti: quella di una forza reazionaria di massa, nemica dei lavoratori e degli oppressi. Una verità che solo il PCL, a sinistra, ha sin dall'inizio denunciato controcorrente.

Partito Comunista dei Lavoratori



Francia: analisi sullo svolgimento, prospettive e contenuti del movimento contro la riforma del lavoro El Khomri.

Articolo tratto da

Révue Anticapitalisme et Révolution- corrente dell' NPA
n° ottobre/novembre 2016
Courant A&R

IL MOVIMENTO CONTRO LA LOI TRAVAIL E LA SITUAZIONE POLITICA

La primavera 2016 é stata segnata dal primo grande conflitto di classe contro il governo Hollande. Questo movimento, d' ampiezza inedita, si é ugualmente distinto per il suo carattere poliforme, combinazione di più periodi e  forme di lotte.  Comprendere da dove viene tale movimento, cosa esso significhi, é fondamentale per capire il periodo che si apre,  il quale sarà  attraversato da questioni elettorali  relative all' elezione presidenziale e alla spirale reazionaria dei differenti candidati, a sinistra come a destra.

Un fulmine a ciel sereno?

La potenza, la durata del movimento contro la Loi Travail, hanno sorpreso molti osservatori, compreso nell' estrema sinistra. Da un altro lato questo movimento non nasce all' improvviso. E' il risultato della maturazione di conflitti sotterranei, invisibili della classe contro il padronato e il governo al suo servizio.
Dal 2012 infatti, il governo era riuscito a fare passare, quasi senza opposizione sindacale, varie misure, fra cui l' ANI[1], mettendo in opera accordi di competitività, la <>, base per la riforma dei ritmi[2] e la riforma della scuola media[3]. I primi segnali di un possibile cambiamento si sono avuti con lo sciopero della SNCF[4] di giugno 2014, contro la riforma ferroviaria[5]. Questo sciopero era un segno che  ci si poteva battere, sconfiggere questo governo.
Successivamente, é in tutt' altra situazione che i lavoratori si ritrovano a fine 2014, faccia a faccia con la Loi Macron[6], ulteriore simbolo della natura filopadronale e neoliberalista del governo Hollande. Si assiste allora a un intensificarsi di mobilitazioni contro questa legge.
Per la prima volta dall' arrivo di Hollande al potere, si affaccia la possibilità di una risposta di insieme contro la sua politica. All' interno della CGT, sempre più militanti contestano la politica del dialogo sociale.  Contestazione  che esplode  a seguito dello << scandalo Lepaon>>[7]. Dietro questo scandalo si trovava una denuncia importante, fatta dai militanti, della politica di collaborazione di classe portata avanti dalla confederazione  a partire dal 2012. La direzione del sindacato é costretta, pur di riportare la calma, a sacrificare Lepaon.Così, andando avanti, l' orientamento politico generale del sindacato resta lo stesso: nonostante ciò, delle frange sindacali oppostesi alla linea collaborazionista sono emerse e continuano a farsi sentire.
Gli attentati di Charli Hebdo e dell' Hyper Cacher, la chiamata all' unità nazionale dell' 11 gennaio,  costituiscono un colpo d' arresto a questa evoluzione del clima politico.  Ma inaspettatamente, questo arresto non é che temporaneo. In primavera, le lotte riprendono: nella sanità, nell' educazione  contro la reforma della scuola media, etc. Philippe Martinez[8] deve considerare questa pressione alla base, cosa che spiega il rifiuto di presentarsi nelle occasioni di dibattito sociale, e mette in atto un linguaggio apparentemente duro nei confronti del governo. In ottobre 2015, l' affare  delle <>[9] di Air France suscita un fermento popolare. Molti si riconoscono nei panni di questi scioperanti che hanno rimesso in causa il potere di piccoli padroni. Gli attentati del 13 novembre sono il pretesto, per le direzioni, di annullare diverse manifestazioni che erano state convocate la settimana successiva.  Per altro, i conflitti sociali proseguono e il loro numero aumenta ( da 50 a 70 in settembre, e da 80 a 90 in novembre- dicembre).
Queste lotte, invisibili, portate avanti da gruppi nei settori spesso <> e precari ( alberghi, restorazioni, commercio etc), riportano in certi casi delle vittorie importanti. Comincia a farsi largo l' idea che é possibile vincere. Ma queste vertenze restano parcellizzate, non é condotta alcuna politica di unificazione.
Il 12 gennaio 2016, Mickael Wamen e otto sindacalisti di Goodyear- Amiens sono condannati a 9 mesi di prison ferme[10] per avere difeso il loro posto di lavoro. Questo verdetto provoca,, indignazione a livello nazionale, come all' epoca di Air France. Il 4 febbraio la CGT lancia  manifestazioni in tutto il paese. Fatto importante: a Parigi, per la prima volta, un militante sindacale, Mickael Wamen, interpella pubblicamente Martinez sulla sua politica. Il confronto pubblico di questi due discorsi mostra, agli occhi di tutti, il conflitto in corso nella CGT, tra una base giovane, spinta da frange sindacali combattive, e il vecchio apparato spaccato davanti alle politiche di compromissione.

Un movimento in quattro periodi

Ritornare sul periodo che precede il movimento é fondamentale per comprenderne tutte le implicazioni, e quello che  ha significato in tanto che rivoluzionari. Il movimento contro la Loi Travail non si è prodotto casualmente, ma é stato l' espressione di un momento di fermento generale.
Nonostante ciò, fino a quel punto tutto era accaduto in ordine sparso, confuso: mancava una iniziativa che permettesse di centralizzare questa rabbia generale contro il governo. La Loi Travail poteva diventare il perno attorno al quale articolare la contestazione generale contro il governo e il padronato. E' il momento che scelgono i giovani per convocare la data del 9 marzo.  Il fatto che sia il settore giovani dell' NPA  ad essere presente alla iniziativa de la conferenza stampa di appello alla data in questione, dimostra l' importanza che possono avere dei rivoluzionari nel periodo.  In ogni caso, delle manifestazioni sono annunciate dappertutto, preparate da assemblee generali ( AG) nelle facoltà. La pressione aumenta sulla CGT, in quanto questa data riscontra un' eco ben al di là dei giovani studenti.  La CGT e FO ( Force Ouvriere) si trovano costrette a riconoscere che qualcosa si sta muovendo...  a Parigi facendo però appello a un concentramento alle 13, dall' altro lato della capitale. Nonostante ciò,  il 9 marzo a Parigi, dalla fine del concentramento, i militanti sindacali si dirigono in massa a place de la République, per unirsi alla manifestazione studentesca. Alcuni hanno deciso di andare direttamente lì. In totale, 100 000 manifestanti si mettono in movimento a partire da place de la République.
Padroni, governo, burocrati sindacali al loro servizio cominciano ad agitarsi.  Inizia ad materializzarsi la possibilità di una convergenza tra giovani e classe operaia, capace di catalizzare tutta la rabbia contro il sistema.  Bisogna velocemente invertire la tendenza. Le direzioni sindacali fanno un appello ad una giornata di sciopero interprofessionale il 31 marzo.
Si possono quindi individuare quattro grandi momenti in questo movimento di durata inedita. Tra il 9 e il 31 marzo, le manifestazioni studentesche proseguono, alle quali spesso partecipano le frange sindacali giovani, più combattive... Ma queste manifestazioni restano questione di una minoranza. Le AG- assemblee generali- nelle facoltà non aumentano più,si svuotano. Detto ciò, questa minoranza é determinata a battersi. Dei giovani, una parte  costituirà l' insieme di Nuit Debout.
A partire dal 31 marzo emerge <>. In questo movimento, dove coabitano varie preoccupazioni e orientamenti, si creano commissioni, <>, <>, che cercano di orientarsi verso il mondo del lavoro. Ci sono spesso giovani, studenti, ma anche giovani quadri sindacali combattivi, a capo di queste commissioni. Il fenomeno é tale che Philippe Martinez, dopo il 51esimo congresso della CGT, dove era stato decisamente criticato, sceglie di presentarsi davanti alla  AG dei nuit- deboutisti, con un discorso apparentemente radicale sullo sciopero rinnovabile, finendo col dire che, come confederazione,  questo genere di sciopero non è pensabile.

Il periodo che segue il 51esimo congresso vede altri settori più tradizionali, entrare in lotta: raffinerie, portuali, ferrovieri... Il 10 maggio, il governo sceglie di passare con la forza contro il suo stesso Parlamento usando l' articolo 49.3 della Costituzione[11]. I blocchi allora si moltiplicano. Se  qui si tratta di settori tradizionali che hanno sempre costituisto vettori di lancio negli scioperi, si assiste a dei blocchi fra giovani, studenti, ma anche tra precari, lavoratori interinali,  che vedono lì, il modo di esprimere la loro rabbia contro il governo.

Il movimento prosegue, sotto una nuova forma. Quando il 22 giugno, il governo tenta di vietare la  manifestazione parigina, e un compromesso vergognoso viene raggiuto  con le direzioni sindacali, diretto a <>[12] la manifestazione, molti militanti si ribellano. Qualche centinaio  di manifestanti , raggruppati in un corteo interprofessionale, rifiutano collettivamente di sottoporsi ai controlli della polizia. Il movimento si trova ora a battersi contro le misure repressive e anti- democratiche ( contro il 49.3), ma sempre  con l' intento di rimettere in causa radicalmente questa società, e di cercare di oltrepassare le decisioni delle direzioni sindacali.

L' emergenza di un' avanguardia larga

Quattro mesi di lotta, quattro periodi diversi. Differenti settori si mobilitano  in differenti momenti, sempre in maniera minoritaria. Ma con la questione che ritorna: come finirla con questa politica e, più in generale, con questo sistema? Come bloccare l' economia? Avendo compreso, qualche volta  in maniera confusa, che é dal lato mondo del lavoro che le cose decisive si giocano; per i più coscienti, che  necessario proclamare uno sciopero generale.

Questi giovani, questi militanti sindacali, questi lavoratori, isolati ma radicali, costituiscono, in maniera chiara, un' avanguardia larga con la quale oggi é  possibile discutere di questioni strategiche fondamentali.
Il concetto di avanguardia larga non é nuovo. Viene utilizzato già dalla Ligue communiste negli anni successivi al 1968: << una parte di lavoratori che, a partire dalle mobilitazioni, acquisisce la coscienza della necessità  di organizzarsi in maniera collettiva e duratura, e che é all' origine delle risposte agli attacchi padronali.Si tratta di lavoratori capaci di innescare, stimolare e di orientare le lotte di grandi masse.[...] Possono essere condotti ad opporsi a uno o più aspetti della politica dei riformisti e, da lì, a perdere fiducia negli apparati burocratici e  nella loro politica>>, spiegava il secondo congresso della LCR.

Il movimento contro la Loi Travail aumenta la distanza fra le masse e il PS- Partito Socialista. I partiti riformisti alla sua sinistra non sono riusciti per il momento a manipolare a proprio vantaggio questa delusione e questa collera. Collera di cui in parte si é approffittato il FN- Front National; detto ciò globalmente, il primo partito in Francia rimane l' astensione.  D' altra parte, le lotte sono riprese dal 2014, in  maniera spesso invisibile, in settori inaspettati: categorie <>, dove la precarietà é la regola,  dove ci sono piccole unità produttive. I migliori esempi sono i settori alberghiero, netturbini, la ristorazione... Altrettanti  settori  non tradizionalmente espressione del movimento sindacale hanno portato avanti un certo numero di lotte, nel corso delle quali sono emersi dei quadri sindacali non cresciuti nel girone dei partiti riformisti, ma che, comunque, hanno acquisito la coscienza della necessità di organizzarsi in maniera collettiva.  L' emergere di tali quadri sindacali entra in conflitto con la politica tradizionale dei burocrati della CGT: fare  una giornata di  grande sciopero per mettere pressione, e negoziare quello che si può.  Da qui la molitiplicazione dei conflitti fra questa base della CGT, e la direzione, contrapposizione che ha condotto alla crisi Lepaon  e a tutta la contestazione da lì poi nata.

Ripensare a tutto questo permette di tentare di caratterizzare questa avanguardia larga. Da una parte ritroviamo, come tradizionalmente nei movimenti che si sviluppano fra i giovani,  giovani che si sono mobilitati nelle AG, nei comitati di mobilitazione. Si tratta di soggetti- spesso politicizzati e/ o influenzati dall' area  dell' autonomia, senza peraltro essere settari- che vediamo in parte alla guida  delle commissioni << convergenza delle lutte>> o << sciopero generale>> di <>, ma non solo: é ugualmente presente un certo numero di giovani precari, di lavoratori isolati che, nell' incapacità di organizzarsi realmente sui luoghi di lavoro, hanno tentato di rapportarsi verso il resto del mondo del lavoro attraverso queste commissioni.  Ci sono poi scioperanti dell' Educazione nazionale, che hanno scelto di lottare, di coordinarsi malgrado l' assenza di mobilitazione generale nel loro settore. Ma nel contesto, il fenomeno inedito per i rivoluzionari é l' evoluzione nella CGT. L' esempio più impressionante é quello di Goodyear e di Info- Com CGT, che sono arrivati a contrapporsi frontalmente alla confederazione.  Questi stessi sindacati, alla fine del conflitto, verseranno ingenti somme delle loro casse di sciopero  a delle strutture sindacali ben al di là della loro abituale linea( ad esempio SUD Poste 92- Solidaire): rimarcare questo aspetto é importante, poiché mostra una reale evoluzione  di militanti pronti ad uscire dal quadro della CGT abituale per condurre delle azioni di fronte unico, oltre a quelle contro la politica degli apparati sindacali. Infatti, nonostrante all' interno di queste frange non vi sia avanzamento di coscienza omogeneo, tutte condividono comunque il sentimento che si debba fermare la politica di collaborazione di classe e mettere in atto un << tutti insieme>> che rimetta in causa radicalmente questa società. Infine sono i ferrovieri che, spesso, ma non sempre, sotto la spinta di militanti di estrema sinistra, si  sono autorganizzati, in particolare nelle stazioni parigine o al deposito di Sotteville-lès- Rouen.

Questa <> é frammentata. Non ha coscienza di esistere collettivamente. Queste differenti punte di avanzamento di coscienza della classe si ignorano   spesso nella maggior parte dei casi.  Ma tutte ricercano, di proposito, coscientemente, il modo di finirla con l' oppressione padronale.  E' compito dei rivoluzionari tentare di centralizzare questa avanguardia, fare convergere  questi  differenti settori per costituire un principio di direzione alternativa al movimento operaio tradizionale.

L' estrema sinistra nel movimento

Sfortunatamente, nella sua grande maggioranza, l' estrema sinistra non ha proposto una politica all' altezza.  Dal lato di Lutte ouvrière,  si é  generalmente restati  nella routine abituale.  Anzi gli interventi di Jean- Pierre Mercier in televisione, enfatizzano la forza dei lavoratori,  si felicitano del successo delle manifestazioni, ma in nessun momento formulano una politica  che si rivolga all' insieme della classe e che l' aiuti a in prospettiva. Il dibattito LO- NPA alla festa di LO di questa anno- 2016, a la vigilia della settimana del 17 maggio ad alto rischio per il governo, é particolarmente illuminante. I responsabili di LO hanno avanzato un' analisi molto ferma, spesso settaria, su <>, senza vedere le contraddizioni che esistevano all' interno di questo movimento, senza comprendere che dei lavoratori e dei giovani si sono serviti di questo mezzo per costruire la loro lotta. Questa analisi falsa e settaria ha rappresentato il pretesto per rifiutare ogni iniziativa comune con i militanti dell' NPA,  con la scusa che LO rifiutava di mettere la classe operaria sotto la direzione di << Nuit debout>>.

Dall' altro lato, la maggioranza dell' NPA si é trovata in balia degli eventi. Qualche giorno prima del 9  marzo, dei responsabili spiegavano che il vecchio movimento operaio era morto,  che si era ormai alla costruzione di movimenti cittadini( utilizzando come argomento il successo della petizione contro la Loi Travail...), che lo sciopero generale era distante anni luce dalle preoccupazioni dei lavoratori. Il successo del 9 marzo, oltre alla reazione dell' apparato/ direzione della CGT che lanciava l' appello al 31 marzo, hanno polverizzato questa argomentazione. L' apparizione di <> é allora stato il loro cavallo di battaglia... ma, ancora, senza comprenderne il significato. Avendo elaborato il concetto di <>, rappresentazione di cui l' emblema é Podemos in Spagna, questi militanti hanno osservato che il Front de gauche( guidato da Melanchon), i cui deputati hanno votato lo stato d' emergenza, é completamente diviso e, quindi, che non poteva essere questa  la << nuova rappresentazione>> cui miravano. Questi ultimi, allora, hanno allora spiegato che tale<>  avrebbe dovuto emergere dal movimento sociale. Solo così <> é diventata per loro, successivamente, come il graal: tale rappresentazione politica sembrava realmente emergere, proprio come Podemos.
In realtà, i militanti in questione sono corsi dietro un fantasma. Questo schema non corrisponde alla situazione politica francese, dove le direzioni riformiste tradizionali continuano ad avere un peso essenziale, dove inoltre i partiti politici riformisti  non sono nemmeno riusciti a catalizzare la delusione delle masse nei confronti del PS.

Nonostante ciò, lì  dove i rivoluzionari sono intervenuti tentando di prendere delle iniziative, hanno riportato del successo. A Parigi, le commissioni <>, <>, e le varie commissioni di settori di lotta, sono state promotrici della creazione di un' AG Assemblea Generale <>, portando avanti un primo tentativo di raggruppamento dei diversi elementi  parte dell' avanguardia larga creatasi.
AG che, malgrado i suoi limiti, ha potuto trainare fino a 600 persone, é riuscita a convocare spezzoni intercategoriale a capo di cortei, ha  incitato a rifiutare collettivamente i controlli della polizia... C'è ancora tanto da fare in vista di un' effettiva riunione di questa avanguardia larga, ma i successi riportati dai rivoluzionari là dove sono stati a capo delle iniziative, dimostrano che il contesto attuale é ricco di potenzialità.

Il periodo resta ricco di potenzialità

L' adozione e il voto della legge hanno rappresentato un  colpo per il movimento e  per la classe operaia.

L' estate- con i nuovi massacri di Daech e l' esplosione della faccenda burkini- ha rinforzato il clima razzista e reazionario. Questo clima globale si riflette sulle lotte. I fenomeni di divisione sono reali, e non si tratta di negare la tendenza generale. Nonostante ciò, a dispetto della spirale razzista e nazionalista dei politici di qualsiasi orientamento, la parentesi aperta dal movimento contro la Loi Travail é lontana dall' essere  chiusa.  Dalla ripresa, sono ricominciati  degli scioperi nelle fabbriche, nelle scuole... La manifestazione del 15 settembre, convocata prima delle vacanze dall' intersindacale, é stata un discreto successo (40 000 persone a Parigi). E' la prima volta che un movimento riesce a sopravvivere, anche se con una portata più ridotta, all' estate.  Per molti militanti, non é tempo della rassegnazione.

In questo contesto, i rivoluzionari devono essere in grado di condurre fino alla fine l' esperienza con le frange più determinate del movimento. Malgrado la decisione dell' intersindacale di non convocare più nuove manifestazioni contro la Loi Travail, una frangia importante di militanti, tale avanguardia larga, ha voglia di continuare la battaglia. 



[E' in particolare il caso di Goodyear, il cui processo avrà luogo il 19/20 ottobre( rivio a 11 gennaio). I lavoratori Goodyear lanciano un appello a fare di questa giornata una vasta giornata di sciopero interprofessionale, con concetramento nazionale ad Amiens, mettendo al centro delle rivendicazioni il rilascio  per i militanti perseguiti ma soprattutto l' abrogazione della loi Travail. Si tratta di un appello nazionale che riveste dunque un carattere atto a permettergli di poter divenire la nuova giornata capace di centralizzare la battaglia contro il governo e la sua politica. Ovvero ciò che costituisce l' obiettivo centrale delle prossime settimane. ]

Traduzione a cura di Marta Positò militante della sezione del PCL di Bologna

Attualmente residente a Parigi



[1]Accordo nazionale interprofessionale, anticamera della Loi Travail, che per prima introduce le materie dei decreti che a partire dal 1 gennaio 2017 sono in vigore, come quello relativo alla libertà di licenziamento per i datori per motivi economici, l' introduzione di contratti iperflessibli a zero tutele, aumento sgravi fiscali per datori, limitazione dei diritti sindacali, prevalenza degli accordi aziendali sui categoriali etc.
[2]2013 Riforma dell' Educazione nazionale Peillon dei ritmi, orari scolastici  nelle scuole materne e primarie, comportante aumento di orario di lavoro per il personale e insegnanti a parità di salario e a scapito della formazione, privatizzazione delle attività extra scolastiche con oneri per i comuni, implicando quindi un discrimine nell' educazione degli allievi, a seconda della ricchezza dei territori e delle famiglie, riducendo i diritti sindacali, la possibilità di scioperare attraverso la clausola del servizio minimo. Novembre 2013  proclamati scioperi intersindacali con alti tassi di adesione fra personale e insegnanti.
[3]Riforma dell' attuale ministro dell' Educazione Vallaud- Belkacem, presentata nel 2015 con l' obiettivo di cambiare radicalmente l' offerta formativa della scuola pubblica, introducendo nuove discipline, sottraendo quindi fondi all' insegnamenti fondamentali, allargando quindi il discrimine fra scuole d' élité e istituti delle banlieue,  la riforma   ha aperto la strada alle politiche discriminatorie e classiste portate avanti dal governo Hollande, che ha terminato il suo mandato con una proposta di legge che mira ad escludere i licei dal programma nazionale di supporto  finanziario alle scuole di periferia ZEP( zone éducation prioritaire).
[4]Alle richieste di aprire tavoli di concertazione chiamati a gran voce da un largo arco sindacale, tra cui spicca SUD Rail- Solidaire, la SNCF ha risposto rifiutando qualsiasi tipo di dialogo con le dette parti sociali. Da qui si è avuta una stagione di duri scioperi,  soprattutto a seguito dell' approvazione avutasi nel 2014.  Soppressione di posti stimati entro 9 000 à 10 000 a tempo pieno sui 149 000 posti all' interno della compagnia.
[5]Riforma relativa alla privatizzazione del sistema ferroviario 2013, che prevede in sintesi un passaggio di gestione dallo Stato a privati, con riduzione del  proprietario pubblico a semplice azionario di minoranza. La SNCF abbandona il settore pubblico, sopprimendo gran parte delle linee, abusando del utilizzo di manodopera precaria, stravolgendo il sistema dei trasferimenti e scatti di anzianità.
[6]Loi Macron  '' liberalizzazione della crescita e dell' attività economica'', in materia di lavoro e investimenti privati nel settore pubblico; approvata nel 2015 con fiducia al governo. Maggiore flessibilità e precarietà  dei lavoratori accompagnata da benefici in materia fiscale per i datori.
[7]Funzionario  parte dell' ala  maggioritaria della CGT al centro di uno scandalo per questioni di bilanci e appropriazione indebita di soldi del sindacato.
[8] Portavoce della Conféderation Général du Travail, CGT; legato al PCF, partito comunista francese.
[9] 2015 ottobre Aereoporto di CDG Parigi:Nel corso di una vertenza dei lavoratori Air France  contro l' annuncio della direzione di una ristrutturazione aziendale che avrebbe comportato la soppressione di 2900 posti, tra 2000 manifestanti, un centinaio sfonda la recinzione ed entra aggredendo due direttori di Air France. Il direttore delle risorse umane tenta di scalvacare la recinzione per scappare, mentre la camicia gli viene strappata di dosso.
[10]Trad. Carcere, reclusione.
[11]Corrispondente dello strumento italiano della ''fiducia''
[12]Trad. Ingabbiare; il percorso dei cortei viene delimitato materialmente.  Raggiungere il concentramento diventa estremamente difficile, in quanto, anche interi spezzoni, vengono sottoposti a perquisizioni e controlli più o meno violenti; al termine della manifestazione, all' arrivo i manifestanti sono fisicamente trattenuti, in quanto tutte le uscite sono chiuse, e per disperdersi è necessario attendere il permesso delle forze dell' ordine presenti, previa ulteriore perquisizione.


Le donne proletarie: tra acido e abbattimento del patriarcato

12 Gennaio 2017

È notizia di ieri l’ennesima donna sfregiata con l’acido. Questa volta a Rimini. In Emilia Romagna nel 2016 ci sono stati undici femminicidi e quattro tentati femminicidi, il doppio rispetto all’anno precedente.


A Corinto, dove predicava San Paolo, il campione di tutti i misogini e l’avvocato difensore di tutti i crimini sessisti, molte delle statue antiche del sito archeologico hanno la testa mozzata. I cristiani volevano estirpare la credenza che la sede dell’intelligenza e dell’anima fosse appunto nella testa. Si sa, l’ignoranza cristiana della fisiologia si propagherà come un virus per i secoli a venire (e perdura ancora). In molte chiese e basiliche bizantine i successivi conquistatori ottomani prendevano a picconate gli occhi degli affreschi più o meno per motivi analoghi.


Quando un’affermazione, un’idea, un concetto disturba la cultura dominante, ossia la cultura della classe dominante, la si cancella, la si deturpa. Lo stesso si fa con le persone che incarnano quell’idea.


Quando una donna cessa di essere oggetto e si rivendica come soggetto affermando la propria volontà si fa più o meno la stessa cosa. Perché con l’acido? È una scelta deliberata, ponderata e premeditata, che richiede un’organizzazione non indifferente. Si sfregia per rendere un oggetto inservibile ai futuri utilizzatori. Con intento punitivo certo, per colpire una persona nel suo rapporto con gli altri che si esprime anche e in prima battuta con l’aspetto esteriore. Ma soprattutto per sradicare quella rivendicazione concettualmente in contrasto con la cultura dominante, quel “sei mia” che, detto in una canzone o in un impeto di rabbia, sottende comunque lo stesso concetto: l’amore è un rapporto di proprietà che si vive con un oggetto. Il problema sorge quando l’oggetto vuole smettere di essere tale. Per una donna, rivendicare la propria volontà e autonomia è, nel 2017, un atto rivoluzionario contrario al sentire comune.


Il messaggio dell’acido è questo: sei un oggetto che mi appartiene e che non voglio venga usato da altri. Essendo un oggetto non hai facoltà di scegliere diversamente. Tutto ciò che vedo intorno a me conferma in me fin dall’infanzia questa tua natura di strumento che serve al soddisfacimento dei miei bisogni e di cui posso disporre.


Il femminicidio è un fenomeno che riguarda tutte le classi sociali, non fa distinzione di età, provenienza, titolo di studio. Ma noi, da marxisti, sappiamo che è figlio della cultura imposta dalla classe dominante per mantenere i rapporti economici di sfruttamento all’interno della società. Sappiamo che questa morale ha radici nei rapporti di subordinazione che regolano la guerra tra classi.


Le ricette per contrastare questa carneficina quotidiana non sono certo quelle del femminismo borghese. Non è possibile pensare di abbattere un albero iniziando a strapparne le foglie. Lotta alla mercificazione del corpo femminile? Senz’altro. Più soldi ai centri antiviolenza? Certo. Ma se vogliamo abbattere l’albero del maschilismo patriarcale dobbiamo abbattere i rapporti economici a cui esso è funzionale. Parlare di “liberazione di tutte le donne” senza parlare di classe è ridicolo. Non dobbiamo liberare nessuno, dobbiamo agire nelle lotte proletarie in senso rivoluzionario, marxista e anticapitalista, affinché siano le donne a liberare se stesse. Solo le donne proletarie possono liberare tutte le donne. Solo la classe sfruttata può abbattere lo sfruttamento. Senza l’abbattimento del capitalismo, l’abbattimento del patriarcato è impossibile. A chi chiediamo di abbattere il patriarcato? Alle donne borghesi? A Emma Marcegaglia? Marx dice che il proletariato, liberando se stesso, libera l’intera umanità. Qualsiasi altro approccio significa inseguire il femminismo borghese su un terreno sterile.


Volodia - Comitato Centrale del PCL