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L'SGB alla prova del suo primo congresso







 Verso una ricomposizione di una  parte del sindacalismo di base

24 Gennaio 2017
Ad un anno dall'uscita da USB e alla presenza di osservatori della CUB, si è svolto un Congresso non rituale, con l'obiettivo di marciare verso una ricomposizione di almeno una parte del variegato mondo del sindacalismo di base. Gran parte del dibattito è stata occupata dal rapporto con la CUB e si è parlato di confluenza, anche se non a breve termine. Una sessione specifica del Congresso è stata dedicata all'analisi del Testo Unico sulla Rappresentanza, con la consapevolezza che in molti posti di lavoro del settore privato chi non lo ha firmato non avrà una rappresentanza sindacale riconosciuta dalla controparte
Ad un anno dall'uscita dall'Unione Sindacale di Base (USB) si è svolto il 1° Congresso del Sindacato Generale di Base (SGB).
Alla presenza di due osservatori della CUB, con la quale sin dalla sua nascita SGB si è federata, i quasi cento delegati hanno discusso appassionatamente del futuro del sindacalismo di base, mettendo in luce le difficoltà di una situazione nella quale la drammaticità del quadro economico-sociale fa il paio con l'assenza di un conflitto generalizzato ("Bisogna umilmente fare i conti con la realtà, rimboccarsi le maniche e costruire gli strumenti necessari affinché ciò possa avvenire, sapendo che non esistono scorciatoie", si è detto nella relazione introduttiva).

La firma dei nuovi contratti di lavoro, a partire da quelli dei metalmeccanici e dell'igiene urbana, certifica la fine del contratto nazionale a favore di quello di secondo livello, che lega i salari alla produttività, derogando casomai in peggio su contenuti economici e normativi; accanto a ciò si fa strada il concetto di "welfare aziendale", sostitutivo di quello pubblico, prodromo di una distruzione del servizio sanitario universale.
Questa stagione contrattuale concretizza i contenuti degli accordi interconfederali degli anni passati, recepiti integralmente dal Testo Unico sulla Rapperesentanza (TUR) che, vietando la lotta e lo sciopero, "decreta il passaggio dalla ormai inutile concertazione, alla complicità sindacati-padroni".

Una sessione specifica del Congresso è stata dedicata alla conoscenza degli elementi specifici del TUR, con la collaborazione di due legali, che hanno informato sulle possibilità di esercitare attività sindacale, mantenendo il rifiuto di firmare un testo profondamente invalidante per chi si propone di costruire un sindacato di classe.

Gran parte della discussione congressuale è stata occupata dal rapporto con il sindacato al quale SGB si è federata, cioè la CUB, ai cui due osservatori va attribuito il merito di non aver svolto interventi di circostanza, ma di aver sollecitato un rapporto di collaborazione costante, fino a parlare di confluenza di SGB nella CUB, il cui gruppo dirigente si sta inevitabilmente svecchiando.
Tuttavia esistono ancora (e nessuno se lo è nascosto) divergenze più o meno profonde, a partire da quelle organizzative (modello intercategoriale, come quello di SGB, o modello categoriale, come quello della CUB?).
Se da un lato bisogna dare atto al "vecchio" gruppo dirigente di aver resistito in questi ultimi tre anni al canto delle sirene della firma del TUR (cosa per niente scontata, come dimostra la capitolazione di USB che, vincolata dal TUR, non può far scioperare, pena sanzioni, i lavoratori contro il contratto dell'igiene urbana), dall'altro permane ancora una concezione di autosufficienza, che non permette alla CUB anche solo di prendere in considerazione momenti comuni con le altre organizzazioni sindacali di base, pur nella diversità di posizioni. Certo, non soltanto per responsabilità della CUB.

La consapevolezza di costruire un sindacato non riconosciuto dalla controparte in molti posti di lavoro significa anche attribuire un ruolo importante alla formazione tecnica e politica di quadri sindacali, che possano aiutare la classe a riconquistare coscienza di sé, smarrita ormai da tempo.
In questo senso va colta la citazione di Gramsci, in coda alla relazione introduttiva del Congresso, che riportiamo integralmente: "Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con gli altri esseri (...). Cosicché essere colto, essere filosofo lo può chiunque voglia".
E. L.