L'imperialismo tricolore in prima fila
La nuova corsa agli armamenti attraversa il mondo. USA, Russia, Cina battono ogni record precedente in fatto incidenza della propria spesa militare sul PIL. La Germania “riarma”, con 100 miliardi di nuovi investimenti nella difesa. Il Giappone addirittura raddoppia il proprio bilancio militare.
La corsa alle armi travalica le vecchie frontiere tecnologiche, nel mentre ripropone le contraddizioni tra potenze persino all'interno dello stesso campo internazionale. L'industria militare aeronautica è sotto questo profilo esemplare, con un ruolo di primo piano dell'imperialismo italiano. Si tratta del progetto di velivolo militare “di sesta generazione” mirato all'abbattimento degli aerei nemici. Una sorta di macchina militare volante dotata di straordinarie capacità distruttive, con tanto di piattaforme elettroniche onnicomprensive e possibile guida artificiale.
Due cordate rivali si contendono la sua costruzione e i relativi spazi di mercato. Da un lato la cordata Gran Bretagna, Italia, Giappone attorno al cosiddetto progetto Tempest. Dall'altro la cordata di Francia e Germania attorno al cosiddetto progetto FCAS (Future Combat Air System). Due progetti concorrenziali tra loro, che naturalmente sospingono anche per questo il raddoppio delle spese, a carico dei salariati, della sanità, dell'istruzione. Si calcola che il progetto Tempest, che conta di essere operativo nel 2035, avrà una spesa complessiva di 25 miliardi di cui 8 miliardi per la sola fase di sviluppo. Il gruppo italiano Leonardo, controllato dalla stato italiano, collabora con la BAE Systems britannica nell'operazione. Se avrà successo, Tempest supererà in fatto di capacità militare i livelli raggiunti da USA, Russia, Cina.
Non si tratta di un risvolto indiretto dell'invasione russa dell'Ucraina. Tanto meno degli aiuti militari a Kiev, più che mai scoperta oltretutto proprio nei cieli. Il calendario stesso è rivelatore. In Italia il progetto Tempest venne intrapreso dal governo Conte uno (2018) e poi confermato dal Conte due (2020), per essere infine ereditato dal governo Draghi. Meloni ovviamente segue la pratica. La verità è che tutti i governi e tutti i partiti borghesi ovunque schierati sostengono attivamente il militarismo italiano, cercando di assicurargli le migliori fortune.
Lo sguardo non è sull'Ucraina ma sulle guerre del futuro. «Cosa dovrà fare un aereo di combattimento fra trent'anni?» si chiede La Repubblica (19 dicembre) nell'esaltare Tempest. Non senza aggiungere: «La forza lavoro impiegata nel supercaccia diventa sempre più giovane, il 40% sono trentenni e il 20% ventenni, sottolineano alla BAE. Speriamo che l'Italia si allinei, permettendo di far decollare una nuova leva di costruttori di futuro».
Dunque la costruzione del futuro da affidare ai giovani è la corsa alla guerra. Leonardo non a caso è terreno di carriera degli ex ministri degli interni, come Minniti. Mentre il nuovo ministro Crosetto viene direttamente dal lobbismo militare tricolore.
Opporsi alla guerra e alla corsa agli armamenti significa per noi opporci innanzitutto all'imperialismo di casa nostra, alle sue spese militari, e a tutti i soggetti che le sostengono. Inclusi quelli che parlano di pace dopo aver varato progetti di guerra, magari nelle vesti di Presidenti del Consiglio.