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Draghi, i padroni e gli operai

 


Il governo avanza, Landini parla. Dai lavoratori Amazon un buon segnale di lotta

23 Marzo 2021

Il governo Draghi si mette al passo delle richieste padronali.
Industria ed edilizia potranno licenziare a partire dal 30 giugno. In realtà non hanno mai smesso, grazie alle numerose eccezioni previste dal blocco e alla moltiplicazione dei licenziamenti disciplinari, che nell'anno trascorso hanno conosciuto un incremento superiore al 30%. Ma certo lo sblocco determinerà un salto dell'attacco alla occupazione. La logica dichiarata del provvedimento è consentire le ristrutturazioni aziendali. Saranno interessati centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici a tempo indeterminato, anche nei settori che hanno fatto profitti durante la pandemia: farmaceutica, buona parte dell'alimentare, ma anche industria pesante.
Parallelamente i padroni avranno la possibilità di prorogare i contratti a termine senza causale sino alla fine dell'anno. Naturalmente potranno continuare a cancellarli a loro piacimento, come hanno fatto per un anno intero con 700000 precari usa e getta. Ma se hanno intenzione e interesse a preservarli, potranno farlo per tutto il 2021 senza fornire motivazione. Il lavoro a termine senza diritti, a esclusiva tutela dei profitti, proprio come chiedeva Confindustria: occorreva il ministro del lavoro della “sinistra” interna al PD, Orlando, per confezionare il regalo.

Ora Maurizio Landini dichiara a Repubblica che i lavoratori vanno vaccinati, non licenziati. Ma non intraprende alcuna iniziativa di mobilitazione. Del resto la burocrazia sindacale è appena reduce da una cena di riconciliazione a casa Brunetta, che ha sfornato per la Pubblica Amministrazione un accordo quadro imperniato sui premi di produttività, con la miseria di pochi euro di aumento. La stessa cifra, occhio e croce, contro cui CGIL, CISL e UIL avevano scioperato definendola umiliante viene ora acclamata come risultato importante. Miracoli del governo Draghi, un governo che Landini ha pubblicamente esaltato sin dal suo sorgere allineandosi all'opinione padronale. L'unica vera preoccupazione dei dirigenti sindacali è che l'unità nazionale che sorregge il governo abbia un baricentro negoziale tutto interno alla maggioranza, tale da chiudere lo spazio di riconoscimento della burocrazia.

Un fatto nuovo oggi viene dal basso: molti lavoratori e lavoratrici hanno scioperato ieri negli stabilimenti Amazon. Tanti giovani, anche ai picchetti e ai presidi. Contro ritmi di lavoro massacranti per schiena e gambe, comandati da algoritmi, sorvegliati da capi e capetti sguinzagliati dal padrone in un clima di intimidazione e intolleranza. Nelle volontà dei vertici sindacali del settore si tratta di uno sciopero una tantum, che forse non sarebbe stato neppure indetto senza l'importante dinamica di conflittualità che ha attraversato un settore significativo della logistica per iniziativa del SICobas, e che per questo ha subito una repressione giudiziaria odiosa. Ma la valenza di uno sciopero non sta solo nella funzione che gli assegnano i burocrati, ma anche nel significato che gli attribuiscono gli scioperanti. Sicuramente un settore importante di lavoratori Amazon quest'oggi ha espresso attraverso lo sciopero la volontà di cambiare la propria condizione e di alzare la testa. In Amazon è la prima volta che accade, e non si tratta certo di un'azienda marginale. Il fatto che i lavoratori Amazon dell'Alabama, in USA, al piede di partenza della propria sindacalizzazione, abbiano solidarizzato con lo sciopero italiano è un buon segno. La lotta di classe è una vecchia talpa che può aprirsi un varco ovunque c'è sfruttamento.

Unire la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici, al di là delle appartenenze sindacali e dei confini nazionali, è funzione e responsabilità delle avanguardie. Tanto più se comuniste, internazionaliste, rivoluzionarie.

Partito Comunista dei Lavoratori