♠ in Al-Sarraj,Di Maio,ENI,Francia,Haftar,imperialismo,Italia,Libia,Macron,National Oil Corporation,Salvini,Tobruck,Total,Tripoli at 06:58
Gli avvenimenti in Libia sono a un passaggio cruciale. Lo scontro in atto non è semplicemente tra Haftar e al-Sarraj. È uno scontro indiretto tra imperialismi, la Francia da un lato e l'Italia dall'altro.
Il generale Haftar ha da sempre un rapporto privilegiato con Parigi. L'imperialismo francese ha sfoggiato sulla vicenda libica il massimo dell'ipocrisia. Formalmente ha sostenuto e sostiene il governo di al-Sarraj assieme alla cosiddetta comunità internazionale. Nei fatti ha lavorato al fianco del governo di Tobruk guidato da Haftar, con ogni genere di aiuti sottobanco, aiuti militari inclusi. In primo luogo, la Total francese ha il grosso dei propri interessi in Cirenaica. La vittoria della Cirenaica sulla Tripolitania sarebbe la vittoria della Total su l'ENI. In secondo luogo, la Francia di Macron ambisce a rilanciare la tradizionale grandeur dell'imperialismo francese in Africa. Vuole difendere le proprie posizioni para coloniali nel Sahel, entrare nella partita della spartizione siriana, consolidare un asse con l'Egitto di al-Sisi, evitare di perdere il proprio primato in Algeria, attraversata dalla sollevazione popolare. Il sostegno ad Haftar è parte di un disegno più vasto.
E l'Italia? L'imperialismo di casa nostra sostiene al-Serraj perché l'ENI ha in Tripolitania il cuore dei propri interessi. Il governo Conte ha provato a intestarsi la regia della transizione libica vantando l'investitura dell'imperialismo USA e di Trump in persona, ma ha sbagliato i suoi conti. La Libia non rientra nel perimetro strategico prioritario degli USA, che non sembrano avere intenzione di spalleggiare più di tanto il governo di Tripoli. E i rapporti di forza politico-militari sul terreno volgono da tempo a vantaggio di Haftar. L'unica gara che l'Italia sta vincendo nel braccio di ferro con la Francia è quella dell'ipocrisia. Lo stesso governo Salvini che demonizza l'invasione islamica a difesa della cristianità e del Presepe sostiene in Libia il governo della Fratellanza Musulmana. Perché questo è il governo al-Serraj. Si vede che i profitti dell'ENI non hanno confessione religiosa, e vengono prima di ogni altra considerazione.
Vedremo gli sviluppi. Haftar ha di fatto messo le mani sul grosso dei giacimenti petroliferi della Libia, col plauso della Total. Ma la compagnia petrolifera nazionale (National Oil Corporation) che vende i barili e incassa i proventi ha il suo quartiere generale a Tripoli. Conquistare Tripoli significa conquistare il controllo della rendita petrolifera libica e dunque il comando politico del Paese. Questa è la ragione dell'avanzata di Haftar. Il governo Salvini-Di Maio sembra dunque avere la peggio nella guerra per procura con Macron. Di certo i lavoratori italiani e francesi non hanno nulla da spartire con gli interessi dei propri Stati briganti, con gli interessi dell'ENI o della Total, né hanno qualcosa da spartire le decine di migliaia di immigrati segregati nei lager della Libia da aguzzini finanziati da Italia e UE.
Il generale Haftar ha da sempre un rapporto privilegiato con Parigi. L'imperialismo francese ha sfoggiato sulla vicenda libica il massimo dell'ipocrisia. Formalmente ha sostenuto e sostiene il governo di al-Sarraj assieme alla cosiddetta comunità internazionale. Nei fatti ha lavorato al fianco del governo di Tobruk guidato da Haftar, con ogni genere di aiuti sottobanco, aiuti militari inclusi. In primo luogo, la Total francese ha il grosso dei propri interessi in Cirenaica. La vittoria della Cirenaica sulla Tripolitania sarebbe la vittoria della Total su l'ENI. In secondo luogo, la Francia di Macron ambisce a rilanciare la tradizionale grandeur dell'imperialismo francese in Africa. Vuole difendere le proprie posizioni para coloniali nel Sahel, entrare nella partita della spartizione siriana, consolidare un asse con l'Egitto di al-Sisi, evitare di perdere il proprio primato in Algeria, attraversata dalla sollevazione popolare. Il sostegno ad Haftar è parte di un disegno più vasto.
E l'Italia? L'imperialismo di casa nostra sostiene al-Serraj perché l'ENI ha in Tripolitania il cuore dei propri interessi. Il governo Conte ha provato a intestarsi la regia della transizione libica vantando l'investitura dell'imperialismo USA e di Trump in persona, ma ha sbagliato i suoi conti. La Libia non rientra nel perimetro strategico prioritario degli USA, che non sembrano avere intenzione di spalleggiare più di tanto il governo di Tripoli. E i rapporti di forza politico-militari sul terreno volgono da tempo a vantaggio di Haftar. L'unica gara che l'Italia sta vincendo nel braccio di ferro con la Francia è quella dell'ipocrisia. Lo stesso governo Salvini che demonizza l'invasione islamica a difesa della cristianità e del Presepe sostiene in Libia il governo della Fratellanza Musulmana. Perché questo è il governo al-Serraj. Si vede che i profitti dell'ENI non hanno confessione religiosa, e vengono prima di ogni altra considerazione.
Vedremo gli sviluppi. Haftar ha di fatto messo le mani sul grosso dei giacimenti petroliferi della Libia, col plauso della Total. Ma la compagnia petrolifera nazionale (National Oil Corporation) che vende i barili e incassa i proventi ha il suo quartiere generale a Tripoli. Conquistare Tripoli significa conquistare il controllo della rendita petrolifera libica e dunque il comando politico del Paese. Questa è la ragione dell'avanzata di Haftar. Il governo Salvini-Di Maio sembra dunque avere la peggio nella guerra per procura con Macron. Di certo i lavoratori italiani e francesi non hanno nulla da spartire con gli interessi dei propri Stati briganti, con gli interessi dell'ENI o della Total, né hanno qualcosa da spartire le decine di migliaia di immigrati segregati nei lager della Libia da aguzzini finanziati da Italia e UE.