♠ in 14 luglio,capitalismo,città aperta,Di Maio,imperialismo,legge Bossi-Fini,manifestazione,migranti,Minniti,razzismo,Salvini,sovranismo,UE,Ventimiglia at 01:07
12 Luglio 2018
I governi europei e la loro Unione varano politiche criminali e inumane verso i migranti. Il governo giallo-verde di Salvini e Di Maio è capofila di queste politiche: chiusura dei porti, boicottaggio dei soccorsi, sostegno alla guardia costiera libica e ai suoi lager, taglio delle risorse per l'accoglienza a vantaggio dei respingimenti, attacco alla protezione umanitaria, discriminazione verso gli stessi immigrati “regolari” per l'assegnazione di asili, case, sussidi... Sulla scia di Minniti, ma oltre Minniti.
I paesi imperialisti, che sgomitano gli uni con gli altri per la spartizione delle zone di influenza in Africa, vogliono incassare i frutti della propria rapina senza pagarne gli oneri. L'Africa è da secoli terra di saccheggio da parte del capitalismo, a partire dallo schiavismo e dal colonialismo. Le migrazioni di oggi sono l'effetto ultimo di questo saccheggio storico. Anche per questo la distinzione tra rifugiati e migranti economici è del tutto ipocrita. Non solo perché gli stessi rifugiati e richiedenti asilo sono oggi privati dei propri diritti (con la copertura delle Nazioni Unite), ma anche perché morire per fame o per sete non è diverso che morire per guerra. Fame e guerre entrambe portate o alimentate dalla grande rapina imperialista.
La verità è che gli stessi governi europei di ogni colore politico che impongono sacrifici ai propri lavoratori cercano di dirottare la loro rabbia contro i migranti per impedire che si rivolga contro i capitalisti. Per questo alimentano xenofobia, odio, razzismo, nazionalismo. Le politiche xenofobe servono solo a dividere gli sfruttati a tutto beneficio dei loro sfruttatori.
È necessario spezzare questa dinamica. È necessario unire la lotta di tutti gli oppressi contro il nemico comune, contro ogni forma di concorrenza al ribasso tra gli sfruttati.
Certo, occorre battersi coerentemente per i diritti democratici dei migranti contro ogni forma di giustificazione (magari “sovranista”) di politiche razziste.
Ci battiamo contro la chiusura dei porti e delle frontiere.
Chiediamo corridoi umanitari a garanzia della vita dei migranti.
Ci battiamo per un sistema di accoglienza dignitoso e non carcerario, magari finanziato dalla cancellazione delle enormi spese di militarizzazione delle frontiere e dei respingimenti.
Rivendichiamo l'abolizione delle leggi anti-migranti degli ultimi 20 anni ( Turco Napolitano, Bossi Fini, Minniti Orlando), a partire dalla cancellazione del legame ricattatorio tra permesso di soggiorno e lavoro.
MA NON BASTA
una lotta per i diritti dei migranti se non metti in discussione l'organizzazione capitalistica della società. “ Se non c'è lavoro, casa, cure sanitarie per noi, come possono esservi per i migranti?” Questo è il tasto battuto da Salvini e con lui da tutti i reazionari.
E' necessario attaccare frontalmente questo pregiudizio. Dimostrare che il problema non sono i migranti ma il capitalismo; che lo stesso capitalismo che è all'origine delle migrazioni è il principale impedimento all'integrazione dei migranti; che una organizzazione alternativa della società è l'unica via per risolvere il problema.
OCCORRE RIVENDICARE
la ripartizione del lavoro tra tutti, con la riduzione dell'orario a parità di paga.
Un grande piano di nuovo lavoro in opere sociali di pubblica utilità, a partire da case popolari e asili
La requisizione di grandi proprietà immobiliari, per dare a tutti il diritto alla casa.
L'abolizione del debito pubblico verso le banche e la nazionalizzazione delle banche, per garantire a tutti le protezioni sociali, a partire da sanità, pensioni, istruzione.
E' una piattaforma di lotta che potrebbe unire lavoratori italiani e immigrati, rompere le loro divisioni, moltiplicare la loro forza. Ma l'insieme di queste misure chiama in causa il capitalismo e ne richiede il rovesciamento. Una prospettiva di liberazione per sua natura rivoluzionaria e internazionale.
Nè Unione Europea degli Stati capitalisti, né sovranismo nazionalista: solo un'Europa socialista governata dai lavoratori può liberare il vecchio continente dallo sfruttamento e dal razzismo. Solo la classe lavoratrice, al di là di ogni frontiera e di ogni colore, può guidare questa rivoluzione.
Costruire controcorrente tale consapevolezza tra gli sfruttati è il nostro impegno quotidiano.
I paesi imperialisti, che sgomitano gli uni con gli altri per la spartizione delle zone di influenza in Africa, vogliono incassare i frutti della propria rapina senza pagarne gli oneri. L'Africa è da secoli terra di saccheggio da parte del capitalismo, a partire dallo schiavismo e dal colonialismo. Le migrazioni di oggi sono l'effetto ultimo di questo saccheggio storico. Anche per questo la distinzione tra rifugiati e migranti economici è del tutto ipocrita. Non solo perché gli stessi rifugiati e richiedenti asilo sono oggi privati dei propri diritti (con la copertura delle Nazioni Unite), ma anche perché morire per fame o per sete non è diverso che morire per guerra. Fame e guerre entrambe portate o alimentate dalla grande rapina imperialista.
La verità è che gli stessi governi europei di ogni colore politico che impongono sacrifici ai propri lavoratori cercano di dirottare la loro rabbia contro i migranti per impedire che si rivolga contro i capitalisti. Per questo alimentano xenofobia, odio, razzismo, nazionalismo. Le politiche xenofobe servono solo a dividere gli sfruttati a tutto beneficio dei loro sfruttatori.
È necessario spezzare questa dinamica. È necessario unire la lotta di tutti gli oppressi contro il nemico comune, contro ogni forma di concorrenza al ribasso tra gli sfruttati.
Certo, occorre battersi coerentemente per i diritti democratici dei migranti contro ogni forma di giustificazione (magari “sovranista”) di politiche razziste.
Ci battiamo contro la chiusura dei porti e delle frontiere.
Chiediamo corridoi umanitari a garanzia della vita dei migranti.
Ci battiamo per un sistema di accoglienza dignitoso e non carcerario, magari finanziato dalla cancellazione delle enormi spese di militarizzazione delle frontiere e dei respingimenti.
Rivendichiamo l'abolizione delle leggi anti-migranti degli ultimi 20 anni ( Turco Napolitano, Bossi Fini, Minniti Orlando), a partire dalla cancellazione del legame ricattatorio tra permesso di soggiorno e lavoro.
MA NON BASTA
una lotta per i diritti dei migranti se non metti in discussione l'organizzazione capitalistica della società. “ Se non c'è lavoro, casa, cure sanitarie per noi, come possono esservi per i migranti?” Questo è il tasto battuto da Salvini e con lui da tutti i reazionari.
E' necessario attaccare frontalmente questo pregiudizio. Dimostrare che il problema non sono i migranti ma il capitalismo; che lo stesso capitalismo che è all'origine delle migrazioni è il principale impedimento all'integrazione dei migranti; che una organizzazione alternativa della società è l'unica via per risolvere il problema.
OCCORRE RIVENDICARE
la ripartizione del lavoro tra tutti, con la riduzione dell'orario a parità di paga.
Un grande piano di nuovo lavoro in opere sociali di pubblica utilità, a partire da case popolari e asili
La requisizione di grandi proprietà immobiliari, per dare a tutti il diritto alla casa.
L'abolizione del debito pubblico verso le banche e la nazionalizzazione delle banche, per garantire a tutti le protezioni sociali, a partire da sanità, pensioni, istruzione.
E' una piattaforma di lotta che potrebbe unire lavoratori italiani e immigrati, rompere le loro divisioni, moltiplicare la loro forza. Ma l'insieme di queste misure chiama in causa il capitalismo e ne richiede il rovesciamento. Una prospettiva di liberazione per sua natura rivoluzionaria e internazionale.
Nè Unione Europea degli Stati capitalisti, né sovranismo nazionalista: solo un'Europa socialista governata dai lavoratori può liberare il vecchio continente dallo sfruttamento e dal razzismo. Solo la classe lavoratrice, al di là di ogni frontiera e di ogni colore, può guidare questa rivoluzione.
Costruire controcorrente tale consapevolezza tra gli sfruttati è il nostro impegno quotidiano.