♠ in Arabia Saudita,armi,CALP,CGIL,Collettivo Autonomo dei Portuali di genova,coordinamento delle sinistre,Egitto,FILT,Genova,imperialismo,NATO,Usa,Yemen at 01:21
Il Collettivo Autonomo dei Portuali di Genova ha promosso per il giorno 17 febbraio un’azione di boicottaggio di una nave saudita che trasporta armi in Medio Oriente e probabilmente in Yemen. È un’azione che dà continuità all'iniziativa analoga intrapresa nel maggio scorso col sostegno della CGIL, che allora scioperò. Il coordinamento genovese delle sinistre di opposizione è impegnato in un sostegno attivo di questa iniziativa e nella sua massima valorizzazione. Così il coordinamento nazionale, che ha espresso il comunicato che qui pubblichiamo.
Il coordinamento nazionale delle sinistre di opposizione sostiene l'azione di boicottaggio delle navi di guerra intrapresa e proposta dal Collettivo Autonomo dei Lavoratori Portuali di Genova, in continuità con l'azione svolta lo scorso maggio. Come sosterrà ogni altra iniziativa di chiaro contrasto alla guerra che abbia la medesima ispirazione di classe.
La battaglia contro la guerra non può limitarsi alle parole, né ai confini. Sono i lavoratori e le lavoratrici che sono oggi costretti a produrre, smerciare, trasportare strumenti di morte contro altri lavoratori ed esseri umani, al solo scopo di ingrassare i profitti di grandi capitalisti, banchieri azionisti. Sono i lavoratori e le lavoratrici che possono bloccare questo traffico.
Lo Stato italiano e i suoi governi parlano di “pace” ma proteggono l'industria di guerra. Il ministero del tesoro partecipa al capitale finanziario dei colossi dell'industria militare, e promuove cartelli e fusioni con l'industria militare di altri paesi (nell'Unione Europea e fuori dell'Unione) in funzione dell'ampliamento dei mercati, della conquista di nuove aree di influenza, di una politica imperialista. Questa politica per sua natura non conosce principi e morale al di fuori del profitto. Traffica con regimi sanguinari (Arabia Saudita), con regimi militari torturatori (Egitto), e naturalmente con la grande potenza USA, prima responsabile delle politiche di guerra e di rapina.
L'attuale governo italiano non si distingue in questo dai suoi predecessori se non forse per una maggiore ipocrisia.
Il lavoratori e le lavoratrici non hanno nulla a che spartire con questa politica e il suo cinismo. A loro si chiede di produrre e smerciare morte solo per arricchire i loro padroni. A loro si chiedono turni di lavoro massacranti, rassegnazione alla precarietà, cancellazione dei diritti a vantaggio di chi li sfrutta. A loro si chiede di contribuire ad uccidere altri lavoratori e lavoratrici in terre lontane, anch'esse vittima dello stesso sistema capitalista che opprime il nostro lavoro.
L'azione intrapresa dal collettivo portuali di Genova è in rotta di collisione con tutto questo. Richiama l'interesse del lavoro contro l'interesse del capitale, al di là di ogni confine di nazione, di etnia, di religione. Offre alla rivendicazione della pace l'unico ancoraggio coerente che merita: quello di classe, quello internazionalista. Non a caso è una iniziativa che si rivolge a tutti i lavoratori. Non a caso è condivisa con i lavoratori portuali di altri paesi e con i loro sindacati.
Auspichiamo e richiediamo, quindi, alle diverse organizzazioni sindacali, a partire dalla CGIL e dal suo sindacato di categoria FILT che già lo fecero in occasione di un precedente attracco della nave Bahri Yanbu nel porto di Genova nel maggio scorso, di proclamare lo sciopero dei lavoratori del porto per il giorno in cui approdasse la nave, il cui arrivo è ad oggi previsto per il prossimo 16 febbraio.
Come coordinamento nazionale sosteniamo dunque il valore di questa azione e lavoreremo ad amplificarne il messaggio e l'esempio, all'interno di una campagna più generale contro la guerra, per il ritiro delle truppe italiane da tutte le missioni, per la rottura della Italia con la NATO, già intrapresa a partire dall'assemblea nazionale del 7 dicembre e sviluppata con la giornata nazionale di mobilitazione del 25 gennaio. Una campagna cui vogliamo dare continuità e su cui lavoreremo a raccogliere la più ampia unità d'azione con tutti i soggetti che condividono questi obiettivi.
Il coordinamento nazionale delle sinistre di opposizione sostiene l'azione di boicottaggio delle navi di guerra intrapresa e proposta dal Collettivo Autonomo dei Lavoratori Portuali di Genova, in continuità con l'azione svolta lo scorso maggio. Come sosterrà ogni altra iniziativa di chiaro contrasto alla guerra che abbia la medesima ispirazione di classe.
La battaglia contro la guerra non può limitarsi alle parole, né ai confini. Sono i lavoratori e le lavoratrici che sono oggi costretti a produrre, smerciare, trasportare strumenti di morte contro altri lavoratori ed esseri umani, al solo scopo di ingrassare i profitti di grandi capitalisti, banchieri azionisti. Sono i lavoratori e le lavoratrici che possono bloccare questo traffico.
Lo Stato italiano e i suoi governi parlano di “pace” ma proteggono l'industria di guerra. Il ministero del tesoro partecipa al capitale finanziario dei colossi dell'industria militare, e promuove cartelli e fusioni con l'industria militare di altri paesi (nell'Unione Europea e fuori dell'Unione) in funzione dell'ampliamento dei mercati, della conquista di nuove aree di influenza, di una politica imperialista. Questa politica per sua natura non conosce principi e morale al di fuori del profitto. Traffica con regimi sanguinari (Arabia Saudita), con regimi militari torturatori (Egitto), e naturalmente con la grande potenza USA, prima responsabile delle politiche di guerra e di rapina.
L'attuale governo italiano non si distingue in questo dai suoi predecessori se non forse per una maggiore ipocrisia.
Il lavoratori e le lavoratrici non hanno nulla a che spartire con questa politica e il suo cinismo. A loro si chiede di produrre e smerciare morte solo per arricchire i loro padroni. A loro si chiedono turni di lavoro massacranti, rassegnazione alla precarietà, cancellazione dei diritti a vantaggio di chi li sfrutta. A loro si chiede di contribuire ad uccidere altri lavoratori e lavoratrici in terre lontane, anch'esse vittima dello stesso sistema capitalista che opprime il nostro lavoro.
L'azione intrapresa dal collettivo portuali di Genova è in rotta di collisione con tutto questo. Richiama l'interesse del lavoro contro l'interesse del capitale, al di là di ogni confine di nazione, di etnia, di religione. Offre alla rivendicazione della pace l'unico ancoraggio coerente che merita: quello di classe, quello internazionalista. Non a caso è una iniziativa che si rivolge a tutti i lavoratori. Non a caso è condivisa con i lavoratori portuali di altri paesi e con i loro sindacati.
Auspichiamo e richiediamo, quindi, alle diverse organizzazioni sindacali, a partire dalla CGIL e dal suo sindacato di categoria FILT che già lo fecero in occasione di un precedente attracco della nave Bahri Yanbu nel porto di Genova nel maggio scorso, di proclamare lo sciopero dei lavoratori del porto per il giorno in cui approdasse la nave, il cui arrivo è ad oggi previsto per il prossimo 16 febbraio.
Come coordinamento nazionale sosteniamo dunque il valore di questa azione e lavoreremo ad amplificarne il messaggio e l'esempio, all'interno di una campagna più generale contro la guerra, per il ritiro delle truppe italiane da tutte le missioni, per la rottura della Italia con la NATO, già intrapresa a partire dall'assemblea nazionale del 7 dicembre e sviluppata con la giornata nazionale di mobilitazione del 25 gennaio. Una campagna cui vogliamo dare continuità e su cui lavoreremo a raccogliere la più ampia unità d'azione con tutti i soggetti che condividono questi obiettivi.