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Coronavirus: psicosi ed epidemia da recessione

Gennaio 2020, la Cina annuncia al mondo l’insorgenza di infezioni da una nuova specie di virus. Si tratta di una malattia respiratoria contagiosa con sintomi simili a quelli dell’influenza ma che più facilmente può sfociare in polmonite, e che presenta una mortalità più elevata soprattutto nella popolazione anziana.
Il regime cinese, memore della precedente epidemia di SARS dei primi anni 2000 e soprattutto dei danni economici subiti allora, ha preso misure draconiane, anche se probabilmente tardive, di contenimento del contagio, che si basano su un ferreo controllo degli spostamenti della popolazione colpita e più in generale su un ferreo controllo sociale, d’altra parte consono ad un regime totalitario. Instaura cioè un enorme regime di quarantena di massa che coinvolge una popolazione di almeno 60 milioni di persone.

L’annuncio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del rischio probabile di una pandemia mondiale richiama l’attenzione di tutti i sistemi di informazione di massa e di tutti i media mondiali, che titolano a caratteri cubitali sull'evenienza di una catastrofe planetaria.
Si scatenano così l’allarme e la psicosi di massa. In questi casi bisogna al contrario fare affidamento su criteri di attenzione e razionalità. La precauzione deve essere massima di fronte ad una minaccia per la salute pubblica di cui non si conoscono del tutto i contorni. Devono essere prese pertanto le misure necessarie a contenere il contagio. Ma ciò giustifica l’allarmismo e la psicosi di massa?
Oggi nel mondo i media e i siti istituzionali raccomandano la calma, ma è una goccia nel mare. Tutta l’industria informativa, dai giornali alle televisioni al web nelle mani di grandi concentrazioni capitalistiche, soffia sul fuoco della paura. Gli effetti sono drammatici: da una parte si moltiplicano comportamenti che non solo non servono a contrastare la malattia ma che addirittura possono favorire il contagio, come gli ammassi di persone presso i supermercati o i pronto soccorso; dall’altra si favoriscono episodi di discriminazione (nella fattispecie anticinese) quando non di vero e proprio razzismo.
Perché i media avrebbero l’interesse a suscitare questi fenomeni? Il motivo è che si tratta nel complesso di un’industria capitalistica che usa le informazioni per veicolare enormi profitti pubblicitari che nulla hanno a che fare con il diritto democratico dei cittadini ad essere correttamente informati. La paura indotta è un potentissimo veicolo di attenzione di massa.
Per sovrapprezzo, le forze politiche reazionarie populiste, nazionaliste e filoimperialiste, ne approfittano per aumentare lo sciovinismo nazionale e imperialista e per aumentare i consensi nei confronti di politiche razziste e securitarie.

L’allarme è giustificato? A questo proposito è necessario scomporre il problema: occorre distinguere l’allarme sanitario per la popolazione mondiale e il rischio di una nuova crisi recessiva dell’economia mondiale.
Per avere misura della prima delle evenienze, l’allarme sanitario, occorre fare debiti confronti statistici con altre malattie epidemiche e altre evenienze che hanno compromesso negli anni scorsi la salute della popolazione mondiale.
Trattandosi – quella da coronavirus – di una malattia di tipo simil-influenzale, il confronto più diretto è proprio con l’epidemia da influenza. In questo caso i centri epidemiologici mondiali stimano che la normale influenza abbia colpito dai 3 ai 5 milioni di persone in tutto il mondo causandone la morte di un numero compreso tra i 300.000 e 600.000. Il raffronto con gli 80.000 casi di contagio registrati fino ad ora di influenza da coronavirus e i circa 3000 deceduti non ha termini di paragone, anche moltiplicando per tre o quattro volte questi numeri con una stima a spanne che si estenda fino alla fine del 2020.
Eppure l’epidemia mondiale da influenza nel 2019 non si è meritata i titoli cubitali dei giornali o particolari attenzioni da parte dell’OMS.

Altre malattie stanno mietendo più vittime del coronavirus. Nel solo 2018 sono morte quasi 800.000 persone da HIV (AIDS), e questo numero non sta sensibilmente diminuendo dal 2014. È malizioso pensare che poiché la grande maggioranza delle persone che si ammalano e muoiono a causa di questa malattia vivono in Africa, in paesi poveri ed economicamente dipendenti, questa tragedia non riesca ad avere la notorietà che meriterebbe? È malizioso pensare che per questi milioni di persone, di contadini e proletari non sia conveniente assicurare una supporto sanitario troppo costoso per i profitti capitalistici e i governi loro subalterni?
In un disgraziatissima nazione del mondo, lo Yemen, dove sta avvenendo una sporca guerra voluta dal regime teocratico e ultracapitalista dell’Arabia Saudita, di cui non parla quasi nessuno, uno dei peggiori flagelli che colpisce la popolazione e soprattutto i bambini e i più giovani è il colera, che solo nella prima metà del 2019 ha fatto registrare 440.000 casi sospetti di cui 203.000 tra i minori di età inferiore ai 15 anni.

Nel frattempo tutto il sistema mediatico negli ultimi mesi ha completamente trascurato una vera catastrofe annunciata da tempo e ormai molto ravvicinata nel tempo: il cambiamento climatico.
L’intera Europa, e forse tutto l’emisfero settentrionale, sta vivendo il febbraio più caldo da quando si rilevano le temperature medie stagionali. L’inverno meteorologico non c’è stato. Nell'immediato è una catastrofe per l’ecosistema e per le coltivazioni. Tutto ciò dopo che l’estate scorsa quasi un intero continente (l’Australia) ed un intero paese (la California) sono andati letteralmente a fuoco per cause dovute anche e soprattutto al cambiamento climatico, che provoca allo stesso tempo eventi estremi, come lunghissime siccità fuori stagione e terribili alluvioni, da una parte all'altra del mondo.

La causa è nota: è l’attività umana altamente inquinante.
A tal proposito sono molto interessanti i dati raccolti nel rapporto redatto da Greenpeace “Aria tossica: il costo dei combustibili fossili”, dove si stima che ogni anno siano 4 milioni e 500 mila le morti premature dovute all’inquinamento atmosferico derivante dalla combustione di combustibili fossili, ovvero carbone, petrolio e gas, con un costo approssimato di 2900 miliardi dollari, equivalenti a più del 3% del PIL mondiale. Nella sola Italia queste cifre sono rispettivamente ogni anno 56.000 morti premature e 61 miliardi di dollari. Per inciso, se queste cifre fossero erogate per la prevenzione e le cure sanitarie a livello mondiale, l’epidemia da coronavirus probabilmente sarebbe stata estinta nel giro di pochi giorni. Poiché però in gioco ci sono proprio gli interessi del capitalismo, il suo modo di produzione e l’ordine che esso impone a tutta la società, un esercito di politici, scienziati, intellettuali ed economisti borghesi ci spiega ogni giorno che a questa catastrofe con c’è rimedio e che la dobbiamo sopportare, con buona pace delle innumerevoli vittime proletarie che essa comporta.

In conclusione, anche se il coronavirus può costituire un motivo di comprensibile allarme, non è sicuramente il più importante, tanto da giustificare di per sé tutta questa attenzione mediatica.
Perché allora tanto battage sui media mondiali? Per darne spiegazione bisogna prendere in considerazione l’altro corno del problema: l’annunciata recessione economica mondiale, a partire dalle potenze imperialiste.
Da questo punto di vista, il coronavirus è un capro espiatorio perfetto. Lo scoppio dell’epidemia e il rischio di pandemia mondiale (anche se fuori dalla Cina il numero dei contagi è relativamente molto modesto) spiega i crolli borsistici, che a loro volta spiegano il rallentamento dell’economia mondiale. La borghesia imperialista dietro la bandiera provvidenziale del virus nasconde le proprie responsabilità, e si prepara a far pagare il conto del proprio sfacelo economico al proletariato mondiale, come nel 2008.
In realtà tutti i segnali di una prossima recessione erano già evidenti alla fine del 2019, prima dello scoppio dell’epidemia. La recessione della produzione industriale in Italia, il rallentamento profondo della locomotiva tedesca, il rallentamento della stessa economia cinese, le difficoltà dei commerci mondiali acuite dalla guerra dei dazi tra USA e Cina, erano già in atto prima del coronavirus. È questo che agita i sonni dei grandi capitalisti e degli speculatori di borsa. Ma ora questi signori possono spiegarci che le misure draconiane di controllo sociale e i nuovi sacrifici per le popolazioni povere sono dovuti a una minaccia aliena ed invisibile, e non al loro malgoverno dell’economia e della ricchezza sociale prodotta dalla classe lavoratrice di tutto il mondo.
Inoltre, perché al cinismo borghese non c’è fine, la stessa industria farmaceutica ha lanciato una nuova corsa all'oro: il brevetto del vaccino anticoronavirus che frutterà incassi miliardari al primo che riuscirà a depositarlo.

Il cerchio dunque si chiude: le stesse grandi concentrazioni capitalistiche nelle cui mani è la grande maggioranza della proprietà dei media mondiali spaventano la popolazione mondiale, nascondono le proprie criminali responsabilità e lanciano nuove e micidiali forme di speculazione.
Veniamo al caso italiano, con lo scoppio dell’epidemia in Lombardia e Veneto di questi giorni. Se la situazione non fosse drammatica ci sarebbe da ridere. Fino all'altroieri il governo assicurava che l’Italia, protetta dal un sistema sanitario eccellente, non aveva virus circolante nel proprio territorio, mentre la destra soffiava sul fuoco dei pregiudizi alimentati dalla paura, per chiedere il controllo della popolazione di origine cinese, il sempreverde blocco degli sbarchi dei migranti e addirittura la chiusura di Schengen.
Dopo lo scoppio dell’epidemia, provocata da una trasmissione del virus tutta italiana, sono i lombardi e i veneti in viaggio negli altri paesi europei e addirittura nelle regioni del meridione italiano a subire le discriminazioni che Salvini e Meloni volevano imporre ai cinesi. D’altronde è giusto così: prima gli italiani!

Soprattutto, però, proprio a causa delle difficoltà nel fronteggiare la nuova epidemia, stanno emergendo tutti i problemi della sanità italiana. Carenza nei controlli, esposizione gravissima del personale sanitario al contagio, e le stesse modalità di infezione dei soggetti purtroppo deceduti mostrano le carenze di un sistema sanitario sottoposto ad una trentennale politica di tagli orizzontali in nome dell’austerità e dell’ideologia della sostenibilità economica (sostenibilità di bilancio) della sanità italiana.
Mentre tutti i governi procedevano con massicce defiscalizzazioni dei redditi da impresa, con privatizzazioni a prezzo di costo dei beni pubblici, compresi i servizi sanitari, a favore della rapina capitalista, e con massicci tagli allo stato sociale dovuto allo strangolamento del debito verso le banche usuraie, i capitalisti nostrani e i pirati delle multinazionali si dividevano annualmente dividendi miliardari. In questo contesto era inevitabile che venisse colpita la sicurezza sanitaria della popolazione italiana. Nei soli ultimi dieci anni sono venuti a mancare al Servizio Sanitario Nazionale più di 37 miliardi di euro, il che spiega l’odierna carenza drammatica di medici, di posti letto e perfino dei dispositivi di protezione individuale che sono indispensabili per evitare il contagio di medici, infermieri e operatori sanitari.
Le stesse modalità di infezione dei contagi che hanno colpito le persone purtroppo decedute (in quattro casi su sette si trattava di persone già ricoverate per gravi problemi di salute) testimoniano che si tratta di infezioni intraospedaliere dovute alle carenze igieniche e di sterilità negli ospedali e nei centri di ricovero. Basti dire che in Italia muoiono ogni anno oltre 10.000 persone a causa delle infezioni intraospedaliere. Tantissime altre devono prolungare con sofferenza il proprio ricovero o addirittura restare menomate tutta la vita.

E allora bisogna dire basta! Altro che allarme coronavirus. Il vero flagello per gli italiani e la popolazione povera del mondo, la maggioranza, è il profitto capitalistico. In nome di questo i capitalisti vogliono far pagare la crisi che hanno causato alla popolazione lavoratrice, che produce invece tutta la ricchezza sociale; proprio come la fecero pagare nel 2008.
La classe lavoratrice si deve mobilitare (altro che proibizione degli scioperi fino al 31 marzo!) perché siano cacciati gli imbroglioni del governo così come siano sconfitti gli impostori della destra populista reazionaria, come Salvini, Meloni e Berlusconi, con il loro carico di egoismo nazionalista e razzismo.
Il saldo della crisi questa volta lo devono pagare i padroni e i loro servi al potere, e non le lavoratrici e i lavoratori, gli unici che, assumendo il governo della società, possono risolvere la catastrofe sociale, sanitaria ed ecologica prodotte dal capitalismo.

Rivendichiamo:

- esame clinico e di laboratorio di tutte le persone, le lavoratrici, i lavoratori e il personale medico a rischio di contagio;
- approntamento di nuovi presidi sanitari diffusi capillarmente sul territorio;
- assunzione massiccia di nuovo personale medico, paramedico e amministrativo in campo sanitario;
- investimento straordinario e concentrato nella ricerca pubblica, scientifica e sanitaria;
- requisizione di tutte le strutture sanitarie private per la gestione di questa ed altre emergenze di carattere sanitario;
- completa gratuità delle cure (abolizione di ogni ticket);
- piena copertura salariale dei lavoratori costretti a casa per malattia o per altre misure igienico-sanitarie, a totale carico dei datori di lavoro e non dell’erario pubblico;
- abolizioni delle detrazioni salariali per assenza a causa di malattia;
- abolizione delle visite fiscali nel corso delle emergenze epidemiche;
- istituzione di una patrimoniale straordinaria sulle grandi ricchezze e massiccio aumento fiscale sulle rendite e sulle speculazioni di borsa per finanziare le misure di emergenza sanitaria;
- nazionalizzazione dell’industria farmaceutica, senza indennizzo e sotto il controllo delle lavoratrici e dei lavoratori.
Partito Comunista dei LavoratorI