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Meloni d'Arabia

 


L'imperialismo italiano in manovra

L'imperialismo italiano è in manovra. Il recente viaggio a Riad di Giorgia Meloni può essere visto da angolazioni diverse, ma complementari.
Un aspetto riguarda le relazioni italiane con l'imperialismo USA, e in particolare con la sua nuova amministrazione. Dopo il crollo del regime di Assad, la sostanziale sconfitta di Hezbollah in Libano, il netto ridimensionamento del peso dell'Iran in Medio Oriente, Donald Trump punta a rilanciare gli accordi di Abramo tra lo stato sionista e le potenze del Golfo. Lo fa nel suo proprio interesse. Per concentrare le forze contro l'imperialismo cinese sui mari del Pacifico, Trump ha bisogno di lasciarsi alle spalle un equilibrio stabile in Medio Oriente, naturalmente sulla pelle dei palestinesi. Il coinvolgimento dell'Arabia Saudita è fondamentale per l'operazione. L'Italia si candida al ruolo di mediatrice attiva del progetto, anche al fine di lustrare la propria credibilità presso gli USA.

Ma chi vede solamente questo aspetto rimuove l'altra faccia della medaglia. L'Italia non è a Riad “per conto degli USA”, ma innanzitutto per il proprio interesse imperialista. I paesi del Consiglio del Golfo (Arabia Saudita, Barhein, Emirati, Kuwait, Qatar e Oman) hanno sviluppato una forte proiezione in Africa: tra il 2012 e il 2022 una massa di investimenti pari a 100 miliardi di dollari, prevalentemente nel settore minerario e in infrastrutture (porti, scali aereo portuali, ferrovie): la sola Arabia Saudita annuncia programmi di investimento di 41 miliardi nel prossimo decennio. L'Italia vede nell'Africa la propria proiezione naturale, secondo la dottrina del “Mediterraneo allargato” (...molto allargato), a scapito dell'area di influenza francese, ormai in declino. Da qui l'idea di una “partnership strategica” tra Roma e Riad. Una convergenza di interessi.

Due degli accordi siglati da Meloni in Arabia Saudita riguardano l'intesa tra l'italiana SACE, il gruppo energetico saudita ACWA Power, e la Banca Araba per lo Sviluppo Economico in Africa. La SACE (grande gruppo assicurativo, partecipato dal Tesoro) offre copertura agli investimenti congiunti, e ottiene in cambio laute contropartite per le imprese italiane. Non solo in Africa ma anche nella regione araba. Leonardo offre ai sauditi nuovi sistemi di combattimento aereo e l'ingresso nel progetto di caccia militare d'avanguardia condiviso con Gran Bretagna e Giappone. Fincantieri, già impegnata a costruire la flotta militare del Qatar, entra nel business dei servizi logistici per navi militari saudite. Snam incassa l'accordo per trasportare in Europa idrogeno verde, di cui Riad è il principale produttore mondiale. Pirelli – già partecipata dal Fondo sovrano saudita – ottiene l'apertura di nuovi stabilimenti nel paese..

Il volume d'affari si estende all'esportazione italiana in fatto di macchinari, apparecchiature elettriche, prodotti alimentari, articoli di moda, coinvolgendo più di venti grandi imprese tricolori, mentre calano del 31% le importazioni italiane da Riad.
Un accordo vantaggioso per Roma, stimato in più di 10 miliardi di euro. La IV edizione dell'Arab Italian Business Forum organizzato a Roma dalla Camera di Commercio Italo-Araba plaude entusiasta all'intesa. Con un risvolto importante nella UE: il governo Meloni vuole presentarsi a Bruxelles come avamposto obbligato delle relazioni europee con i paesi arabi e col continente africano. Anche qui scavalcando la Francia.

Il cosiddetto Piano Mattei non è solo propaganda. Nella nuova giungla delle contese imperialiste, l'imperialismo italiano ricerca il proprio posto al sole. Con grandi difficoltà, ma anche una determinazione nuova. In ogni caso, col pieno appoggio del grande capitale di casa nostra.

Certo la disinvoltura non manca alla Presidente del Consiglio: per anni aveva denunciato, dall'opposizione (non senza retorica islamofoba) quel Bin Salman con cui oggi negozia. Ma la contestazione di incoerenza rivolta a Meloni da parte del centrosinistra fa sorridere gli uomini d'affari. Tutti i governi italiani, tutti i partiti borghesi, hanno trafficato negli anni col Regno sanguinario e misogino di Riad .Tutti hanno votato a favore della spedizione navale in Golfo Persico, al fianco di Israele e contro gli houthi. Tutti hanno armato lo stato sionista e coperto la sua barbarie in Palestina. Meloni si muove nel solco tracciato, con una marcia in più. “Io porto risultati”, ha replicato. I capitalisti italiani ringraziano.

Partito Comunista dei Lavoratori