Testo del volantino nazionale PCL che verrà distribuito il primo maggio
Il Primo Maggio simbolo dell'unità di classe internazionale dei lavoratori contro lo sfruttamento del capitale.
Il Primo Maggio 2015 esordio dell' EXPO a Milano, simbolo di sfruttamento, speculazione, profitto.
Questa sovrapposizione di date dà un carattere particolare a questo Primo Maggio a Milano.
EXPO: PROPAGANDA CAPITALISTA E SFRUTTAMENTO OPERAIO
La cassa propagandistica dell'Expo esalta il capitalismo come fattore di progresso contro la fame nel mondo. Mai la propaganda fu più ipocrita. La fame si aggrava in Africa e in India, per via dell'accaparramento delle terre per la produzione dei biocombustibili, del saccheggio delle risorse, dell'impatto dei cambiamenti climatici indotti dall'industrializzazione capitalista, dello spopolamento e impoverimento delle campagne. Mentre la corsa all'abbattimento dei costi da parte dell'industria alimentare, in reazione alla caduta del saggio di profitto, peggiora la qualità dei cibi (e moltiplica le frodi alimentari) nelle stesse metropoli del capitalismo. La vetrina dell'Expo serve anche a nascondere tutto questo.
Non solo. L'Expo di Milano in quanto tale è stato ed è un autentico manifesto della cinica legge del profitto. Da ogni versante. Cementificazioni selvagge, con danni permanenti al territorio, per ingrassare la rendita fondiaria ( Fiera Milano). Moltiplicazione dei costi delle infrastrutture, per incassare risorse pubbliche, con l'inevitabile contorno di mazzette e infiltrazioni mafiose. Ma soprattutto super sfruttamento dei lavoratori coinvolti, connesso agli appalti al massimo ribasso: turni di lavoro massacranti, lavoro precario, lavoro nero, negazione dei diritti più elementari in fatto di sicurezza sul lavoro, per generosa concessione delle burocrazie sindacali. Infine la vergogna di migliaia di giovani “volontari” indotti a lavorare gratis in cambio di una menzione nel curriculum, per non assumere i lavoratori precari del Comune. Mentre la giunta Pisapia, acclamata nel 2011 da tutte le sinistre ( SEL e PRC in testa, ma non solo) ha tagliato oltre 50 milioni di servizi sociali per destinarli al finanziamento di questa fiera dello sfruttamento. Altro che “primavera arancione”!
Non è finita. Sull'Expo monta la fanfara propagandistica del governo Renzi. L'aspirante Bonaparte vuole appuntarsi sul petto la medaglia dell'Expo agli occhi del grande capitale, italiano e mondiale. Per questo chiede “ordine e disciplina”. La pretesa di un regime speciale di ordine pubblico nei mesi dell'Expo ( e del Giubileo) con l'imposizione del divieto di sciopero nel settore trasporti è indicativa: lo stesso governo che ha distrutto l'articolo 18 per i nuovi assunti fa leva sull'Expo per sperimentare una ulteriore restrizione di altri diritti democratici fondamentali. Nel mentre promuove una riforma elettorale e istituzionale che mira a concentrare nelle mani del Capo tutte le leve fondamentali del potere.
UNIRE IL FRONTE DI CLASSE, PER UNA SVOLTA UNITARIA E RADICALE
Se questo è il quadro generale diventa chiaro il compito di tutte le avanguardie di classe in questo primo Maggio a Milano. Non si tratta di limitarsi a celebrare un contro evento sul terreno mediatico. Si tratta di fare del primo Maggio una giornata di preparazione e ricostruzione dell'opposizione di classe al governo Renzi e al capitale finanziario, nella prospettiva di un'alternativa di classe .
Al fronte unico del capitale e dei suoi partiti va contrapposto il fronte unico dei lavoratori e di tutte le loro organizzazioni. All'aggressione radicale del capitale contro il lavoro, va contrapposta una radicalità di classe uguale e contraria . L'esperienza di questi anni di crisi ha mostrato il completo
fallimento della gestione riformista dello scontro sociale. Lo scontro sul Job Act è stato esemplare. Da un lato la massima determinazione a vincere. Dall'altro (Camusso, Landini) il balbettio di atti rituali, senza piattaforma di lotta e prospettiva. Così non si può andare avanti. Nè si può replicare con logiche autocentrate e minoritarie, in ordine sparso, di pura dissociazione dagli apparati. Occorre ricomporre un vero fronte di massa; definire una piattaforma unificante di rivendicazioni di classe, a partire dalla richiesta della riduzione generale dell'orario di lavoro a parità di paga, per ripartire fra tutti il lavoro esistente; avviare su questa piattaforma una mobilitazione generale vera, continuativa, accompagnata da una svolta radicale delle forme di lotta ( occupazione delle aziende che licenziano, cassa di resistenza). Una grande assemblea nazionale di delegati eletti nei luoghi di lavoro potrebbe varare questa svolta unitaria e radicale di lotta del movimento operaio.
Dare battaglia su questa proposta di svolta in ogni luogo di lavoro, in ogni sindacato classista, è compito di tutte le avanguardie di classe ovunque collocate, al di là di ogni divisione di sigla e di organizzazione.
COSTRUIRE IL PARTITO DELLA RIVOLUZIONE: IN ITALIA, IN EUROPA, NEL MONDO
Ma congiuntamente si pone il nodo politico. Non c'è ricomposizione di un'altra direzione di marcia del movimento operaio e sindacale senza la costruzione di un'altra sinistra politica. La vecchia sinistra ha fatto bancarotta. La sinistra cosiddetta “radicale”, quella che si è genuflessa ai Prodi e ai Pisapia, quella che ha scambiato le ragioni del lavoro con ministeri e assessorati, si è suicidata con le proprie mani. Larga parte dell'avanzata populista tra le stesse fila dei lavoratori ( renzismo, grillismo, salvinismo) ha capitalizzato lo spazio liberato dalla disfatta della sinistra. Va allora costruita una sinistra rivoluzionaria. Non una sinistra di Landini, all'ennesima ricerca del “compromesso onorevole” col capitale. Non una sinistra puramente antagonista, di sola contrapposizione al padrone e allo Stato. Ma una sinistra che coniughi l'antagonismo radicale ai padroni e alla Stato con la prospettiva di un'alternativa di società e di potere. Una sinistra che in ogni lotta lavori a sviluppare la coscienza politica dei lavoratori verso la comprensione della rivoluzione sociale come unica via di liberazione. Una sinistra che proprio per questo non si limiti al terreno sindacale e agisca ovunque in una logica di massa. Una sinistra che ponga apertamente la prospettiva del governo dei lavoratori come l'unica reale alternativa.
Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), l'unico che si contrappose ai Prodi e ai Pisapia, è impegnato quotidianamente nella costruzione del partito di classe e anticapitalista dei lavoratori.
L'esigenza di un'altra direzione del movimento operaio e degli sfruttati si pone non solo in Italia. Si pone in Europa, a fronte del fallimento di ogni ricerca di compromesso riformatore col capitale e con la UE (Syriza). Si pone sul piano mondiale, a fronte della capitolazione sciovinista alla “propria borghesia”; di un mercato internazionale della forza lavoro che mette gli operai delle più diverse latitudini in concorrenza spietata tra loro; di migrazioni bibliche e disperate di masse umane in fuga dalla guerra e dalla fame. Unire tutto ciò che il capitale divide, in Italia, in Europa, nel mondo, per un altro ordine sociale sul pianeta: questo è il compito di un partito internazionale della classe per cui lavorare in ogni paese. Questo è il progetto del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, di cui il PCL è sezione italiana.
Il Primo Maggio 2015 esordio dell' EXPO a Milano, simbolo di sfruttamento, speculazione, profitto.
Questa sovrapposizione di date dà un carattere particolare a questo Primo Maggio a Milano.
EXPO: PROPAGANDA CAPITALISTA E SFRUTTAMENTO OPERAIO
La cassa propagandistica dell'Expo esalta il capitalismo come fattore di progresso contro la fame nel mondo. Mai la propaganda fu più ipocrita. La fame si aggrava in Africa e in India, per via dell'accaparramento delle terre per la produzione dei biocombustibili, del saccheggio delle risorse, dell'impatto dei cambiamenti climatici indotti dall'industrializzazione capitalista, dello spopolamento e impoverimento delle campagne. Mentre la corsa all'abbattimento dei costi da parte dell'industria alimentare, in reazione alla caduta del saggio di profitto, peggiora la qualità dei cibi (e moltiplica le frodi alimentari) nelle stesse metropoli del capitalismo. La vetrina dell'Expo serve anche a nascondere tutto questo.
Non solo. L'Expo di Milano in quanto tale è stato ed è un autentico manifesto della cinica legge del profitto. Da ogni versante. Cementificazioni selvagge, con danni permanenti al territorio, per ingrassare la rendita fondiaria ( Fiera Milano). Moltiplicazione dei costi delle infrastrutture, per incassare risorse pubbliche, con l'inevitabile contorno di mazzette e infiltrazioni mafiose. Ma soprattutto super sfruttamento dei lavoratori coinvolti, connesso agli appalti al massimo ribasso: turni di lavoro massacranti, lavoro precario, lavoro nero, negazione dei diritti più elementari in fatto di sicurezza sul lavoro, per generosa concessione delle burocrazie sindacali. Infine la vergogna di migliaia di giovani “volontari” indotti a lavorare gratis in cambio di una menzione nel curriculum, per non assumere i lavoratori precari del Comune. Mentre la giunta Pisapia, acclamata nel 2011 da tutte le sinistre ( SEL e PRC in testa, ma non solo) ha tagliato oltre 50 milioni di servizi sociali per destinarli al finanziamento di questa fiera dello sfruttamento. Altro che “primavera arancione”!
Non è finita. Sull'Expo monta la fanfara propagandistica del governo Renzi. L'aspirante Bonaparte vuole appuntarsi sul petto la medaglia dell'Expo agli occhi del grande capitale, italiano e mondiale. Per questo chiede “ordine e disciplina”. La pretesa di un regime speciale di ordine pubblico nei mesi dell'Expo ( e del Giubileo) con l'imposizione del divieto di sciopero nel settore trasporti è indicativa: lo stesso governo che ha distrutto l'articolo 18 per i nuovi assunti fa leva sull'Expo per sperimentare una ulteriore restrizione di altri diritti democratici fondamentali. Nel mentre promuove una riforma elettorale e istituzionale che mira a concentrare nelle mani del Capo tutte le leve fondamentali del potere.
UNIRE IL FRONTE DI CLASSE, PER UNA SVOLTA UNITARIA E RADICALE
Se questo è il quadro generale diventa chiaro il compito di tutte le avanguardie di classe in questo primo Maggio a Milano. Non si tratta di limitarsi a celebrare un contro evento sul terreno mediatico. Si tratta di fare del primo Maggio una giornata di preparazione e ricostruzione dell'opposizione di classe al governo Renzi e al capitale finanziario, nella prospettiva di un'alternativa di classe .
Al fronte unico del capitale e dei suoi partiti va contrapposto il fronte unico dei lavoratori e di tutte le loro organizzazioni. All'aggressione radicale del capitale contro il lavoro, va contrapposta una radicalità di classe uguale e contraria . L'esperienza di questi anni di crisi ha mostrato il completo
fallimento della gestione riformista dello scontro sociale. Lo scontro sul Job Act è stato esemplare. Da un lato la massima determinazione a vincere. Dall'altro (Camusso, Landini) il balbettio di atti rituali, senza piattaforma di lotta e prospettiva. Così non si può andare avanti. Nè si può replicare con logiche autocentrate e minoritarie, in ordine sparso, di pura dissociazione dagli apparati. Occorre ricomporre un vero fronte di massa; definire una piattaforma unificante di rivendicazioni di classe, a partire dalla richiesta della riduzione generale dell'orario di lavoro a parità di paga, per ripartire fra tutti il lavoro esistente; avviare su questa piattaforma una mobilitazione generale vera, continuativa, accompagnata da una svolta radicale delle forme di lotta ( occupazione delle aziende che licenziano, cassa di resistenza). Una grande assemblea nazionale di delegati eletti nei luoghi di lavoro potrebbe varare questa svolta unitaria e radicale di lotta del movimento operaio.
Dare battaglia su questa proposta di svolta in ogni luogo di lavoro, in ogni sindacato classista, è compito di tutte le avanguardie di classe ovunque collocate, al di là di ogni divisione di sigla e di organizzazione.
COSTRUIRE IL PARTITO DELLA RIVOLUZIONE: IN ITALIA, IN EUROPA, NEL MONDO
Ma congiuntamente si pone il nodo politico. Non c'è ricomposizione di un'altra direzione di marcia del movimento operaio e sindacale senza la costruzione di un'altra sinistra politica. La vecchia sinistra ha fatto bancarotta. La sinistra cosiddetta “radicale”, quella che si è genuflessa ai Prodi e ai Pisapia, quella che ha scambiato le ragioni del lavoro con ministeri e assessorati, si è suicidata con le proprie mani. Larga parte dell'avanzata populista tra le stesse fila dei lavoratori ( renzismo, grillismo, salvinismo) ha capitalizzato lo spazio liberato dalla disfatta della sinistra. Va allora costruita una sinistra rivoluzionaria. Non una sinistra di Landini, all'ennesima ricerca del “compromesso onorevole” col capitale. Non una sinistra puramente antagonista, di sola contrapposizione al padrone e allo Stato. Ma una sinistra che coniughi l'antagonismo radicale ai padroni e alla Stato con la prospettiva di un'alternativa di società e di potere. Una sinistra che in ogni lotta lavori a sviluppare la coscienza politica dei lavoratori verso la comprensione della rivoluzione sociale come unica via di liberazione. Una sinistra che proprio per questo non si limiti al terreno sindacale e agisca ovunque in una logica di massa. Una sinistra che ponga apertamente la prospettiva del governo dei lavoratori come l'unica reale alternativa.
Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), l'unico che si contrappose ai Prodi e ai Pisapia, è impegnato quotidianamente nella costruzione del partito di classe e anticapitalista dei lavoratori.
L'esigenza di un'altra direzione del movimento operaio e degli sfruttati si pone non solo in Italia. Si pone in Europa, a fronte del fallimento di ogni ricerca di compromesso riformatore col capitale e con la UE (Syriza). Si pone sul piano mondiale, a fronte della capitolazione sciovinista alla “propria borghesia”; di un mercato internazionale della forza lavoro che mette gli operai delle più diverse latitudini in concorrenza spietata tra loro; di migrazioni bibliche e disperate di masse umane in fuga dalla guerra e dalla fame. Unire tutto ciò che il capitale divide, in Italia, in Europa, nel mondo, per un altro ordine sociale sul pianeta: questo è il compito di un partito internazionale della classe per cui lavorare in ogni paese. Questo è il progetto del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, di cui il PCL è sezione italiana.