♠ in Black Lives Matter,capitalismo,Floyd,I can't breathe,Mumia Abu-Jamal,razzismo,repressione,rivolta,Socialist Resurgence,Trump,Usa at 01:38
Il seguente commento del prigioniero politico Mumia Abu-Jamal, "Non riesco a respirare, parte seconda", è stato registrato da Prison Radio il 30 maggio.
La battaglia furiosa per ottenere giustizia per il defunto Eric Garner (1) ha richiesto anni, lunghi difficili anni. Ma la sua famiglia e i suoi amici si trovano davanti alla misera elemosina concessa con la decisione tardiva di licenziare il poliziotto che lo ha ucciso soffocandolo. Senza incriminazioni, aggiungerei. Il nome Eric Garner è il nome della condizione in cui si trova l'America nera da decenni, da secoli; la condizione di chi riesce a malapena a respirare aria libera.
Il cellulare che ha registrato l'uccisione di George Floyd nelle strade di Minneapolis, in Minnesota, da parte di un poliziotto muscoloso che gli ha messo il ginocchio sul collo, ci ha fatto sentire un'inquietante eco delle ultime parole di Garner, che riecheggiano da cinque anni. «Non riesco a respirare». Floyd, con il suo respiro interrotto, piange per la persona che gli ha dato la vita, sua madre. In pochi minuti Floyd se n'è andato.
Eric Garner venne avvicinato da una squadra di polizia dopo che un commerciante si era lamentato del fatto che egli stava vendendo merce sfusa e sigarette. George Floyd è stato avvicinato da alcuni poliziotti dopo che un commerciante ha affermato di aver ricevuto una banconota da 20 dollari falsa. Rifletteteci. Due uomini, due padri, soffocati a morte per lamentele di commercianti su sigarette sfuse e su 20 dollari probabilmente falsi. Questa è l'attestazione di quanto in una società capitalista la merce sia più importante della vita dei neri.
George Floyd si è aggiunto a una comunità alla quale non si sarebbe mai voluto aggiungere, e forse non si sarebbe mai aspettato di aggiungersi. È l'appello dei morti causati dallo Stato e dall'onnipervasivo sistema di repressione.
Le vite dei neri importano? Non ancora.
(1) Morto il 17 luglio 2014 a New York. Anche lui, come George Floyd, nero. Anche lui, come George Floyd, strangolato. Anche lui, come George Floyd, dicendo "I can't breathe" (Non riesco a respirare).
da Socialist Resurgence
La battaglia furiosa per ottenere giustizia per il defunto Eric Garner (1) ha richiesto anni, lunghi difficili anni. Ma la sua famiglia e i suoi amici si trovano davanti alla misera elemosina concessa con la decisione tardiva di licenziare il poliziotto che lo ha ucciso soffocandolo. Senza incriminazioni, aggiungerei. Il nome Eric Garner è il nome della condizione in cui si trova l'America nera da decenni, da secoli; la condizione di chi riesce a malapena a respirare aria libera.
Il cellulare che ha registrato l'uccisione di George Floyd nelle strade di Minneapolis, in Minnesota, da parte di un poliziotto muscoloso che gli ha messo il ginocchio sul collo, ci ha fatto sentire un'inquietante eco delle ultime parole di Garner, che riecheggiano da cinque anni. «Non riesco a respirare». Floyd, con il suo respiro interrotto, piange per la persona che gli ha dato la vita, sua madre. In pochi minuti Floyd se n'è andato.
Eric Garner venne avvicinato da una squadra di polizia dopo che un commerciante si era lamentato del fatto che egli stava vendendo merce sfusa e sigarette. George Floyd è stato avvicinato da alcuni poliziotti dopo che un commerciante ha affermato di aver ricevuto una banconota da 20 dollari falsa. Rifletteteci. Due uomini, due padri, soffocati a morte per lamentele di commercianti su sigarette sfuse e su 20 dollari probabilmente falsi. Questa è l'attestazione di quanto in una società capitalista la merce sia più importante della vita dei neri.
George Floyd si è aggiunto a una comunità alla quale non si sarebbe mai voluto aggiungere, e forse non si sarebbe mai aspettato di aggiungersi. È l'appello dei morti causati dallo Stato e dall'onnipervasivo sistema di repressione.
Le vite dei neri importano? Non ancora.
(1) Morto il 17 luglio 2014 a New York. Anche lui, come George Floyd, nero. Anche lui, come George Floyd, strangolato. Anche lui, come George Floyd, dicendo "I can't breathe" (Non riesco a respirare).
da Socialist Resurgence