♠ in astensione,Brini,Burioni,cassa integrazione,Comitato Centrale,Como,FCA,Federmeccanica,FIOM,IPCA,Landini,Le giornate di marzo,licenziamenti,piattaforma,Re David,Riconquistiamo tutto,SCR at 23:56
Contro la risoluzione finale del CC FIOM, contro l'astensione delle opposizioni
Il 15 luglio si è rifatto vivo, in carne e ossa, il Comitato Centrale (CC) della FIOM. Fosse stato solo per il CC rituale della maggioranza, si poteva tranquillamente rimandarlo sine die, tanto è prevedibile. Ma il 15 luglio il CC era straordinario per un altro motivo, andava in scena la "prima" di quel che resta di "Riconquistiamo Tutto - Il sindacato è un'altra cosa", e della nuova opposizione di Sinistra Classe Rivoluzione, “I giardini di Marzo” , ops… pardon: "Le giornate di Marzo".
Ebbene, con ben due opposizioni rivoluzionarie, sapete com’è finita? Con tre astenuti e nessun contrario. Astenuta la compagna Como per "Riconquistiamo Tutto", astenuto il compagno Brini per "Le giornate di Marzo". Temiamo grasse risate di Re David. Come direbbe quel tale, la situazione sarebbe tragica se solo ci fosse un'opposizione seria.
Due settimane fa eran volati gli stracci per lo strappo di SCR da RT. Alla proposta, della nuova opposizione alla vecchia, di fronte unico a sinistra, la portavoce di RT aveva mandato a stendere SCR e detto perentoriamente: "guardiamo avanti!" Ebbene com’è finita? Col fronte unico di SCR rifiutato da sinistra e regalato al centro da RT! Invece di dimostrare subito quale delle due opposizioni fosse la vera sinistra, la maggioranza ha potuto godersi lo spettacolo unico di un CC FIOM in cui la sinistra è sparita, sostituita da due opposizioni che insieme, al momento, valgono meno di mezza.
Il fatto è che, dovunque la si giri, non si capisce il motivo di una simile astensione. O meglio, SCR, un anno fa, col voto favorevole alla piattaforma dei metalmeccanici, avendo intravisto chissà quale spostamento a sinistra della burocrazia, con l'astensione non ha fatto altro che andare dietro alla sua logica. Ma RT? Che motivi poteva avere RT per astenersi?
Ancora si discute sull’astensione di RT sulla piattaforma. Errore, torto? Ognuno si dia la risposta che crede. Quel che è certo è che almeno lì, una rottura con la vecchia impostazione dell’indice IPCA c’era. Ma qua? Che rottura ha proposto il documento conclusivo del CC FIOM?
Re David nel dispositivo finale ha spiegato che aprile e maggio hanno raggiunto ognuno 800/900 milioni di ore di cassa integrazione. L'intero anno 2009 oltre 900. In pratica quel che le crisi del ’29 e del 2009 hanno fatto in due anni, il Covid ha fatto in due mesi.
La pandemia da Covid ha causato il crollo dell’11.5% del Pil del sistema produttivo dei capitalisti, ma Re David, come prima della pandemia, continua ad essere sicura che sia “il nostro”.
Il sistema è talmente nostro che in due mesi di pandemia ha messo 5 milioni di lavoratori in cassa integrazione "a zero ore" con una perdita complessiva di quasi 1000 euro per ognuno di loro. In pratica, stipendio poco più che dimezzato per cinque milioni di lavoratori. Se il sistema non fosse stato "il nostro", di cassa integrati quanti ne avremmo avuti, signora Re David? Dieci milioni?
Se questo è il male, la ricetta è più cassa integrazione, cioè più stipendi dimezzati; rialzo dei massimale, per sopperire parzialmente alla prima richiesta a perdere; continuità del blocco dei licenziamenti, ossia continuità al massacro di precari (e non solo), non considerati licenziati solo perché di fatto mai assunti; riduzione "bastarda" degli orari, vale a dire misto di lavoro produttivo e qualche ora al giorno di pausa retribuita sotto forma di "sermone-formazione". E se già i padroni vogliono pagarci il meno possibile quando lavoriamo, solo la burocrazia sindacale può credere di convincerli a regalarci due ore retribuite solo per sentire fesserie formative.
Il tutto nel solito quadro del sindacato consigliere pratico dei padroni. La FIOM, per difendere i lavoratori, si erge a sindacato imprenditore, quello che vuol spiegare al capitale come fare il capitalismo. Per cui, al capitalismo che per sua natura è anarchico e individualista si spiega quanto sarebbe utile per lui una «visione d'insieme», vagamente pianificata, per uscire dalla crisi. Un consiglio così utile che non solo non si capisce come mai ai padroni entri da un orecchio ed esca dall'altro, ma anche se per miracolo l'ascoltassero, per noi cambierebbe poco e niente, visto che il capitalismo, in qualsiasi versione si presenti – da quella reale di "cane mangia cane", a quella idealistica "per il bene di tutti" della burocrazia sindacale – sempre capitalismo resta, e quindi funziona sempre nell'interesse di una classe sola, la loro, la classe dei cani sfruttatori che se ne infischiano degli sfruttati e dei consigli non richiesti di una burocrazia sindacale subalterna.
Scopo del sindacato-imprenditore è l'imprescindibile "tavolo negoziale" col governo. È al governo che sono indirizzate tutti questi cahiers de doléances, ai quali si aggiunge la postilla funebre sul rinnovo del Contratto Nazionale, già cestinato da Federmeccanica prima del Covid.
Al governo si chiede di far da regia a tutto questo. E per questo, cioè per ottenere un tavolo, si è pronti con FIM e UILM a mobilitare i lavoratori nell'interesse esclusivo della burocrazia sindacale. Sempre che il governo dia l'ok. Perché la mobilitazione vera fa così tanta paura che pure a quella totalmente finta con FIM e UILM è bene mettere un freno, in questo caso il rispetto giudizioso verso i protocolli sicurezza del governo, ossia le misure anti-sciopero e anti-assemblea di Conte.
L'esatto opposto di quel che han fatto a marzo i lavoratori, quando hanno scioperato infischiandosene di leggi e cavilli burocratici che governi e burocrazie sindacali hanno frapposto alla loro mobilitazione.
Null'altro contiene il testo conclusivo del CC FIOM. Eppure, questo esempio perfetto del nulla è bastato alla compagna Como per astenersi, par di capire per la semplice proroga, per lo più formale, come abbiamo visto, del blocco dei licenziamenti. "Serve molto di più" è la sua conclusione, "la mobilitazione simbolica" (leggi finta) "non basta".
Abbiamo visto male? Siamo troppo critici? Per fortuna di opposizioni ce ne sono ben due. Sentiamo quindi Brini, magari lui sa spiegarci le sacrosante ragioni dell'astensione.
Per Brini, neopaladino delle giornate di marzo, in quei giorni i padroni han fatto quello che han voluto. Più della metà delle aziende è rimasta aperta. FCA ha ottenuto l'avallo di FIOM e CGIL a 6,5 miliardi di soldi pubblici in cambio della cogestione delle perdite che il padronato manco ha concesso. Di buono c'è solo la richiesta di aumento di ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti. E tuttavia anche queste "bontà" sono per Brini dei palliativi. Proprio per questo serve, a suo dire, cambiare radicalmente la linea. E così è avvenuto. Siccome il documento finale del CC esprime in tutto e per tutto la continuità con la linea fallimentare e subalterna a Confindustria e governo che la FIOM e la CGIL hanno fin qui mantenuto, Paolo Brini cambia la sua e passa dall'appoggio sperticato alla piattaforma metalmeccanica all'astensione per dei palliativi.
Noi pensiamo che non solo non c'erano motivi per astenersi, ma ce ne erano tutti ma proprio tutti per votare contro. Pensiamo che, unendo Como a Brini, non servano più palliativi, perché il problema non è più o meno di ciò che non serve a niente.
Il problema è di metodo. Un sindacato che guarda solo al governo cui tiene la mano è destinato a raccogliere mosche, anche con le migliori intenzioni (che nel CC, comunque, non si sono viste).
Bisogna puntare tutto sui lavoratori, sulla loro mobilitazione e sulla loro responsabilizzazione, non sul loro controllo offerto a governo e Confindustria per avere un tavolo negoziale.
Una mobilitazione vera, vale a dire come minimo per aumenti salariali consistenti, riduzioni d'orario da 40 a 30 ore e rientro di FCA nel contratto, non passa certo da una innocua passerella programmata non prima di settembre, se va bene, con FIM e UILM. Il contratto è scaduto da sette mesi, e il fatto che FIOM, FILM e UILM appendano sulle bacheche delle fabbriche volantini per la sua "ultrattività" inventandosi di sana pianta che le aziende debbano erogare 200 euro di welfare anche per l'anno 2020 (quando da contratto scaduto sono previste solo per gli anni 2017-'18-'19) dimostra che nel loro profondo hanno già accettato, per quest'anno, di sostituire un improbabile, vero rinnovo con l'ultrattività immaginaria delle elemosine in forma di welfare di Federmeccanica, sperando che il buon cuore della controparte accetti di darglieli. Speranza vana, perché nella maggior parte delle fabbriche i 200 euro di presunta ultrattività del welfare nessuno li ha visti. E dove si sono visti, si son visti appunto per il buon cuore del padrone, non certo per l'ultrattività del contratto scaduto.
Dopo quasi un anno dalla scadenza, non si possono più aspettare FIM e UILM. Se si vuole un nuovo contratto decente, bisogna rompere coi docili cagnolini di Federmeccanica. Tanto più che la storia recente parla chiaro: un sindacato rosso per i daltonici e due gialli anche per i ciechi si mobilitano solo per far fallire i lavoratori, come dimostra il peggior contratto nazionale della storia, quello appena scaduto, che ottenne due euro di aumenti nei primi due anni con oltre 24 ore di sciopero finto. Non capiamo come si possa salutare come positiva la replica dello sceneggiato.
I 10 euro di aumento di giugno per l'ultrattività del contratto scaduto, inoltre, dimostrano che per quest'anno la FIOM ha già rotto con la "rottura" dell'indice IPCA inserito in piattaforma, ed è tornata all'ovile. Di rottura, se mai, se ne parlerà nel 2021, con buona pace di Brini, che votando a favore nel 2019 dimostra che la neonata opposizione, sedicente "giornate di marzo", è nata prematuramente in letargo. E a sentire Brini, ancora fermo alla richiesta cestinata dell'8% di aumento, la dormita continuerà della grossa per un altro po'.
Per svegliare la FIOM serve anzitutto un'opposizione che prenda atto della realtà senza farsi abbindolare dalle chiacchiere.
Le giornate di marzo, nonostante la generosità della classe operaia, si sono concluse con una sconfitta, grazie alla complicità della CGIL e di Landini che le hanno usate per aprirsi un varco al tavolo con Conte, senza ottenere altro che briciole per i lavoratori.
La sconfitta è doppia per i metalmeccanici. Non solo perché la FIOM non ha detto "beh" mentre Landini svendeva la mobilitazione degli operai, ma anche perché Re David e il responsabile per l'automotive, De Palma, replicavano la svendita in FCA siglando un accordo capestro che garantiva la ripresa dell'attività produttiva in tutta sicurezza per il profitto degli Agnelli. Benedetto da Burioni, tale accordo non è stata una conquista per i lavoratori, ma una sconfitta, perché non sono stati i lavoratori con la loro forza a portare a quel tavolo la FIOM, ma è stata l'azienda stessa a volerla insieme con tutte le altre organizzazioni sindacali, per garantirsi la massima collaborazione affinché fosse evitata ogni eventuale forma di conflitto.
Non un'ora di sciopero è costato quell'accordo, e questo basta e avanza per capire che vale meno di niente.
Questa è la FIOM che si è ripresentata dal vivo nel Comitato Centrale del 15 luglio. La stessa FIOM lasciata in mutande da Landini e ora sempre più nuda in mano a Re David e De Palma, i suoi degni eredi. Quella FIOM che con le chiacchiere non ha ottenuto nulla, ma che con le chiacchiere continua a pretendere di ottenere neanche qualcosa, ma solo tavoli negoziali.
A una FIOM così fallimentare e smobilitante a prescindere, per giunta senza alcun segnale di redenzione, si vota contro, non ci si astiene, perché astenersi significa dire che tutto sommato si è sulla strada giusta, basta qualche piccola correzione.
Per noi serve cambiare tutto, linea e dirigenti. In attesa che lo capiscano gli astenuti in CC, chi è in cerca di un'opposizione che faccia davvero l'opposizione deve accontentarsi della contrarietà assoluta dei metalmeccanici del Partito Comunista dei Lavoratori, i veri oppositori presenti in RT.
Ebbene, con ben due opposizioni rivoluzionarie, sapete com’è finita? Con tre astenuti e nessun contrario. Astenuta la compagna Como per "Riconquistiamo Tutto", astenuto il compagno Brini per "Le giornate di Marzo". Temiamo grasse risate di Re David. Come direbbe quel tale, la situazione sarebbe tragica se solo ci fosse un'opposizione seria.
Due settimane fa eran volati gli stracci per lo strappo di SCR da RT. Alla proposta, della nuova opposizione alla vecchia, di fronte unico a sinistra, la portavoce di RT aveva mandato a stendere SCR e detto perentoriamente: "guardiamo avanti!" Ebbene com’è finita? Col fronte unico di SCR rifiutato da sinistra e regalato al centro da RT! Invece di dimostrare subito quale delle due opposizioni fosse la vera sinistra, la maggioranza ha potuto godersi lo spettacolo unico di un CC FIOM in cui la sinistra è sparita, sostituita da due opposizioni che insieme, al momento, valgono meno di mezza.
Il fatto è che, dovunque la si giri, non si capisce il motivo di una simile astensione. O meglio, SCR, un anno fa, col voto favorevole alla piattaforma dei metalmeccanici, avendo intravisto chissà quale spostamento a sinistra della burocrazia, con l'astensione non ha fatto altro che andare dietro alla sua logica. Ma RT? Che motivi poteva avere RT per astenersi?
Ancora si discute sull’astensione di RT sulla piattaforma. Errore, torto? Ognuno si dia la risposta che crede. Quel che è certo è che almeno lì, una rottura con la vecchia impostazione dell’indice IPCA c’era. Ma qua? Che rottura ha proposto il documento conclusivo del CC FIOM?
Re David nel dispositivo finale ha spiegato che aprile e maggio hanno raggiunto ognuno 800/900 milioni di ore di cassa integrazione. L'intero anno 2009 oltre 900. In pratica quel che le crisi del ’29 e del 2009 hanno fatto in due anni, il Covid ha fatto in due mesi.
La pandemia da Covid ha causato il crollo dell’11.5% del Pil del sistema produttivo dei capitalisti, ma Re David, come prima della pandemia, continua ad essere sicura che sia “il nostro”.
Il sistema è talmente nostro che in due mesi di pandemia ha messo 5 milioni di lavoratori in cassa integrazione "a zero ore" con una perdita complessiva di quasi 1000 euro per ognuno di loro. In pratica, stipendio poco più che dimezzato per cinque milioni di lavoratori. Se il sistema non fosse stato "il nostro", di cassa integrati quanti ne avremmo avuti, signora Re David? Dieci milioni?
Se questo è il male, la ricetta è più cassa integrazione, cioè più stipendi dimezzati; rialzo dei massimale, per sopperire parzialmente alla prima richiesta a perdere; continuità del blocco dei licenziamenti, ossia continuità al massacro di precari (e non solo), non considerati licenziati solo perché di fatto mai assunti; riduzione "bastarda" degli orari, vale a dire misto di lavoro produttivo e qualche ora al giorno di pausa retribuita sotto forma di "sermone-formazione". E se già i padroni vogliono pagarci il meno possibile quando lavoriamo, solo la burocrazia sindacale può credere di convincerli a regalarci due ore retribuite solo per sentire fesserie formative.
Il tutto nel solito quadro del sindacato consigliere pratico dei padroni. La FIOM, per difendere i lavoratori, si erge a sindacato imprenditore, quello che vuol spiegare al capitale come fare il capitalismo. Per cui, al capitalismo che per sua natura è anarchico e individualista si spiega quanto sarebbe utile per lui una «visione d'insieme», vagamente pianificata, per uscire dalla crisi. Un consiglio così utile che non solo non si capisce come mai ai padroni entri da un orecchio ed esca dall'altro, ma anche se per miracolo l'ascoltassero, per noi cambierebbe poco e niente, visto che il capitalismo, in qualsiasi versione si presenti – da quella reale di "cane mangia cane", a quella idealistica "per il bene di tutti" della burocrazia sindacale – sempre capitalismo resta, e quindi funziona sempre nell'interesse di una classe sola, la loro, la classe dei cani sfruttatori che se ne infischiano degli sfruttati e dei consigli non richiesti di una burocrazia sindacale subalterna.
Scopo del sindacato-imprenditore è l'imprescindibile "tavolo negoziale" col governo. È al governo che sono indirizzate tutti questi cahiers de doléances, ai quali si aggiunge la postilla funebre sul rinnovo del Contratto Nazionale, già cestinato da Federmeccanica prima del Covid.
Al governo si chiede di far da regia a tutto questo. E per questo, cioè per ottenere un tavolo, si è pronti con FIM e UILM a mobilitare i lavoratori nell'interesse esclusivo della burocrazia sindacale. Sempre che il governo dia l'ok. Perché la mobilitazione vera fa così tanta paura che pure a quella totalmente finta con FIM e UILM è bene mettere un freno, in questo caso il rispetto giudizioso verso i protocolli sicurezza del governo, ossia le misure anti-sciopero e anti-assemblea di Conte.
L'esatto opposto di quel che han fatto a marzo i lavoratori, quando hanno scioperato infischiandosene di leggi e cavilli burocratici che governi e burocrazie sindacali hanno frapposto alla loro mobilitazione.
Null'altro contiene il testo conclusivo del CC FIOM. Eppure, questo esempio perfetto del nulla è bastato alla compagna Como per astenersi, par di capire per la semplice proroga, per lo più formale, come abbiamo visto, del blocco dei licenziamenti. "Serve molto di più" è la sua conclusione, "la mobilitazione simbolica" (leggi finta) "non basta".
Abbiamo visto male? Siamo troppo critici? Per fortuna di opposizioni ce ne sono ben due. Sentiamo quindi Brini, magari lui sa spiegarci le sacrosante ragioni dell'astensione.
Per Brini, neopaladino delle giornate di marzo, in quei giorni i padroni han fatto quello che han voluto. Più della metà delle aziende è rimasta aperta. FCA ha ottenuto l'avallo di FIOM e CGIL a 6,5 miliardi di soldi pubblici in cambio della cogestione delle perdite che il padronato manco ha concesso. Di buono c'è solo la richiesta di aumento di ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti. E tuttavia anche queste "bontà" sono per Brini dei palliativi. Proprio per questo serve, a suo dire, cambiare radicalmente la linea. E così è avvenuto. Siccome il documento finale del CC esprime in tutto e per tutto la continuità con la linea fallimentare e subalterna a Confindustria e governo che la FIOM e la CGIL hanno fin qui mantenuto, Paolo Brini cambia la sua e passa dall'appoggio sperticato alla piattaforma metalmeccanica all'astensione per dei palliativi.
Noi pensiamo che non solo non c'erano motivi per astenersi, ma ce ne erano tutti ma proprio tutti per votare contro. Pensiamo che, unendo Como a Brini, non servano più palliativi, perché il problema non è più o meno di ciò che non serve a niente.
Il problema è di metodo. Un sindacato che guarda solo al governo cui tiene la mano è destinato a raccogliere mosche, anche con le migliori intenzioni (che nel CC, comunque, non si sono viste).
Bisogna puntare tutto sui lavoratori, sulla loro mobilitazione e sulla loro responsabilizzazione, non sul loro controllo offerto a governo e Confindustria per avere un tavolo negoziale.
Una mobilitazione vera, vale a dire come minimo per aumenti salariali consistenti, riduzioni d'orario da 40 a 30 ore e rientro di FCA nel contratto, non passa certo da una innocua passerella programmata non prima di settembre, se va bene, con FIM e UILM. Il contratto è scaduto da sette mesi, e il fatto che FIOM, FILM e UILM appendano sulle bacheche delle fabbriche volantini per la sua "ultrattività" inventandosi di sana pianta che le aziende debbano erogare 200 euro di welfare anche per l'anno 2020 (quando da contratto scaduto sono previste solo per gli anni 2017-'18-'19) dimostra che nel loro profondo hanno già accettato, per quest'anno, di sostituire un improbabile, vero rinnovo con l'ultrattività immaginaria delle elemosine in forma di welfare di Federmeccanica, sperando che il buon cuore della controparte accetti di darglieli. Speranza vana, perché nella maggior parte delle fabbriche i 200 euro di presunta ultrattività del welfare nessuno li ha visti. E dove si sono visti, si son visti appunto per il buon cuore del padrone, non certo per l'ultrattività del contratto scaduto.
Dopo quasi un anno dalla scadenza, non si possono più aspettare FIM e UILM. Se si vuole un nuovo contratto decente, bisogna rompere coi docili cagnolini di Federmeccanica. Tanto più che la storia recente parla chiaro: un sindacato rosso per i daltonici e due gialli anche per i ciechi si mobilitano solo per far fallire i lavoratori, come dimostra il peggior contratto nazionale della storia, quello appena scaduto, che ottenne due euro di aumenti nei primi due anni con oltre 24 ore di sciopero finto. Non capiamo come si possa salutare come positiva la replica dello sceneggiato.
I 10 euro di aumento di giugno per l'ultrattività del contratto scaduto, inoltre, dimostrano che per quest'anno la FIOM ha già rotto con la "rottura" dell'indice IPCA inserito in piattaforma, ed è tornata all'ovile. Di rottura, se mai, se ne parlerà nel 2021, con buona pace di Brini, che votando a favore nel 2019 dimostra che la neonata opposizione, sedicente "giornate di marzo", è nata prematuramente in letargo. E a sentire Brini, ancora fermo alla richiesta cestinata dell'8% di aumento, la dormita continuerà della grossa per un altro po'.
Per svegliare la FIOM serve anzitutto un'opposizione che prenda atto della realtà senza farsi abbindolare dalle chiacchiere.
Le giornate di marzo, nonostante la generosità della classe operaia, si sono concluse con una sconfitta, grazie alla complicità della CGIL e di Landini che le hanno usate per aprirsi un varco al tavolo con Conte, senza ottenere altro che briciole per i lavoratori.
La sconfitta è doppia per i metalmeccanici. Non solo perché la FIOM non ha detto "beh" mentre Landini svendeva la mobilitazione degli operai, ma anche perché Re David e il responsabile per l'automotive, De Palma, replicavano la svendita in FCA siglando un accordo capestro che garantiva la ripresa dell'attività produttiva in tutta sicurezza per il profitto degli Agnelli. Benedetto da Burioni, tale accordo non è stata una conquista per i lavoratori, ma una sconfitta, perché non sono stati i lavoratori con la loro forza a portare a quel tavolo la FIOM, ma è stata l'azienda stessa a volerla insieme con tutte le altre organizzazioni sindacali, per garantirsi la massima collaborazione affinché fosse evitata ogni eventuale forma di conflitto.
Non un'ora di sciopero è costato quell'accordo, e questo basta e avanza per capire che vale meno di niente.
Questa è la FIOM che si è ripresentata dal vivo nel Comitato Centrale del 15 luglio. La stessa FIOM lasciata in mutande da Landini e ora sempre più nuda in mano a Re David e De Palma, i suoi degni eredi. Quella FIOM che con le chiacchiere non ha ottenuto nulla, ma che con le chiacchiere continua a pretendere di ottenere neanche qualcosa, ma solo tavoli negoziali.
A una FIOM così fallimentare e smobilitante a prescindere, per giunta senza alcun segnale di redenzione, si vota contro, non ci si astiene, perché astenersi significa dire che tutto sommato si è sulla strada giusta, basta qualche piccola correzione.
Per noi serve cambiare tutto, linea e dirigenti. In attesa che lo capiscano gli astenuti in CC, chi è in cerca di un'opposizione che faccia davvero l'opposizione deve accontentarsi della contrarietà assoluta dei metalmeccanici del Partito Comunista dei Lavoratori, i veri oppositori presenti in RT.