Testo del volantino che distribuiremo alla manifestazione in solidarietà con la lotta dei lavoratori della Texprint sabato 24 aprile a Prato
8X5 è la parola d’ordine che i lavoratori della Texprint del distretto tessile di Prato, in sciopero da 90 giorni, si sono dati contro il sistema di super sfruttamento imposto dall’azienda di proprietà cinese, peraltro indagata per infiltrazione mafiosa, che impone ai lavoratori 12 ore di lavoro giornaliere per sette giorni settimanali.
Le condizioni di schiavitù disumane tipiche dell’Ottocento con continue vessazioni da parte dei titolari, i frequenti infortuni, nessuna maturazione delle ferie e dei permessi, nessun riconoscimento della malattia e assicurazione contro gli infortuni hanno fatto saltare il tappo, e ora i lavoratori chiedono che siano rispettati i diritti elementari, che sia applicato un contratto regolare.
La ribellione degli operai attorno alla rivendicazione delle otto ore per cinque giorni settimanali si è espressa attraverso uno sciopero a oltranza con il blocco dei cancelli. La rivalsa padronale ha portato a 18 licenziamenti e a forme di repressione giudiziaria che colpisce assieme ai lavoratori il loro sindacato di appartenenza (Si Cobas) con multe salatissime e accuse deliranti come quella di aver violato le normative sanitarie con il picchetto ai cancelli.
È evidente che questa lotta esemplare assume, per le sue caratteristiche, una importanza di carattere generale che non si può fermare solo al livello aziendale, ma va ricondotta dentro un quadro più ampio di mobilitazione.
Nel paese centinaia sono le vertenze e le situazioni di lotta, tutte accomunate dall’isolamento e dalla separatezza tra di loro. Nel settore della logistica si stanno tenendo scioperi e picchetti fortemente repressi, come nei magazzini coinvolti nella dura vertenza FedEX TNT. Molte sono le situazioni di fabbriche in cassa integrazione, in crisi, che stanno chiudendo o che hanno già chiuso: Whirlpool, Acciaierie di Piombino, Arcelor Mittal, Wambao-Acc e Alitalia sono solo gli esempi più eclatanti.
A questi va ad aggiungersi l’imminente sblocco dei licenziamenti concesso da Draghi al padronato, che consentirà le ristrutturazioni aziendali, il cui costo si scaricherà su centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici, anche nei settori che hanno fatto profitti durante la pandemia.
Di fronte alla nuova barbarie che si sta scaricando sulle teste di milioni di salariati, di sfruttati e di masse povere, di fronte all’atteggiamento complice della CGIL con il governo e il padronato, si impone la necessità del più ampio fronte delle lavoratrici e dei lavoratori, costruito su basi di classe al di là di qualsiasi steccato di appartenenza sindacale, che unifichi tutte le vertenze in campo, che sia in grado di organizzare i lavoratori contro gli sfruttatori - che siano nazionali o internazionali - e contro i governi a loro asserviti, che elabori una piattaforma di fase adeguata, che metta insieme tutte le realtà di lotta per la costruzione di uno sciopero generale di tutte le categorie, che sia il trampolino di lancio per una vera dinamica di massa.
• Unificare tutte le vertenze e le lotte frammentate, a livello nazionale e internazionale!
• Sciopero generale a oltranza, con la costituzione di casse di resistenza per sostenerlo!
• Pieno rispetto dei diritti sindacali. Via le leggi di precarizzazione del lavoro, a pari lavoro pari diritti!
• Blocco dei licenziamenti! Occupazione delle aziende che licenziano, e loro nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori!
• Riduzione generale dell’orario di lavoro a parità di paga: 30 ore pagate 40!
• Salario medio garantito a tutte le categorie di lavoratori!
• Massima tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, sotto il controllo delle lavoratrici e dei lavoratori!
Contro i capitalisti nazionali e internazionali e contro i loro governi va contrapposta l’unità di lotta della classe lavoratrice. Al fronte unico del capitale va contrapposto il fronte unico del lavoro!